I giovani fondano 300 imprese al giorno

Ivan Lo Bello il presidente di Unioncamere nel corso del suo intervento all’Assemblea dei presidenti in corso a Rieti ha sottolineato che l’intraprendenza dei nostri giovani mantiene positiva la dinamica tra nascita e mortalità delle imprese.
Nonostante la crisi degli ultimi anni, ogni giorno in Italia nascono 300 imprese guidate da giovani.
Gli under 35 nei primi 9 mesi del 2016, hanno creato circa 90mila imprese (il 31% del totale ) mentre quasi 40mila, nello stesso periodo, hanno chiuso i battenti con un saldo in crescita di circa 50mila unità. Si tratta di un numero maggiore rispetto al saldo del totale delle imprese create in Italia nei primi 9 mesi dell’anno (che era stato di +42mila) e di un numero davvero consistente anche se leggermente inferiore a quello degli anni passati.
Occorre puntare su innovazione, digitale, semplificazione amministrativa e avvicinare la scuola all’impresa.
Fra i settori tradizionali si segnalano, il Commercio con il 29% delle imprese di under 35 registrate a fine settembre, le Costruzioni (14%) e le Attività dei servizi di alloggio e ristorazione (10%).
Fra quelli ad alto valore aggiunto spiccano le Telecomunicazioni, in cui più della metà delle imprese fondate nei primi nove mesi del 2016 si deve ai giovani.
Nei servizi finanziari i neo imprenditori di meno di 35 anni sono quasi la metà del totale e nelle attività imprenditoriali legate a cinema, video, programmi Tv e registrazioni musicali, le iscrizioni di imprese giovani superano il 40% del totale.
Molto forte e stato il contributo dato in molte regioni del Mezzogiorno da chi è nato dopo il 1981: in Basilicata, Calabria e Molise, le iscrizioni di nuove attività da parte degli under 35 superano il 38% delle iscrizioni totali dei primi 9 mesi dell’anno; in Campania rappresentano il 37,5%, in Sicilia il 36,8% e in Sardegna il 33,6%.
In Italia le imprese giovanili sono circa 600mila (il 10% del totale delle imprese) e si concentrano in gran parte nei settori tradizionali. I nuovi giovani ‘capitani d’impresa’ sembrano invece puntare parecchio su settori ad alto valore aggiunto.
Alfredo Magnifico

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