Chi sarà al vertice della Provincia di Campobasso? Quien sabe

di Massimo Dalla Torre
Questa sera, sempre che vada tutto per il verso giusto, visto che in politica le sorprese non mancano mai, si saprà chi sarà il sostituto di Antonio Battista alla guida di palazzo Magno sede dell’amministrazione Provinciale di Campobasso. Ruolo enormemente sminuito grazie alla riforma voluta e fatta approvare dall’ex ministro Graziano del Rio nel corso della legislatura retta dal Tosco dalla parlata veloce, Matteo Renzi. Esponente di spicco della sinistra o di quello che ne rimane che, in queste ore si sta riaffacciando nel parterre dell’esecutivo targato giallo/rosso, bene inteso non sarà un componente del consiglio di amministrazione della “maggica”, la compagine guidata da James Joseph Pallotta, jr. l’imprenditore e dirigente sportivo statunitense. Riforma che, a suo tempo prevedeva non solo il non voto dei cittadini ma addirittura la cancellazione dalla mappa delle Istituzioni delle Provincie che, per decenni sono state il punto di sinapsi tra potere centrale e la periferia. Ora chi sarà il neo presidente poco importa anche perché per le competenze rimaste e’ più una figura rappresentativa che operativa e se lo e’ esegue quello che deriva direttamente dalle competenze che appartenevano ad altre istituzioni come la regione che, sarebbe meglio che venisse aggregata ad altra realtà, visto l’inerzia che la caratterizza tanto da fare pendant con l’immobilismo e l’inadeguatezza nei confronti di chi chiede certezze e non parole, parole, parole, non come quelle del motivo cantato da Dalida’ e Alberto Lupo, la versione italiana, o Dalida’ e Alain Delon quella francese. Presidente di destra o di sinistra che, speriamo, possa dare contezza alle richieste del territorio ridotto alla stregua di un clochard la cui caratteristica e’ la litigiosità tra i partiti, il piangersi addosso ma soprattutto aspettare che l’onda che arriva da altre realtà lo travolga positivamente permettendo così di respirare motu-proprio. Presidente che, ci auguriamo, non sia il frutto di compromessi tra forze politiche che, per mantenere la supremazia sui casati che sono proliferati in Molise, non dia vita a un qualcosa di “anomalo” non nel senso della persona che e’ di tutto rispetto, chiunque sia, ma per concepimento e nascita, leggasi querelle dopo l’elezione del presidente dell’altra amministrazione provinciale, quella di Isernia che ha scatenato una faida all’interno del partito degli azzurri perché candidato non di parte ma di facciata di conseguenza da non eleggere. Presidente che fin dalle prime battute però dovrà vedersela con una grana di non poco conto ossia il muro eretto dagli esponenti del partito penta stellato che, hanno rinunciato a scendere in campo, chissà poi perché lo hanno fatto avrebbero avuto la vittoria facile, eppure hanno rinunciato. Cosa che non vorremo sia la fase prodromica di un’opposizione che tra veti e richieste di confronti e chiarimenti confermi anche per la provincia di Campobasso la non possibilità di azione caratteristica che regna a 360° tanto da creare desertificazione morale e materiale non solo della stessa ma della restante parte del territorio, non ce ne voglia nessuno, ma è la verità. Fortunatamente a tenere alta la guardia ci sono i cittadini, che guardano con attenzione, almeno ce lo auguriamo, a quello che sarà il responso delle urne che, possa realmente rompere gli schemi, a dimostrazione che c’e’ ancora qualcuno con il sale in zucca e non un servo sciocco o yes man qualsivoglia, pronto ad agire contrapponendosi a chi crede di essere il padrone delle ferriere che, anche lui per mancanza di lavoro, leggasi Gam, Zuccherificio, ecc…e’ costretto ad innalzare la bandiera della sconfitta anche se in politica questa ha sempre trovato la scappatoia per sopravvivere tra agi e ricchezze tanto a pagare sono e saranno sempre i tanti pantaloni che vivono sul territorio delle provincie italiane, almeno quello che resta.

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