Programmi di ricerca nazionale: le proposte della Commissione Europea

di Massimo Dalla Torre

La Commissione europea propose alcuni progetti per dare slancio alla cooperazione tra i programmi di finanziamento della ricerca nazionali. Impiantati su di un nuovo schema di “Programmazione congiunta” furono progettati per assicurare non solo che i fondi di finanziamento pubblici venissero usati nel modo più efficiente possibile ma anche perchè l’Europa mettesse a fuoco rapidamente e senza alcun ostacolo al più presto i problemi effettivi.

Le prime Iniziative di programmazione congiunta furono lanciate anche se solo il 15% dei finanziamenti pubblici per la ricerca furono stanziati a livello europeo, sia attraverso i programmi quadro, che attraverso organizzazioni intergovernative o schemi cosiddetti paneuropei come EUREKA. Il rimanete 85% invece, fu compreso in programmi che furono progettati ed eseguiti nelle varie realtà nazionali.

Il tutto, in considerazione che c’era scarsa collaborazione tra questi programmi di ricerca nazionali, anche se molte delle sfide da essi affrontate erano comuni a tutti i paesi europei. Nel commentare l’iniziativa Janez Potocnik, allora commissario europeo per la Scienza disse: “questioni come la sicurezza alimentare, la sanità, gli ecosistemi marini e la biodiversità, i cambiamenti climatici e l’energia travalicano i confini dei singoli Stati membri e richiedono che la ricerca sia condotta in comune e non semplicemente a livello nazionale. Ovviamente i programmi nazionali sono necessari; tuttavia, in certi campi d’interesse pubblico strategico, vi è il rischio di doppioni o può mancare la massa critica di risorse necessarie per produrre un impatto significativo. Vista la difficoltà che abbiamo a raggiungere l’obiettivo di Lisbona di investire nella ricerca il 3% del PIL dell’UE, dovremmo moltiplicare l’impatto dei nostri investimenti nazionali operando congiuntamente.

Le nuove Iniziative di programmazione congiunta, considerate la nuova frontiera, videro gli Stati membri combinare le loro ricerche monitorando e rivedendo i progressi raggiunti. La partecipazione alle iniziative fu completamente volontaria grazie anche al raggruppamento dei finanziamenti di ricerca pubblici. Gli Stati membri dell’UE che collaborarono proposero una visione totalitaria a lungo termine che interessò l’area convenuta. Successivamente fu redatta un’Agenda di ricerca strategica che conteneva obiettivi chiari, misurabili e realistici. Subito dopo gli Stati membri coinvolti nelle varie iniziative, allinearono i propri programmi di ricerca nazionali all’agenda stessa.

Compito della Commissione europea fu quello di agevolatore il che permise ai ricercatori, tramite la Programmazione congiunta di trovare soluzioni comuni a problemi comuni. Inoltre, la selezione avvenne secondo criteri precisi basati sulla sfida affrontata su scala paneuropea o mondiale, purché si fissassero gli obiettivi prefissati. La ricerca finanziata costituì la chiave per affrontare il problema e l’iniziativa contribuì al superamento della frammentazione e della presenza di doppioni nella ricerca svolta in quei campi specifici. Ad occuparsi del lancio delle IPC e del monitoraggio del loro sviluppo fu il Consiglio.

Lo schema di Programmazione congiunta è stato uno dei cinque schemi lanciati dalla Commissione come parte dei progetti di rinvigorire lo Spazio europeo della ricerca (SER). Gli altri riguardarono l’amministrazione della proprietà individuale da parte di organizzazioni di ricerca pubbliche, la mobilità e la carriera nella ricerca, le infrastrutture di ricerca paneuropee e la cooperazione scientifica e tecnologica internazionale

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