Il mondo agricolo, primario protagonista del Distretto del Cibo “Olio Evo Molisano”

Il Distretto del Cibo “Olio Evo Molisano”, con i suoi dieci interventi illustrati nel corso del suo
battesimo a Termoli, ampiamente riportato dai media molisani, ha le idee chiare. Idee che sanno cogliere l’attualità fortemente segnata da un processo di sviluppo che ha messo ai margini l’agricoltura e, per dare spazio a cemento e asfalto, a cave e altre opere, ha limitato di milioni e milioni di ettari il suolo.

Un suolo, quello rimasto, con la sua fertilità ridotta da quella agricoltura industrializzata e dall’abbandono, che, insieme con gli allevamenti super intensivi, rappresentano la seconda voce che ha tolto il respiro al clima rendendolo sempre più ostile, tanto più all’agricoltura,
che, così è stata e, ancora è, artefice e vittima di una guerra, quella che un sistema, il neoliberismo, che con il suo dio denaro, le sue banche e le sue multinazionali, ha dichiarato alla natura.

Idee chiare, come sopra veniva detto, grazie alla partecipazione delle organizzazioni professionali agricole regionali. La Coldiretti, la Confagricoltura e la Cia, che si sono ritrovate tutt’insieme intorno ai tavoli di concertazione organizzati da Luigi Di Majo, e al contributo prezioso dei tecnici esperti di queste organizzazioni, che hanno collaborato fattivamente con il prof. Antonio De Cristofaro, dell’Unimol, nella stesura dei punti che, messi insieme, sono il filo conduttore di un programma del Distretto “Olio Evo Molisano”. E, con il Distretto, la grande occasione di rinnovamento e sviluppo, non solo dell’olivicoltura molisana, ma dell’agricoltura nel suo insieme di coltivazioni, allevamenti e forestazione, e, con l’agricoltura, della salvaguardia, tutela e valorizzazione dell’intero sviluppo economico, sociale e culturale del Molise.


Un’agglomerazione di imprese, in generale di piccola e media dimensione, ubicate sul territorio
regionale, specializzate nella coltivazione dell’olivo, che con la partecipazione del centinaio di
imprese artigiane, i frantoi, saranno, ancor più del passato, impegnate nella trasformazione e
produzione di olio di qualità (bio, Dop e Igp), il filo conduttore di un’alimentazione sana,
rappresentata dalla Dieta Mediterranea. Uno stile di vita e un modo di mangiare, che il Molise
esprime con dovizia di particolari, grazie alle sue tradizioni legate alla ruralità e alla ricchezza di
biodiversità espressa dal suo territorio, l’origine della qualità.

Aziende agricole olivicole e frantoi, realtà inserite in una o più fasi di un processo produttivo e integrate mediante una rete complessa di interrelazioni di carattere economico e sociale.
Avvalendosi di strumenti e azioni importanti quali: la formazione, la sperimentazione, la
promozione e valorizzazione dell’olio e, con esso, delle aziende che lo producono e dell’origine, il territorio, il luogo nella sua interezza. Il luogo che va oltre il significato da sempre dato dai francesi, “terroir”,tutto riferito alla natura del terreno, sapendo che è, anche e soprattutto, storia, cultura, ambiente, paesaggio, tradizione.

Il luogo quale memoria, osservazione, emozione, e, come tale, racconto, ovvero la possibilità di
coinvolgere l’altro, gli altri. Il racconto quale filo conduttore di un dialogo, una presentazione, una promozione. Il racconto che, se bello e fatto bene, diventa comunicazione, coinvolgimento, e, così, successo di un prodotto, di un’azienda, di un luogo appunto. Il privato e il pubblico che decidono insieme cosa e come fare, dove e come andare, per cogliere ogni possibile obiettivo che dia risposte di immagine e di reddito all’azienda e all’imprenditore; di immagine al pubblico, ai vari livelli istituzionali. E, anche voglia di aggiornamento della programmazione.

Ecco che il Distretto del Cibo “Olio Evo Molisano”, quale agglomerato – come prima si diceva – di imprese sparse sul territorio regionale, diventa lo strumento di dialogo pubblico – privato, capace di attivare tutte le strategie che servono per programmare il futuro dell’olivicoltura e, con essa, dell’agricoltura e, così, lo sviluppo complessivo della Molise, che – come vado ripetendo da tempo – ha quanto serve per essere un laboratorio, un esempio, per le rimanenti regioni.

Un ruolo che il Molise ha la possibilità di svolgere grazie alle sue dimensioni territoriali; alla fortuna di avere tutto, anche quel poco che resta della ruralità e biodiversità; al suo essere luogo di 136 piccoli centri circondati da campagna.

Un programma ricco di interventi che abbracciano – grazie alla partecipazione e contributo dato da chi il mondo dell’agricoltura lo rappresenta da sempre, le organizzazioni professionali – le sfide del momento, come quelle della sostenibilità tra salute, società e ambiente, con l’olivo e l’olio immagine di millenni che, nonostante i tentativi di un Paese distratto da altri obiettivi, continua a rappresentare e raccontare valori che neanche il dio denaro è riuscito a cancellare.

Non si può, a chiusura di questa mia riflessione su una novità, voluta e promossa da Luigi Di Majo e condivisa dal mondo dell’agricoltura, non sottolineare il contributo prezioso e fondamentale dell’Assessore regionale all’agricoltura, Nicola Cavaliere e della Giunta regionale. che ha dato il suo parere favorevole al riconoscimento del Distretto. Un passaggio necessario per il suo inserimento nel Registro Nazionale dei Distretti del cibo, che, ad oggi, contano già 138 realtà sparse su 15 Regioni, con 7 riferimenti all’olio evo.

Ciò che porta a dire che il Molise sarà la 16° regione con il suo distretto che diventa il 139° e l’8° riferito all’olio. L’inizio di un percorso che, ben presto, si arricchirà di altre esperienze similari in altri comparti dell’agricoltura e degli allevamenti presenti e attivi nella nostra regione.
Pasquale Di Lena

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