Family Day: Il 30 Gennaio a Roma per dire NO al DdL CIRINNA’

Tra pochi giorni il Disegno di Legge cosiddetto Cirinnà approderà nell’aula del Senato per la discussione e la sua eventuale approvazione. Al di là del fatto che si tratta di una proposta di legge che è giunta nel ramo del Parlamento attraverso un iter a dir poco discutibile (il Disegno in esame “n° 2081”, infatti, in deroga agli art. 72 Cost. e 44 del Regolamento del Senato è arrivato in Assemblea senza alcun preventivo esame della Commissione competente; ciò in forza di un erroneo richiamo all’art. 44 comma 3 del Reg. del Senato), il progetto di “Distruzione della Famiglia” entra ormai non più sottilmente nel tessuto sociale del nostro ordinamento, ma lo fa con forza e prepotenza con il beneplacito di tanti silenzi assordanti.

L’Istituto della famiglia italiana, già debole e penalizzato dal punto di vista economico oltre che fiscalmente, rischia ora di subire ulteriori e profonde lacerazioni a causa di questo progetto normativo sulle unioni civili tra persone dello stesso sesso che di fatto va ad equiparare l’unione omosessuale alla famiglia naturale fondata sul matrimonio, riconosciuta come tale dalla Costituzione (art. 29). L’unione omosessuale, infatti, verrebbe sancita di fronte all’ufficiale di stato civile alla presenza di testimoni e l’atto che ne fa fede contenuto in apposito registro. I due partner godrebbero degli stessi diritti delle coppie sposate e con l’introduzione della Stepchild Adoption si dà la possibilità di adottare eventuali figli avuti da uno dei due partner dell’unione. Per lo stesso principio sarebbe poi inevitabile permettere alla coppia gay anche l’accesso alle tecniche di procreazione medicalmente assistita che, a causa degli ovvi impedimenti di natura, non potrebbe essere che di tipo eterologo, con ricorso, nel caso dei partner di sesso maschile, anche alla pratica abominevole dell’utero in affitto. Tutto questo mentre a distanza di diversi mesi dalla sua approvazione in legge di stabilità non si riesce ancora ad assicurare il bonus di 1.000 euro previsto per le famiglie con almeno 4 figli che dispongono di un reddito inferiore agli 8.500 euro. Mentre cioè si apre a discutibili diritti, non si riesce a garantire non già giustizia fiscale per tutte le famiglie, ma neanche un assegno di povertà per le famiglie più indigenti. Il Disegno di legge Cirinnà rischia pertanto di dare una definitiva spallata culturale e valoriale alla famiglia naturale, tutelata dalla Costituzione in quanto luogo dove nascono, crescono e sono educati i figli, il futuro del nostro popolo.

Il quotidiano online “Tempi”, qualche giorno fa, proponeva un interessante approfondimento sulle ragioni “cattoliche” per opporsi a questo scellerato progetto. Oltre ai motivi di natura giuridica o addirittura di illegittimità costituzionale avanzati sul DDL (indiscrezioni parlano di perplessità dello stesso Presidente della Repubblica Mattarella), vi sono specifici motivi di fede che chiamano in causa e interpellano ogni singolo cattolico, sia esso un laico o un chierico.

“I cattolici che hanno perduto la battaglia del divorzio, quella dell’aborto e pareggiato quella sulla procreazione medicalmente assistita non possono permettersi, per motivi di coscienza, di perdere anche questa imminente sulle unioni civili, e magari le prossime…da quella sull’utero in affitto, alla successiva sulla liberalizzazione delle droghe e la ventura sull’eutanasia…”.
Così “tempi” ammoniva quelle coscienze sopite… tra la silente ambiguità di parte della gerarchia ecclesiastica e l’immobilismo quasi totale di diocesi e parrocchie a cui si contrappone l’animazione e il fermento del movimentismo laico.

Il giornale on line, nella sua analisi profonda, pone come motivazioni “etico-culturali” di fondo, per opporsi all’approvazione della Cirinnà, alcuni aspetti portanti, che da un lato rappresentano il substrato etico religioso generale per un credente, dall’altro esaltano il sublime mistero del concetto di FEDE. Ecco, allora, che risulta centrale il principio, profondamento Teologico, di come sia il mondo che deve adeguarsi alla Chiesa e non la Chiesa al mondo, per due ordini di ragioni: 1) se si è cattolici si deve ritenere che la Chiesa fondata da Cristo sia la depositaria della verità circa il bene dell’umanità….una verità che è universale e “atemporale”.,,valida sempre; 2) se si accetta tale premessa, sempre da cristiani, occorre, come ha tuonato più volte lo stesso papa Francesco, abbandonare la mondanità, cioè lo spirito del mondo, e opporsi al pensiero unico, cioè a quel pensiero che tende a cancellare l’identità cristiana cominciando dalla famiglia.

Non solo!!! Nel discorso di fondo, viene messo in evidenza l’aspetto della finalità naturale dell’unione dell’uomo con la donna, attraverso il richiamo biblico per cui il cattolico è chiamato ad opporsi ad un modello di “istituto” che non è nel Progetto stesso di Dio. La Sacra Scrittura (Gen. 1,26-28), infatti, insegna che l’amore gratuito di Dio trova il suo culmine l’ultimo giorno, con la creazione dell’uomo come maschio e femmina, a cui è affidato il compito di popolare la terra co-partecipando al disegno creatore di Dio, istituendo il modello archetipico e prototipico di relazione famigliare secondo il diritto divino e secondo quello naturale. Opporsi alle unioni civili, per un cattolico, significa dunque difendere la creazione divina da una tracotanza supponente che la vuole sovvertire.

Nelle prossime settimane, tutti, laici e credenti, siamo chiamati ad un profondo scatto di responsabilità che deve vederci agire in prima persona, senza deleghe e giochi a nascondino. Siamo chiamati singolarmente ad agire… Sabato prossimo, 30 Gennaio, tutti a Roma per una massiccia testimonianza di adesione laica, civile, ma allo stesso tempo di fede. “IO SONO SVEGLIO…E VADO AL FAMILY DAY”

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