Poste, cambiamento radicale nel Gruppo e nel Sindacato

A Perugia si è tenuta l’assemblea organizzativa della CISL Poste, dove era presente il Segretario Interregionale Abruzzo Molise Antonio D’Alessandro, che ci racconta i momenti i tanti momenti vissuti con intensa passione. Il Gruppo Poste Italiane è investito da grandi cambiamenti che stanno modificando radicalmente il modo di essere sindacato. Se cambia l’azienda Poste, deve cambiare anche il modello sindacale. Il messaggio lanciato da Mario Petitto nella relazione introduttiva alla conferenza organizzativa della Cisl Poste è chiaro. Il Gruppo è in piena trasformazione: si è chiusa la collocazione del 38,2% del capitale e la conferenza cislina si svolge in concomitanza con il collocamento in borsa dell’azienda. L’auspicio a riguardo, spiega il segretario Cisl Poste, è che quella in corso “non sia la solita privatizzazione fatta per fare cassa e che gli investitori istituzionali nazionali ed esteri entrino nel capitale dell’azienda per creare sviluppo e non per contrastarne la crescita quale competitor scomodo”.
“Noi riteniamo che senza il coinvolgimento del sindacato, in piena globalizzazione e recessione economica, Poste Italiane da sola non sarà in grado di resistere sul mercato”, sottolinea Petitto. Il Gruppo, dunque, dovrà riconoscere il ruolo dei lavoratori nello sviluppo dell’azienda per contribuire al raggiungimento degli obiettivi aziendali, “introducendo forme di partecipazione simili a quelle delle imprese di altri Paesi e che consentano di partecipare alla formazione delle decisioni”. Sul fronte dell’autoriforma interna, Petitto ricorda che “la Cisl Poste è una forte organizzazione monoaziendale, in un’azienda che negli ultimi 17 anni ha cambiato spesso pelle”. “Non possiamo rimanere dentro il nostro steccato – afferma il segretario generale -. Il nostro 60% di rappresentatività in Poste, il 47% dei consensi nelle Rsu e il 54% nelle recenti elezioni di FondoPoste, ci rende orgogliosi del lavoro svolto. Per questo motivo il modello sindacale Slp va salvaguardato con una visione strategica del futuro”. E nel futuro c’è un ragionamento comune, condiviso con la First, per “arrivare ad una forte aggregazione in una federazione dei servizi”. “Se condivideremo un processo di aggregazione, afferma Petitto, ragioneremo tutti insieme sul come arrivarci. Qualsiasi scelta dovessimo fare, dovremo salvaguardare le specificità del sindacato postale, senza penalizzare alcun rappresentante sindacale. Una transizione morbida e veloce, con scelte politiche chiare e nette, condivise dall’intera organizzazione”. Ma la Slp punta a un rinnovamento anche sul fronte del ricambio generazionale. Le nuove generazioni, infatti, avranno “meno difficoltà ad inserirsi in questa nuova fase aziendale, in quanto non ancorate al passato”. Il cambiamento organizzativo riguarda la Cisl nel suo complesso. Come ricorda Luigi Sbarra intervenendo all’assemblea. “Il nostro segretario generale Anna Maria Furlan ha voluto fortemente la convocazione straordinaria di un’assemblea organizzativa per rilanciare non solo le nostre politiche, ma anche la nostra vita interna, sottolinea il segretario confederale. La domanda che ci poniamo è se nel futuro ci sia ancora bisogno in questo Paese del sindacato . Noi pensiamo che
questa società, di fronte ad una globalizzazione sfrenata, agli effetti devastanti della crisi, alla crescita di disuguaglianze, abbia ancora bisogno dell’azione sindacale. Eppure non si discute di questo, ma si getta solo fango sul sindacato”. La risposta della Cisl è un processo di revisione, “quasi di rifondazione”. “Dobbiamo interrogarci sulla nostra capacità di cambiamento ed ammodernamento, sostiene sbarra. Non possiamo rischiare di essere schiacciati, altrimenti la politica è pronta ad invadere i nostri ambiti”. Nel caso del sistema contrattuale, è chiaro che se non saranno le parti sociali a fare una riforma, interverrà il governo. E una riforma va fatta anche sul fisco: “per alleggerire la pressione sul lavoro dipendente e sulle imprese che investono in sviluppo, ricerca e nuove tecnologie”. Parlando della privatizzazione di Poste, Sbarra denuncia la mancanza di coraggio del governo sul fronte della partecipazione dei lavoratori alla governance dell’azienda. Ma la Cisl non si arrende. “Continueremo a chiedere questa svolta di democrazia economica, aggiunge il segretario confederale. Poste può diventare un modello per tutto il sistema produttivo del Paese. E un nuovo modello serva anche alla Cisl. “Il percorso di cambiamento, spiega Sbarra, deve avvenire attraverso la condivisione e la convinzione di tutti. Non possiamo più sostenere 18 federazioni al nostro interno. Dobbiamo costruire federazioni forti, senza imposizioni. Il tema dell’autoriforma non può essere una iniziativa incompiuta. La Cisl deve diventare una casa di vetro a cominciare dai bilanci, con regole interne chiare, un codice etico dei sindacalisti. Pubblicheremo i nostri bilanci e le nostre buste paga sul sito della confederazione, non per giustificarsi, ma perché regole severe ci rendono più forti nei rapporti con i nostri iscritti e con le nostre controparti”.
