Effetto Covid chi pagherà il conto più salato?

L’ultimo rapporto Svimez, riporta che lo “tsunami” economico, scatenato dal coronavirus, ha colpito tutte le Regioni, alcune registrano un calo superiore alla media, il conto più salato lo pagherà la Basilicata con un -12,6%, nonostante sia stata marginalmente interessata alla pandemia.

Il Veneto, più colpito dal virus, vedrà la sua economia contrarsi del 12,2%,la Lombardia, epicentro della crisi sanitaria, perderà il 9,9 di Pil, l’Emilia Romagna (-11,2%), Piemonte (-11%), Friuli V.G. (-10,1); Umbria (-11,1%), Marche (-10,6%), Molise (-10,9%),mentre Campania e Puglia, che insieme concentrano il 47% del Pil del Mezzogiorno, perderanno rispettivamente l’8 e il 9%, per Sicilia e Sardegna, il calo del Pil sarà meno consistente , più contenute le perdite di Calabria (-6,4%), Sardegna (-5,7%) e Sicilia (-5,1%), meno coinvolte negli interscambi commerciali interni ed esteri, risultano più al riparo dalle ricadute economiche della pandemia.

Coronavirus e calo del Pil si abbatteranno negativamente sui redditi delle famiglie, nel Mezzogiorno – 3,2% contro il -4,4% del Centro-Nord, i consumi crollano in tutte le regioni, in particolare Marche e in Umbria.

Nel 2021 Centro Nord e Centro segnaleranno un margine di recupero, la spesa resterà stagnante, il calo del reddito delle famiglie riguarda Emilia Romagna (-6,3%), Marche (-5,7%), Umbria (-5,2%) e Piemonte (-5,2%), le regioni meridionali condividono una riduzione meno intensa dei redditi nel 2020 ma, al tempo stesso, un recupero più debole nel 2021, in particolare, Calabria, Molise, Sardegna e Sicilia, che difficilmente riusciranno a recuperare parzialmente le perdite del 2020.

La spesa delle famiglie calerà bruscamente in tutte le regioni; nelle Marche (-12,3%) e Umbria (- 12.2%) i crolli più evidenti; in Lombardia (-7,3%), Molise (-7,4%), Trentino (-7,7%) e Sicilia (- 7,7%) quelli meno intensi ma di entità comunque eccezionale.

La forbice si allarga se si guarda alla ripresa della spesa delle famiglie nel 2021; nelle regioni del Centro e del Nord, in media, i consumi delle famiglie aumenteranno del 5,0% recuperando solo la metà della perdita del 2020; nelle regioni del Mezzogiorno il recupero sarà meno di un terzo: +2,7% dopo la caduta del -9,0% del 2020, particolarmente stagnante sarà la spesa delle famiglie in Sardegna, Sicilia e Calabria.

Nel 2021 si accentuerà il divario, Nord-Sud per la ripartenza, dopo lo tsunami economico dovuto al coronavirus; l’andamento del Pil è più differenziato su base regionale: il Mezzogiorno farà segnare il +2,3% rispetto al Centro-Nord (+5,4%),il Trentino sarà l’unica regione a recuperare tutti i punti di Pil persi, a seguire, Veneto+7,8%, Emilia Romagna +7,1% e Lombardia +6,9%, le strutture produttive regionali più mature e integrate nei contesti internazionali perdono più terreno nella crisi ma riescono a ripartire con più slancio, anche se a ritmi insufficienti a recuperare le perdite del 2020.

Maggiori difficoltà a ripartire per Friuli V.G., Piemonte, Valle d’Aosta e Liguria, le regioni centrali hanno una certa difficoltà di recupero, in particolare Umbria e Marche, alla questione settentrionale e meridionale intorno alle quali tradizionalmente si polarizza il dibattito delle crisi italiane, sembra aggiungersi una “questione del Centro” che mostra segnali di allontanamento dalle aree più dinamiche del paese, scivolando verso Sud.

Tra le regioni meridionali, le più reattive nel 2021 risulteranno Basilicata (+4,5%), Abruzzo (+3,5%), Campania (+2,5%) e Puglia (+2,4%), che confermano la presenza di un sistema produttivo più strutturato e integrato con i mercati esterni.

A un Sud che riparte, si contrappone un Sud dalla ripartenza frenata: Calabria (+1,5%), Sicilia (+1,3%), Sardegna (+1%), Molise (+0,9%). Si tratta di segnali preoccupanti di isolamento dalle dinamiche di ripresa esterne ai contesti locali, conseguenza della prevalente dipendenza dalla domanda interna e dai flussi di spesa pubblica.

Alfredo Magnifico

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