Non gioco più , me ne vado. Renzi sbatte la porta e va via, e in Molise cosa succede?

di Massimo Dalla Torre
Il Tosco dalla parlata veloce ha deciso: lascia il PD e fonda una nuova formazione politica che nel nome, avrebbe dovuto portare il “si”, tant’e’ che i detrattori non hanno perso tempo nel battezzarlo in “yes man”, ma all’ultima ora per non incorrere in ulteriori attacchi il “si” è stato sostituito definitivamente con “Italia Viva”.

Sulla scelta del nome non entriamo anche perché e’ bene lavare i panni in Arno come direbbero gli arguti concittadini dell’ex segretario nazionale del PD. Fiume che, nei secoli, di “piene e alluvioni” politiche ne ha viste tante soprattutto quelle riguardanti i vertici che reggevano e reggono la sorte prima della Repubblica Gigliata e poi del Paese. Trenta tra senatori e deputati, tra cui la neo ministra dell’agricoltura, bersagliata sui social per l’abbigliamento indossato all’atto del giuramento nelle mani del Capo dello Stato, e Maria Elena Boschi, la graziosa concittadina del Aretin Pietro, non immune dalle critiche e dagli attacchi di chi si è sentito defraudato dai comportamenti poco limpidi della ex ministra.

Tutti pronti e decisi a seguire “l’enfant prodige” della politica nazionale che, alla Leopolda, darà l’addio a chi oggi governa con il movimento cinque stelle. Un addio sofferto, forse, ma deciso, che sicuramente causerà non pochi problemi alla vita del Paese passato indenne, manco tanto, da un travaglio che ha tenuto gli italiani, e non solo, con il fiato sospeso per le vicende governative che hanno caratterizzato questa estate alquanto rovente. Un qualcosa che, a quanto pare, ha portato ad un parto anomalo: la nascita di un nuovo esecutivo nazionale frutto di un guazzabuglio politico e l’annuncio da parte di Renzi, nonostante gli inviti di Dario Franceschini a non lasciare, anche se l’ex Presidente della Provincia di Firenze ha assicurato la tenuta del governo da parte di quello che sicuramente sarà l’ago della bilancia per eventuali decisioni anche importanti.

Intanto, il popolo con le magliette verdi ossia i “lumbard” ha giurato nuovamente a Pontida e non al “Papete Beach” con somma soddisfazione del “capitano” l’altro Matteo ossia Salvini con tanto di annessi e connessi. Annuncio con molti se ma anche con tanti distingui nei riguardi degli esponenti del partito retto da Nicola Zingaretti e non dal fratello Luca che sul piccolo schermo interpreta il commissario Salvo Montalbano, figlio della penna del compianto Andrea Camilleri. Partito che, anche a livello locale, sicuramente, maschererà bene le distonie che stanno creando apprensione nei palazzi del potere.

A questo punto, potremmo fermarci qui, ma non lo facciamo perché necessita approfondire le questioni che, non sono di facile interpretazione. Questioni che danno “la stura” ancora a qualche riflessione, perché in seno a palazzo d’Aimmo in primis per arrivare a palazzo Vitale, la “vexata quaestio” sicuramente non passerà indenne, cosa che potrebbe far aumentare la confusione che si registra da tempo in seno agli organismi eletti dai molisani; ecco perché le prossime ore saranno indicative ma anche perché “il Matteo” ex signore della città un tempo governata dai Medici in Molise e’ stato sempre accolto a braccia aperte tanto da ricevere dichiarazioni di fedeltà incondizionata; staremo a vedere; ecco perché da osservatori e non da politologi ci limitiamo a guardare lo scorrere del fiume, tanto per tornare all’Arno, con la speranza che mulinelli, turbinii e altro, non creino ulteriori “straripamenti” con tanto di marchio toscano.

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