Sagra dei Misteri/13 numeri che sono insiti nei campobassani

Di Massimo Dalla Torre

Il numero 13 nella cabala e per quelli che credono nei numeri è senza ombra di dubbio un simbolo fortunato, anche se in molti paesi dell’area orientale il 13 è sinonimo di mistero e di conseguenza è bene trattarlo con i cosiddetti “guanti bianchi”. Abbiamo voluto prendere spunto dal mondo della numerologia per presentare il 13 sotto un diverso aspetto: quello culturale. Quello legato alle innumerevoli testimonianze che lo vogliono presente in molte opere d’arte e in moltissime manifestazioni che caratterizzano la vita di realtà simili a quella Campobassana. Parliamo dei misteri, ossia le macchine nate dall’ingegno di Paolo Saverio di Zinno che, sono il simbolo di un qualcosa che caratterizza il capoluogo di regione del Molise. Il quale, nella sua semplicità, conserva gelosamente una tradizione che difficilmente, nonostante i venti contrari, vedrà la fine. 13 simboli che mostrano nella crudezza più assoluta come dal ferro posso nascere baluardi di una cultura che appartiene alla tradizione facendola apparire come un retaggio di altri tempi anche se oggi si corre. Credeteci non è facile scrivere del significato intrinseco ed estrinseco dei misteri perché i misteri stessi sono l’espressione più recondita di ognuno di chi annualmente accorre ad ammirarli e a testimoniare la loro valenza. Una testimonianza che affonda le radici nella notte dei tempi che è possibile palesare attraverso le fotografie e quant’altro li ritrae ingigantendone, qualora necessitasse, il senso che un figlio del popolo disegnò affidandoli alle mani degli artigiani che li forgiarono dal fuoco e dal ferro a testimonianza di una fede non ampollosa ma schietta. Una fede che traspare anche nei più piccoli segni che esplode proprio in occasione della festività del corpus domini perché i sacri ingegni sono la perfetta personificazione dell’animus di una collettività che si tiene stretti, gelosamente, i 13 simboli. I quali, si palesano soprattutto quando nel silenzio più assoluto del museo a loro dedicato, parlano al visitatore, metaforicamente s’intende, invitandolo ad una riflessione seria ed attenta e non ad una semplice fugace visita che lascia il più delle volte il vuoto. Un non vuoto che invece è il segno tangibile di quello che essi rappresentano. Un non vuoto che si colma soltanto compenetrandosi sul perché sono stati creati, sul perché a distanza di secoli sono ancora li, sul perché c’è sempre più voglia farli rivivere. Un accavallarsi di atti più o meno palesi che non si spengono ma che rinvigoriscono ogni giorno di più. Un accavallarsi di gesti spontanei ma soprattutto di amore per un qualcosa che entra dentro e prende perché i 13 misteri, che ci auguriamo possano tornare al loro numero originario: ossia 24, sono e saranno Campobasso quello con la “c” maiuscola che purtroppo molti hanno dimenticato.

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