#corpedelascunzulatavecchia/La “capa” chiusa come un catenaccio

Un caro saluto a tutti, ed iniziamo a parlare di qualcosa, sennò m’aveva sta zitte e ferme.
Prendo spunto da questa foto di un portone di uno dei nostri paesi, un portone con un catenaccio, insieme al portone, di altri tempi. Tempi dediti alla chiusura mentale dettata dalla poca o scarsa conoscenza del mondo intero. Scarsa conoscenza che prima di sfociare nell’ignoranza sfociava nella paura, perché il nuovo era pericoloso … chi lascia la via vecchia per la nuova …..


In questi giorni in maniera molto nascosta si è parlato del “South Beach” di Montenero di Bisaccia, meglio della Marina di Montenero di Bisaccia.
In pratica investitori stranieri, sembra cinesi, (e chi altri sennò in questo periodo?) si siano proposti e preposti ad investire una cifra esorbitante (si parla di TREMILIARDIDIEURO) sulla costa molisana in particolare proprio alla Marina di Montenero.


E qui si sono alzati gli scudi di una parte e dell’altra.
I primi scudi ad alzarsi sono stati quelli degli ambientalisti autoctoni ed autonomi che hanno subito gridato alla scandalo ed allo scempio di paesaggi e costa,l e quella, molti più lieve, dei favorevoli alla costruzione del centro che occuperà circa 160 ettari nella Marina di Montenero. Giusto per fare a capirci si sta parlando di 160 campi di calcio messi uno affianco all’altro. E proprio nel voler fare un paragone di tipo agricolo, potremmo dire che un ettaro di grano potrebbe dare un ricavo al produttore agricolo di circa euro a quintale, quindi i ettari porterebbero un ricavo di circa 288.000 euro per annata agricola.

Attenzione: trattasi di ricavi lordi cui vanno detratte tutte le spese, di seme, di mezzi agricoli, di personale, di … tutto.
Quindi nella migliore delle ipotesi 160 ettari porterebbero questo introito all’economia regionale.


Se questi 160 ettari si “trasformassero” 17 ville signorili, 25 palazzi di 8 piani, 22 palazzi di 10 piani, 25 palazzi di 12 piani, 16 torri di 15 piani, 23 torri di 20 piani e 16 torri di 25 piani a cui si aggiungeranno 200 edifici che saranno adibiti a ristoranti, 4 alberghi, 1 centro polifunzionale e 18 concessioni per altrettanti stabili balneari, porterebbero lavoro per duemila persone che a volerli pagare poco, in Italia siamo bravissimi, ad una media di 1300 euro a stipendio entrerebbero a far parte del tessuto economico del Molise, anche se non solo Molise considerando la posizione di Montenero, entrerebbero dicevo, circa 2.600.000 (dicansi duemilioniseicentomila) euro/mese che pochi non mi sembrano, ovviamente trattandosi di attività turistiche purtroppo non per tutti i dodici mesi, almeno non tutti visto che credo ci sia bisogno di manutentori e/o guardiani per tutto l’anno, ma questo è un altro discorso.


Teniamo conto che i nostri figli partono per andare a lavorare a Londra, ma anche a Parigi o Berlino e non sempre, purtroppo, riescono a fare i dirigenti d’azienda. Oddio, onore e merito a questi ragazzi che si mettono in gioco in maniera consapevole e faticosa e partono. Una volta era la valigia di cartone adesso siamo riusciti a comprare i trolley, ma partiamo sempre.


Una costruzione megagalattica che potrebbe rendere il “conto economico” della nostra zona più pingue di quello che NON è, una costruzione megagalattica per un futuro si spera migliore.
Certo viene da pensare che tipo di futuro? Detta in soldoni abbiamo due possibilità: la prima è quella di fare la fine dei villaggi vacanze tipo Zalone in Tolo Tolo, dove la “civiltà” finisce con il cancello del villaggio vacanze, oppure il villaggio vacanze “sfruttato” per la crescita del territorio che lo “contiene”.


Un’opera megagalattica come questa dove a regime potrebbero vivere, anche se solo per le vacanze oltre quarantamila persone, non è un qualcosa che si mantiene in piedi da sola. Credo che una volta finita la costruzione, anzi con l’inizio della costruzione ci debba essere un battage pubblicitario che permetta di far conoscere “urbi et orbi” il tutto. E per questo credo non ci siano problemi, sciocco sarebbe che si costruisca senza possibilità di vendita, ma mai dire mai. Sistemata la vendita ci sarà la gestione della megagalattica città delle vacanze, ogni giorno la Marina di Montenero, questo giusto per evitare che la “South Beach” di Montenero faccia la fine di cattedrale del deserto del Centro San Nicola, costruito anni in “tenimento” di Guglionesi.

Centro commerciale che, in pratica, è morto di inedia essendo nato solo come costruzione edilizia e non come possibilità commerciale da pilotare in fase di crescita e di sviluppo. Uno sviluppo che tenga conto dell’amore che questa terra merita, uno sviluppo studiato da persone che tengono queta terra, uno sviluppo non lasciato nelle mani di pubblicitari “stranieri” che la nostra regione non l’hanno mai vista nemmeno nella “cartoline di Intervallo” della TV degli anni sessanta.


Ecco di cosa dovranno accertarsi gli amministratori/governanti di questa Regione. Esiste una sorta di piano commerciale/industriale per mandare avanti la vita del “South Beach”?
Noi, come molisani possiamo, ma dobbiamo metterci del nostro iniziando a proporre la nostra regione con le sue peculiarità turistiche e gastronomiche agli ospiti del “South Beach”. In pratica dobbiamo far mangiare i cavatelli con le bacchette a tutti gli ospiti del villaggio incrementando la diffusione dell’identità molisana. Facciamo conoscere agli ospiti del “South Beach” le nostre tradizioni ed il nostro modo di essere,ma anche le nostre bellezze architettoniche e storiche, ne beneficeremo tutti.


Non voglio spezzare nessuna lancia in favore di nessuno, voglio solo dire che la FCA Termoli occupa (dato 2020) 2400 addetti di cui il 94% molisano. Non possiamo sperare di vivere con i paesaggi belli ed idilliaci, stiamo combinati male e qualche gioiello di famiglia dobbiamo cederlo. Lo cederemo per avere maggiore visibilità in casa, maggior numero di persone in Molise significa PIL in aumento e speranza che i nostri figli non vadano all’estero a fare qualsiasi lavoro capiti.
Dal Molise disperato e speranzoso è (quasi) tutto, passo e chiudo con il solito ben augurante, spero: statevi arrivederci.


Franco di Biase

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