Le Poste Italiane vanno in Borsa. Nell’attesa che le azioni inizino a essere trattate sul mercato azionario a partire da oggi, si può già affermare che la vendita di azioni, iniziata il 12 ottobre e conclusasi il 22, sia stata un successo. Investitori istituzionali di altissima qualità ma soprattutto oltre 303mila risparmiatori italiani di cui oltre 26mila sono dipendenti del Gruppo. Sono i nuovi azionisti di Poste Italiane che hanno aderito alla privatizzazione di quasi il 40% della società. A cedere le azioni è stato il Ministero dell’ Economia, che quindi è sceso dal 100% al 61,8% e, poiché il prezzo di vendita finale si è attestato a 6.75, ha incassato 3,3 miliardi di euro. I proventi, ha riferito il ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan, saranno interamente destinati alla riduzione del debito pubblico. In Borsa Poste è arrivata con un fatturato 2014 di 28,5 miliardi di euro, un ebitda di 1,4 miliardi e un ebit di 691 milioni. Il gruppo è molto di più di una società che consegna lettere. Poste, con i suoi 140mila dipendenti e con oltre 13mila sportelli, è la più grande azienda del Paese. I risultati dell’operazione di privatizzazione sono stati presentati dal ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan, che, nel corso di una conferenza stampa, ha sottolineato il successo del collocamento. Testimoniato dalla domanda che ha superato di oltre 3 volte l’ammontare dei titoli disponibili. “Questa è un’operazione che conferma la fiducia dei mercati nell’impresa ma la fiducia dei mercati nel Paese nel quale opera questa impresa e quindi l’Italia”, ha detto Padoan. Fino ad ora, ha ricordato il ministro, quella di Poste “è la più importante quotazione dell’anno in Europa e certamente una delle più importanti in questi anni”. Secondo Padoan, questa è “un’ulteriore dimostrazione che il Paese è alla frontiera delle capacità manageriali, imprenditoriali ed innovative”. Poste Italiane non è certo la prima compagnia nazionale di spedizioni a quotarsi: Germania e Olanda già alla fine degli anni ‘90 hanno esperito la quotazione delle società postali; in Austria l’Ipo delle Poste è avvenuta nel 2006, poi dal 2013 è stata la volta di Belgio, Portogallo e Inghilterra. Quella di Poste è la prima
grande privatizzazione in Italia dagli anni ‘90. E non è certo l’ultima. Padoan ha ribadito che la quotazione di Poste “è il primo passo di una nuova ondata di privatizzazioni che porterà sul mercato anche la società per il controllo del traffico aereo, Enav, e la rete ferroviaria, tramite la quotazione di Trenitalia”. Ma la vera svolta, come sottolineato più volte dalla Cisl, avverrebbe se Poste divenisse un laboratorio di democrazia economica in Italia. “Non abbiamo espresso contrarietà alla quotazione in borsa, ha detto Annamaria Furlan, ma abbiamo proposto che anche i lavoratori partecipino alla governance dell’azienda attraverso l’azionariato collettivo. Questa sarebbe una svolta storica per il nostro Paese, una sfida sociale e culturale che come Cisl abbiamo lanciato al Governo, a tutte le forse politiche ed alle altre forze sociali.

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