“Prego porga il dito”, tempi duri per i furbetti del cartellino

di Massimo Dalla Torre
I furbetti del cartellino hanno le cosiddette ore contate, nel senso che a breve, i dipendenti pubblici non strisceranno più il badge per entrare in ufficio, perché, come accade nei film di fantascienza che, poi tale non è, dovranno utilizzare il dito per essere identificati. A certificare la presenza sarà l’impronta digitale e marcare così l’orario d’ingresso sul luogo di lavoro. Impronta digitale che potrebbe essere affiancata da telecamere anche se questo ulteriore deterrente potrebbe essere una violazione della privacy il quale, è al centro di intese discussioni. Funzioneranno così le cose appena il regolamento attuativo, messo a punto dal ministro Giulia Bongiorno, entrerà a regime. Il tutto, basato su dettami di legge che introducono la beggiatura digitale, anche perché il provvedimento “concretezza”, è già in vigore. L’obiettivo, e’ quello dimettere fuori gioco, “i professionisti della timbratura farlocca” ossia gli assenteisti, croce e delizia della Pubblica Amministrazione, tramite l’adozione di nuovi meccanismi di identificazione. La legge, infatti, parla di “verifica biometrica”, che potrebbe passare teoricamente anche attraverso il controllo dell’iride ma la ministra ha insistito sulle impronte digitali anche perché in commercio, esistono dispositivi ottici che favoriscono il professionista dell’assenza mascherando l’identità’ di chi l’indossa le lentine che falsano i connotati ma soprattutto i dati identificativi. Per assicurare la riservatezza dei dati, il tutto sarà criptato ossia trasformato in codici alfanumerici. Tra i principi che verranno seguiti anche quello della gradualità, per cui, probabilmente, la novità sarà prima introdotta nelle amministrazioni più grandi per poi estenderla sul territorio. Tuttavia, come per ogni regola, ci sono le dovute eccezioni. Infatti, restano esclusi del provvedimento gli insegnanti per cui fa fede il registro di classe. Rientrano invece i dirigenti e i presidi che non fanno eccezione, anche se per loro ci sarà un decreto apposito. Stessa cosa per il personale non contrattualizzato che vede una folta schiera di cosiddetti “fuori sacco” che va dai magistrati ai prefetti che rispondono ad altre regole. In conclusione l’era delle impronte identificative è alle porte, anche se per avere una road-map precisa, bisognerà attendere i vari pareri sul regolamento, in primis quello del garante della privacy, che non ha mancato di far sentire le sue critiche. Servirà poi un’intesa in sede di conferenza unificata, visto che gli apparecchi andrebbero installati anche nei comuni più piccoli dove, proprio perché le dimensioni sono facilmente quantizzabili, e’ facile controllare la presenza degli impiegati  che, se non dovessero essere in ufficio, provocherebbero distonie al sistema specialmente nei riguardi di chi non e’ avvezzo a disbrigare le pratiche sempre più ingarbugliate causa l’obsoleta ed elefantiaca burocrazia le cui impronte digitali da sempre non sono facilmente rilevabili.

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