Coesione e giustizia sociale requisiti fondamentali per la ripresa

Quando i padri costituzionali scrissero la costituzione uscivano fuori da un periodo di guerra, questo momento storico, caratterizzato dalla pandemia che si eguaglia a quel periodo storico, per l’Italia può essere una grande occasione per definire obiettivi strategici, ridurre squilibri, lavorare allo sviluppo delle piccole e medie imprese e valorizzare le aree interne, grazie alle risorse in arrivo da Bruxelles. 

Per la ripartenza e la crescita economica, non basta parlare di pari opportunità, ma occorre che sia la giustizia sociale il filo conduttore dello sviluppo, sarà bello,ora come allora, progettare e sognare un mondo diverso per cui battersi gettando le basi per realizzare un’opportunità migliore per l’Italia.

L’arrivo dei fondi europei della “Next Generation Eu”, può essere il traino di una visione e un approccio strategico per le politiche da mettere in campo, i fondi europei arriveranno in base ai progressi fatti, qualsiasi piano senza costrutto verrebbe interrotto.

Il punto di partenza del Recovery Plan deve essere quello espresso dall’articolo 3 della Costituzione: «Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali», rispettare questi principi, cambierebbe il paradigma della nostra economia; che non può e non deve essere soltanto finalizzato all’aumento del reddito, ma deve migliorare  per tutti l’accesso alla salute, all’istruzione e al lavoro.

La prima delle priorità è la giustizia sociale; l’Italia non può più fare a meno di ridurre le disuguaglianze requisito per l’aumento di produttività, è stata distrutta l’uguaglianza di opportunità nella vita e nel lavoro: donne, giovani che escono dalla scuola, piccole e medie imprese, di cui troppo facilmente si dice che non producono e non contribuiscono allo sviluppo del Paese, questi sono i soggetti che vanno rimessi al centro,nel progetto di sviluppo e di ripartenza dell’economia.

La seconda priorità, rimuovere gli ostacoli, ed è compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese.

L’Italia è stata particolarmente beneficiata dal progresso tecnologico che ha concentrato la conoscenza nelle mani di pochi soggetti, siamo il Paese delle piccole e medie imprese e non delle famose multinazionali, a loro va trasferita competenza tecnologica, innovazione, conoscenza facendo sviluppare sinergie tra imprese, università e ricerca.

La politica non deve inventare regole nuove, deve semplicemente implementare, rafforzare ed estendere  legami tra le parti, con regole e leggi che già ci sono.

L’aiuto alle piccole e medie imprese è diventato prioritario in questa fase di crisi soprattutto perché nel corso degli anni troppo spesso i governi hanno avuto un atteggiamento di indifferenza nei loro confronti.

Nelle stime, precedenti al 2020, le P.m.i. si contraddistinguevano per avere bassa produttività e sopravvivevano grazie a bassi salari e/o a lavoro parzialmente irregolare.

Siamo un Paese di costruttori, di ingegneri, l’edilizia vale molto nel Pil italiano, e oggi c’è un grande bisogno di un piano di edilizia pubblica ben indirizzato.

La teoria era, da un lato fiducia cieca in quel modello di business che faceva pensare; “tanto ce la fanno comunque”, dall’altro: “disattenzione e snobbismo”, perché si pensava il mondo si orientasse verso le grandi aziende multinazionali.

In questo modo si è arrivati a una scollegamento e a mancanza di coordinamento, di stimoli e di supporto alle piccole e medie imprese che dell’Italia sono la componente fondamentale.

Occorre; rimuovere gli ostacoli alla qualità della vita delle persone e valorizzare il territorio italiano, abbattere la povertà educativa, creare piani strategici che parlino alle persone, ai loro piani di vita, che creino delle risposte alle esigenze reali, ridare forza alle aree interne del Paese, che ospitano tra i 4/5milioni di persone rilanciandole ed è lì che vanno valorizzati i servizi fondamentali; scuola, ospedali, vanno rimossi gli ostacoli alla qualità di vita e agli imprenditori giovani, che ci stano scommettendo; e questi territori vanno messi in sicurezza perché tra le altre cose coincidono anche con le aree sismiche.

Per creare questo dialogo tra istituzioni, parti sociali e imprenditoriali, è indispensabile creare tavoli di confronto su cui lavorare a lungo giorno e notte, chiarendo obiettivi, questioni tecniche, ma anche per raccogliere le conoscenze, perché se devo fare una strategia di mitigazione del rischio sismico in un’area dovrò necessariamente dialogare con chi vive e lavora lì.

Occorre essere fiduciosi che l’Italia riesca a definire i suoi obiettivi strategici con chiarezza e puntualità, ci vuole un cambio di rotta, serve che governo e opposizioni dialoghino, definiscano obiettivi comuni per il bene della comunità, non siano predatori di tangenti, questo non è il momento di progetti pensati e presentati in tutta fretta ma occorre dialogo e coesione.

Alfredo Magnifico

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