Elezioni/30% – 40% – 50%: ma le percentuali fanno veramente la differenza?

Chissà quanti di voi si sono soffermati a pensare che i numeri fanno la differenza specialmente se quest’ultima si riferisce alla politica. La quale è schiava sotto tutti i punti di vista proprio della cosiddetta scienza esatta: la matematica, anche se l’esattezza e la perfezione non sono di questo mondo; ecco perché in campagna elettorale i numeri cui sono legate le percentuali a doppio nodo, molti dicono scorsoio, fa si che il piatto della bilancia possa pendere a favore o a sfavore di uno o di un altro candidato. Il quale, da italiano, scaramanticamente, cerca proprio dai segnetti inventati secoli fa dagli arabi certezze anzi le soluzioni per arrivare all’elezione. Numeri che, poi sono alla base del grande gioco delle parti. Si un gioco, perché di gioco si tratta, dove un ruolo preponderante lo hanno proprio i numeri accompagnati dalla barretta che presenta all’estremità nei due lati opposti i piccolissimi zeri.

Simbolo che, anche in questi giorni pre-elezioni compare sempre più con insistenza nei resoconti, negli articoli, nei discorsi tant’è che le attese dei candidati crescono a dismisura. Candidati o presunti tali che, pur di guadagnare terreno, non lesinano a mettere in campo iniziative in cui i numeri sono preponderanti. Iniziative in parte condivisibili e comprensibili, condite, e questo è l’assurdo, anche con colpi bassi a danno degli altri competitor, pur di far salire a proprio vantaggio lo share tanto da ottenere il risultato agognato.

Percentuali che, questo non lo scopriamo certamente noi ma gli studiosi della materia, ingannano perché illudono e di conseguenza se non confrontate con altri dati essenziali per completare il quadro, possono creare inutili risultati, ecco perché, questo è un consiglio che diamo disinteressatamente ai futuri candidati, sarebbe il caso di stare con i piedi per terra, come si dice nel gergo parlato, e affidarsi esclusivamente non agli altalenati grafici con tanto di assi cartesiani ma alle certezze, anzi alle prove provate che in politica sono l’humus su cui costruire il programma elettorale. Programma che però, una volta raggiunto l’obiettivo, viene “gettato letteralmente alle ortiche” in nome di un fantomatico ideale partitico che a dir la verità è una e vera bufala.

Per tornare ai fatti di casa nostra, ci siamo divertiti a chiedere alla gente di azzardare un pronostico sulle prossime elezioni del provabile 22 aprile, almeno che non sia confermata l’election-day del 4 marzo, usando quale base proprio le percentuali, ebbene, oltre alle espressioni poco educate che, per rispetto alla decenza non riportiamo, abbiamo ascoltato veri e propri teoremi in cui i numeri poco “c’azzeccano”. Teoremi secondo cui alla fine di lunghe disquisizioni matematico-filosofiche tutti e nessuno sarebbe eletto chi per un motivo, chi per un altro.

Cosa che ci ha divertito ma anche impensierito, tant’è che non sappiamo dare nessuna spiegazione alle risposte anche perché ci vorrebbero giorni per dipanare la”sciarada”, che abbiamo usato quale test. Una cosa però è certa che, anche in questa elezione, le idee sono molto confuse, le fazioni sono sempre più agguerrite e i candidati che furbescamente sono pronti a sparpagliarsi nelle liste come rivoli di un fiume in piena che non vede l’ora di sfociare in mare, continuano a “dare i numeri” che, sarebbe meglio giocarsi, e non usare per illudere il cittadino che spera che i prossimi cinque anni possano essere migliori altrimenti tutto sarebbe matematicamente inesatto, il cui risultato finale porterebbe ancora una volta il segno meno.

di Massimo Dalla Torre

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