Revive 14, la street art e il Maack di Casacalenda: due realtá vive che trasformano lo spazio

L’arte e il testo: un’ altra giornata interessantissima, in quello che  può essere definito un vero e proprio crescendo di (Re) vive, il seminario organizzato dalla Fondazione dell’Ordine degli architetti di Campobasso dall’11 al 15 Novembre 2014. Il tema della rigenerazione è affrontato da sguardi e angolazioni differenti, ed è stato lucidamente interpretato da due mondi laterali ma strettamente connessi al progetto: l’arte e il testo. In particolare riguardo l’arte, nell’apertura  è stato proiettato K-un paese infestato dalle arti, un filmato dell’architetto Michele Porsia; il documentario racconta di come, con piccoli gesti poetici ed installazioni effimere, uno spazio, nello specifico quello di Casacalenda, può trasformarsi e assumere vesti e significati altri. Molto interessante l’intervento del Soprintendente ai beni architettonici e paesaggistici del Molise Carlo Birrozzi, che ha aperto alla questione del ruolo dell’arte nello spazio pubblico presentando alcune esperienze svolte a Milano, e sottolineando l’impatto e la capacità di questo tipo di espressioni di creare consapevolezza nei cittadini/spettatori. L’associazione Malatesta di Campobasso, rappresentata da Nino Carpenito, ha mostrato le immagini degli splendidi graffiti che Blu, Ericailcane, Hitnes e altri artisti di calibro internazionale hanno realizzato sulle pareti di alcuni edifici della città, in occasione della rassegna di street-art Draw the line organizzata a partire dal 2011 dall’Associazione. Quest’ultimo intervento ha poi alimentato un dibattito tra gli altri relatori, l’architetto Emilio Natarelli, gli artisti Paolo Borrelli e Andrea Lanini e Massimo Palumbo, direttore artistico del museo all’aperto MAACK di Casacalenda, in merito all’arbitrarietà con cui tali opere possono essere a tutti gli effetti inserite in un percorso di stima e riconoscimento artistico, rispetto ad altre forme di arte contemporanea più canoniche e accreditate. Di Carlo Birrozzi, rappresentante di quella che spesso si considera la più “polverosa e conservatrice” delle istituzioni, è stata l’ultima parola, che ha lucidamente legittimato la street art come una delle possibili espressioni dell’arte, capace, spesso più di altre, di trasformare spazi, risignificare relazioni e mutare gli sguardi sulle nostre città.
Dunque la rigenerazione urbana come un’operazione trasversale, non un appannaggio esclusivo dei tecnici, ma un gesto aperto alla sovrascrittura e alla rilettura di brani esistenti, da trasformare con strumenti eclettici e molteplici.
 Giulia Menzietti

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