Coldiretti/il tartufo patrimonio dell’umanità, prodotto straordinario che abbonda in Molise

La “Cerca e cavatura del tartufo in Italia: conoscenze e pratiche tradizionali” entra nel patrimonio culturale immateriale dell’umanità tutelato dall’Unesco. Lo ha annunciato il presidente della Coldiretti Ettore Prandini nel corso dell’Assemblea nazionale comunicando, appunto,  la decisione adottata dalla sedicesima sessione del Comitato intergovernativo Unesco riunito a Parigi.

La notizia è stata accolta positivamente anche da Coldiretti Molise che evidenzia come un’altissima percentuale di tartufi made in Italy provengano dalla seconda regione più piccola d’Italia. L’ingresso del tartufo tra i patrimoni dell’umanità – afferma il Direttore regionale di Coldiretti Molise, Aniello Ascolese – è un passo importante per difendere un prodotto straordinario, segnato da un forte legame con la natura, specie in molte aree rurali montane e svantaggiate della nostra regione che tuttavia esprimono grandi potenzialità sia turistiche che gastronomiche”.

“L’arte della ricerca del tartufo – spiega Mario Di Geronimo, giovane imprenditore agricolo impegnato nella tartuficoltura, nonché Delegato Regionale di Coldiretti Giovani Impresa  – ha una grande valenza socioeconomica per la nostra terra. La raccolta del tartufo – evidenzia Mario – crea un rapporto speciale fra il ricercatore e il suo cane che immersi nella natura incontaminata dei nostri boschi portano avanti una pratica sostenibile e rispettosa della natura”.

Inoltre, la ricerca dei tartufi, praticata già dai Sumeri, svolge una funzione economica a sostegno delle aree interne boschive. Il tartufo è un fungo che vive sotto terra ed è costituito in alta percentuale da acqua e da sali minerali assorbiti dal terreno tramite le radici dell’albero con cui vive in simbiosi; per questo, nascendo e sviluppandosi vicino alle radici di alberi come il pino, il leccio, la sughera e la quercia; il tartufo deve le sue caratteristiche (colorazione, sapore e profumo) proprio dal tipo di albero presso il quale si è sviluppato. La forma, invece, dipende dal tipo di terreno: se soffice il tartufo si presenterà più liscio, se compatto, diventerà nodoso e bitorzoluto per la difficoltà di farsi spazio.

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