La riflessione/ Riscoprire il lavoro e l’integrazione al posto dei sussidi

La questione lavoro si presenta prioritaria sotto il profilo economico, sociale ed esistenziale, per le istituzioni, il mondo delle imprese, le persone e i corpi intermedi.

Occorre mettere la persona al centro del lavoro e delle politiche a esso collegate piuttosto che inventare assistenza e nuovi sussidi.

Bisogna rivalutare; formazione e distribuzione della ricchezza, serve porre maggiore attenzione alle politiche passive e attive, agli squilibri settoriali e territoriali, alle necessità imposte dalle diverse transizioni, spendere con onestà le risorse messe a disposizione dall’Unione europea e implementare il Piano nazionale di ripresa e resilienza.

Serve ritornare ad un lavoro sano, recuperare un lavoro con più garanzie cercando di sfoltire quelle forme di impiego che ricordano anni bui a partire dal lavoro somministrato (ex interinale), balzato in avanti con cifre importanti, non tutte durature per i lavoratori.

I provvedimenti contenuti nella Legge di bilancio 2022, avrebbero dovuto mostrare maggior coraggio sul fronte delle politiche di sostegno, senza cadere in un catalogo infinito di incentivi e divieti che rischiano di generare confusione e disorientamento tra gli operatori.

Ci sono tantissimi tavoli aperti su crisi aziendali sui quali vedo un’ombra nera di attività produttive che galleggiano su un Iceberg sotto il sole, in procinto di affondare con chiusure e disinvestimenti, il panorama che si intravede per il 2022 è offuscato da ombre, dovute alla pandemia, ai disinvestimenti, alle delocalizzazioni e soprattutto alla litigiosità dei partiti che, in un momento drammatico come l’attuale non riescono a percepire un purchè minimo senso dell’unità e della concordia.

Servirebbe adottare comportamenti organizzativi e individuali che;

·        abbandonino il sorriso delle Iene ridens,delle economie dei numeri,

·        recuperino uno scopo più umano dell’agire economico e imprenditoriale,

·        intraprendono soluzioni e programmi che valorizzano soprattutto le persone sul lavoro, nel cambiare lavoro, nel ricercare il lavoro, nella necessità di arricchire conoscenze e capacità nuove e diverse che li tengano al passo dei cambiamenti e delle organizzazione del lavoro.

Il lavoro agile, il tele lavoro o lo smart Working non sono il massimo o l’ideale, al fine delle socializzazioni o delle rivendicazioni, ma restano necessarie in alcune fasi temporali, come questa pandemia, o in alcuni contesti aziendali.

Abbiamo contrattato e normato Smart working, telelavoro,lavoro agile, disconnessione, buoni pasto garantiti, le norme sulla sicurezza, forme di welfare e di conciliazione vita lavoro.

Occorre concepire e organizzare il lavoro anche; gerarchie, forme di collaborazione e partecipazione vengano rispolverate e assumano altri connotati, quali; rivalutare e rafforzare la relazione tra le persone che rimane ieri, oggi e domani; la molla decisiva, il fattore determinante del lavoro in qualsiasi impresa, profit o no profit, piccola o grande.

Da vecchio sindacalista con la pretesa di continuare un lavoro portato avanti per oltre quarant’anni a cavallo di due secoli non esito a dire che ho tirato un sospiro di sollievo quando, le parti sociali; governo-sindacato-imprese, il 7 dicembre avevano siglato un protocollo di orientamento per le concrete soluzioni aziendali e individuali, sembrava ci fosse un documento che avrebbe potuto e dovuto valorizzare; i contesti lavorativi: trasporti, ospedali, fabbriche e uffici, negozi e piccoli laboratori, ecc. sono rimasto alquanto stranito quando nei giorni successivi, due organizzazioni sindacali hanno proclamato uno sciopero generale e la terza organizzazione una manifestazione rispolverando slogan o parole d’ordine di altri tempi, per me difficili da capire e per i profani totalmente, incomprensibile se non addebitandolo ad una mania di protagonismo infantile.

Sul lavoro per fragili e disabili,sulla loro piena integrazione nella società, si gioca la concezione del lavoro solidaristico e sussidiario, che pone domande radicali e decisive sui comportamenti necessari da adottare: non esiste incentivo fiscale che possa compensare il rapporto costi/benefici, ma solo, la responsabilità sociale che ricade su tutti i soggetti coinvolti; famiglie, imprese, operatori dei servizi di sostegno e mercato del lavoro, affinché vi sia un lavoro per tutti e senza emarginare questi soggetti all’interno di politiche assistenziali che riducono l’essere umano da attore a soggetto amorfo senza volontà.

Il compito, di chi opera nel sociale e amministra, è risvegliare in ogni persona il desiderio di essere utili, innanzitutto a sé stessi, e poi anche alla comunità.

Alfredo Magnifico

Segretario Generale Confintesa Roma Capitale

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