Pozzi Cercemaggiore, Fanelli: Bene Commissione d’indagine. Lotta comune per bonifica e risarcimento

“Oggi in Prefettura, a Campobasso, si é tenuta una riunione della Commissione d’indagine, fortemente voluta da tutti noi, dalla Regione Molise e dal consigliere Salvatore Ciocca, per fare luce sulla situazione dei pozzi petroliferi di Cercemaggiore e le conseguenze fortemente critiche determinate per l’ambiente. Benissimo, passaggio molto utile e che va nella direzione richiesta dal Comune di Riccia e la relativa ‘class action’: l’abbiamo avviata contro le ditte che hanno causato il disastro ambientale che negli anni temiamo abbia generato conseguenze anche per la salute umana”. Lo afferma Il capogruppo di centrosinistra alla Provincia di Campobasso e sindaco di Riccia, Micaela Fanelli, che ha presentato oggi un’interrogazione in cui chiede alla Provincia di chiarire se le procedure – ex art.244 d.lgs. 152/2006 – finalizzate all’individuazione dell’effettivo inquinatore, “siano state attivate”,  di “interpellare l’ARPA Molise in merito ai criteri adoperati per la selezione delle aree indagate, per la scelta di quel preciso numero di campioni in quelle date aree”, e di verificare che l’indagine scientifica compiuta sia “coerente con il tipo di attività antropica esercitata in quell’area e sufficiente a caratterizzare la stessa in maniera adeguata”.
Proprio Riccia mesi fa ha intrapreso una class action pubblica, con i sindaci, le associazioni ambientaliste, le istituzioni locali e nazionali, per la bonifica e messa in sicurezza del territorio, e per ottenere un risarcimento da inquinamento ambientale, dopo che nel sito di Cercemaggiore, nei vecchi pozzi petroliferi della Montedison, i tecnici dell’Arpa Molise hanno misurato una radioattività dieci volte superiore ai valori normali. Nello specifico, nel documento prodotto dall’Arpa Molise, dove vengono riportati i dati delle rilevazioni condotte nei siti interessati, si è registrato che le indagini hanno permesso di stabilire una diffusa presenza su determinate aree di una radioattività superiore anche di 10 volte il valore di fondo, e la contaminazione da Benzene e Diclorometano di suolo e di sedimenti di acque superficiali.
Sottolinea Fanelli: “L’ho sollevato d’urgenza anche in consiglio provinciale: il coinvolgimento di tutti i soggetti istituzionali é necessario. Bene la mobilitazione della Protezione civile e dell’assessorato all’Ambiente regionale, che ringrazio. Occorre continuare azione congiunta e decisa anche con i comuni limitrofi e con la stessa amministrazione provinciale, nonché con i soggetti regionali che direttamente hanno finora lavorato per ‘scoperchiare’ la pentola drammatica di quello che a nostro parere rimane uno dei casi di disastro ambientale meno trasparenti della nostra regione”.  Su iniziativa dell’amministrazione-Fanelli, i Comuni dell’area coinvolta avevano stretto un patto di ferro a salvaguardia della salute dei propri concittadini e, insieme, avevano affidato ad un team di stimati e qualificati professori universitari la ricerca di una verità per troppo tempo tenuta nel più rigoroso riserbo.
“Abbiamo lavorato molto – spiega Fanelli – perché tutto venga chiarito, la situazione ambientale ‘ricucita’, chi ha inquinato paghi. Forse ci vorranno gli anni. Forse però, proprio oggi che parliamo del tema delle trivellazioni in Adriatico, è necessario accendere i riflettori con maggiore attenzione e forza, non lasciando solo il comune di Cercemaggiore. Anche in veste di Presidente del Piano sociale e sanitario al quale fa capo Cercemaggiore – conclude Fanelli – lancio forte il grido di allarme e invito tutti a stringersi in una battaglia tanto difficile, quanto necessaria e sacrosanta!”.

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