L’intervento/ “Alea iacta est”

di Massimo Dalla Torre
Chissà cosa penserebbe Giulio Cesare, sommo stratega, se vivesse ai giorni nostri e
avesse l’opportunità di studiare le mosse poste in atto da chi è in procinto di candidarsi o
ricandidarsi alle consultazioni elettorali dio giugno. Sicuramente rivedrebbe, anzi
correggerebbe quello che è passata alla storia come ineguagliabile: l’arte della guerra e
della strategia. Arte, se d’arte si può parlare, perché la guerra non è mai accettabile e
tanto meno auspicabile, che è combattuta con armi che ricordano gli agguati della Roma
sia imperiale sia Borgiana, dove era pericoloso, soprattutto, se si apparteneva a famiglie
scomode, come: Orsini, Farnese, Colonna… girare nottetempo se non scortati dai “famigli”
armati di tutto punto, e dove con il favore delle tenebre potevi essere pugnalato e di
conseguenza “tolto di mezzo per sgombrare il campo da fardelli ingombranti che
ostacolavano progetti e potentati” questo è quello che le cronache del tempo riportano.
Arte e mezzi che, nonostante sono passati secoli, è ancora utilizzata da chi abilmente si
sta preparando ad affrontare la nuova stagione elettorale pur di salvare il salvabile; cosa
ardua e difficile visto il malcontento della gente. Nel leggere i commenti sugli accadimenti,
e sulle non azioni causate dal non decisionismo in primis, di comodo aggiungiamo, ci
convinciamo sempre più della scelta del titolo che è quanto mai calzante, perché mette a
nudo una verità incontrovertibile, chiunque è al vertice del sistema mette in atto la
cosiddetta “resistenza passiva” in modo che l’avversario si stanchi e lasci la presa
sgombrando il campo dagli ostacoli. Mossa che, chi ha scelto di scendere nell’arena
politica, ha previsto valutando le conseguenze che possono scaturire soprattutto se si va
contro corrente nonostante i programmi e le promesse fatte nel corso della campagna
elettorale. Mossa che mette ancora più in trepidazione i cittadini che guardano al futuro
con scetticismo e perplessità: non a caso Lorenzo il Magnifico nei canti carnascialeschi
scriveva “…del diman non c’è certezza” perché, anche se il “dado è tratto”, il Rubicone
non offre più sicurezza perché presenta “buche e vortici” causati dal non ascolto di chi ti
ha dato fiducia; ecco perché ci riserviamo di scrivere nuovamente sulla questione quando
si procederà alla conta dei deceduti, dei feriti e dei dispersi; sempre che qualcuno esca
incolume dalla tenzone dell’inizio estate 2024 che si presenta quanto mai aspra e cruenta.

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