Prima nazionale dello spettacolo “Doppio sogno (Eyes wide shut)” al Savoia

Inizia a Campobasso, in prima nazionale assoluta, la tournee dello spettacolo scritto e diretto da Giancarlo Marinelli, tratto dall’omonimo racconto di Arthur Schnitzler, che vede tra i suoi personaggi la celebre Ivana Monti, Caterina Murino (stella del cinema, famosa come Bond Girl nel film “Casino Royale”), Giorgio Lupano nei panni di Daniel Fridolin, Rosario Coppolino, oltre che il campobassano Simone Vaio, Andrea Cavatorta, Francesco Cordella e Serena Marinelli.  Per la prima volta in teatro “Doppio sogno (Eyes wide shut)”, rappresenta una novella traumatica che fonde in modo assai compiuto il sogno e la realtà, Freud e il romanzo d’appendice, e da cui Stanley Kubrick, con il film “Eyes Wide Shut”, ha tratto il suo ultimo capolavoro.
“Dopo il grande successo delle due stagioni di Elephant Man – scrive il regista Giancarlo Marinelli – cercavo un testo che possedesse una caratteristica; darmi la possibilità, come drammaturgo e come regista, di creare personaggi multipli per i miei attori; un testo che fosse già teatro multiplo. Dove la storia fosse tante storie; dove la verità fosse tante verità; e dove, finalmente, l’amore, la morte, il senso di colpa, il peccato e il riscatto, affiorassero prepotentemente tutti insieme. In una Vienna innevata eppure caldissima, il dottor Fridolin riceve la più imprevedibile delle confessioni dalla moglie Albertine: “Ti ricordi, l’estate scorsa, sulla spiaggia danese, quel giovane uomo? Se mi avesse chiamata, non avrei potuto oppormi. Ero pronta a sacrificare te, la nostra bambina, tutto il mio futuro”. Dall’intima confidenza di un tradimento solo fantasticato all’ossessione che dura un’interminabile notte; dopo aver viaggiato negli inferi della mente e della carne, sullo scivolo dell’alba, i due coniugi si ritrovano soli, smarriti, ma innamorati più di prima. In fondo solo questo mi interessa: raccontare, (ancora una volta), i crimini, anche solo della fantasia, che attentano ogni giorno alla felicità della coppia; dire quanto sia disperante dover amare e essere amati, facendo i conti con l’infantile terrore e la sadica eccitazione dell’abbandono; mettere in scena la follia di chi, ad un certo punto della sua vita, è convinto che il dolore che subiamo, in verità, sia la punizione meritata a quel nostro abbandonare, tradire, violare chi ha scelto di essere, per sempre, nostro. Il teatro è amare gli attori. E odiare tutto ciò che riescono ad essere al posto nostro.”

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