Equo compenso per i liberi professionisti: servono norme che lo riconoscano in attuazione di un principio sancito costituzionalmente

L’esigenza di rendere effettivo l’equo compenso per i liberi professionisti si fa sempre più pressante.

Infatti, con il decreto fiscale collegato alla legge di bilancio è previsto un compenso minimo equo ed adeguato alla quantità e alla qualità del lavoro svolto non solo con le grandi imprese, le banche e le assicurazioni, ma anche con le aziende della pubblica amministrazione. Va però considerato che i professionisti non sono imprese e non possono essere assoggettati al c.d. libero mercato.

Per ridare dignità ai loro compensi ed evitare le storture di una sfrenata concorrenza occorre reintrodurre le tariffe minime per tutti i rapporti di lavoro professionale sulla base dei parametri giudiziari già esistenti perchè, nonostante la posizione dell’Autorità per la libera concorrenza, nessuna direttiva UE ha mai vietato delle tariffe.

Inoltre, come ribadito dal presidente nazionale di Confprofessioni, Gaetano Stella: “non è accettabile che un Parlamento che ha recentemente approvato una mozione che riconosce il principio dell’equo compenso avalli un regolamento che prevede il ricorso a consulenti esterni a titolo gratuito”.

Sulla questione si è soffermato pure il vertice di Confprofessioni Molise , Riccardo Ricciardi, esprimendo a sua volta contrarietà alla bozza di regolamento della Commissione bicamerale d’inchiesta sul sistema bancario che contempla una disposizione che prevede il ricorso a collaboratori esterni a titolo gratuito, riconoscendo il solo rimborso delle spese. “Del resto – ha aggiunto – il ricorso a prestazioni professionali gratuite, violerebbe il principio dell’equo compenso, sancito da una legge dello Stato, ma purtroppo rimasto soltanto sulla carta”. Urgono pertanto delle risposte concrete da parte del Governo, affinchè il lavoro di migliaia di professionisti ottenga il giusto riconoscimento.

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