L’intervento/“Come si fa a non vendersi l’anima…”

di Massimo Dalla Torre

Non so quanti di voi ricordano il refrain di una delle più belle canzoni di Gino Paoli; almeno crediamo che l’abbia scritta lui e se non lo ha fatto è frutto di uno dei cantautori della scuola genovese. Un refrain che abbiamo preso in prestito quale titolo, per cercare di capire e di conseguenza analizzare, cosa spinge un politico a disconoscere il proprio credo e il mandato affidatogli dall’elettore tanto da traslocare “armi e bagagli” dalla parte avversa, lasciando esterrefatti e sconcertati chi ti ha dato fiducia affinché rappresentasse le proprie esigenze nei palazzi del potere che poi non è più tale.

Un refrain che, molti in questi giorni, ripetono in maniera assillante a dimostrazione che la misura è colma. Uno stato di saturazione dettato dagli atteggiamenti e dalle azioni messe o non messe a seconda i casi in atto da chi “indisturbato ospite” abbandona le posizioni di partenza per passare al nemico, si fa per dire nemico, perché in politica nessuno è nemico, ma neanche amico. Una scelta di campo che, leggendo i giornali o ascoltando le interviste televisive, appare palese e che mostra come, chi si è perigliato di mettere in atto manovre “bislacche”, concedeteci l’aggettivo, come recita un detto, “con un occhio frigge il pesce e con l’altro guarda la gatta”; nel senso che se ha agito come ha agito, vuol significare che meditava di mandare alle ortiche il credo abbracciato che è servito unicamente quale “pass-partout” per entrare nel parterre di quelli che contano; ecco perché la sfiducia da parte della gente.

Una sfiducia nata soprattutto dai recenti avvenimenti, come la composizione delle liste elettorali, ci scusiamo per le ripetizioni, leggasi altri articoli sulla questione. Cosa che aumenta il malessere che ha colpito i partiti o quello che ne rimane visto le continue defezioni che compromettono quelli che sono gli equilibri che regolano la vita di un qualsiasi organismo politico. Commentando i fatti che, tra l’altro non ci appassionano più di tanto, perché mostrano come l’uomo è attaccato alla poltrona e non all’idea, siamo convinti che il “mercimonio” non è attuato da chi ha necessità di arrivare alla fine del mese perché non riesce a far quadrare i conti, non quelli superflui, bensì quelle necessari, ma da chi è attratto “dall’orto del vicino” che è sempre più rigoglioso e che, accortosi dell’interessamento mette in mostra ancora di più i suoi prodotti, con la speranza che prima o poi l’interessato valichi il confine.

Un detto, che si adatta benissimo ai fatti che stanno caratterizzando e vivacizzando la campagna elettorale in vista delle prossime elezioni del 26 maggio, dove, tra l’altro, da tempo è in atto una battaglia tra “titani” appartenenti anche alla stessa compagine, e qui sta l’assurdo. Titani che cercano di accaparrarsi più truppe immaginabili; chissà poi cosa se ne faranno! Una sorta di arruolamento il cui leit-motiv è “I want you”. Il quale, si prefigge falsamente di difendere chi non ha la possibilità di farlo. Peccato però che la maggior parte delle volte non si fa in tempo ad arrivare alla meta perché, un colpo di mano simile ad un’imboscata, mette fine alle velleità di difesa in nome di una fantomatica libertà dietro di cui si celano interessi pur di conquistare il potere.

Fatti ed avvenimenti che mostrano una guerra con caratteristiche precise: la coscienza non è più padrone delle azioni perché chi mette in atto intendimenti che non hanno nulla a che vedere con la Politica quella con la P maiuscola non si fa scrupolo a vendersi l’anima” pur di ottenere qualcosa, non come Faust, che firmò il patto con il demonio, bensì con chi ne sa una più del “signore degli inferi” che ha eletto come proprio domicilio Campobasso ammaliando le varie anime dei politici con miraggi e promesse che prima o poi svaniscono perché frutto esclusivo di macchinazioni di cui chi siede al centro del “girone dei bugiardi ” è signore incontrastato.

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