Movimento Consumatori si schiera a fianco degli allevatori e di Coldiretti nella lotta per preservare la produzione italiana di latte

“Non ci sono mai piaciuti gli oligopoli – afferma Alessandro Mostaccio, segretario generale del Movimento Consumatori- a maggior ragione quando si traducono in posizioni dominanti, determinando il condizionamento di un intero settore come quello lattiero caseario italiano (ci riferiamo alla multinazionale del latte francese Lactalis che ha comperato i grandi marchi nazionali Parmalat, Galbani, Invernizzi e Locatelli).
Ma non è una battaglia astratta contro gli ‘oligopoli’, dopo aver acquisito una posizione dominante sul mercato Italiano, Lactalis è già passata alla fase due: decidere il prezzo del latte da corrispondere agli allevatori. Peccato che si tratti di un prezzo che non permette agli allevatori di coprire neanche i costi di produzione. Strategia casuale o il passo è necessario per mettere in ginocchio il latte italiano a favore delle meno costose produzioni del Nord Europa? Coldiretti denuncia che dall’acquisizione del gruppo Parmalat da parte della multinazionale francese nel 2011, in Italia hanno chiuso 4000 stalle, oltre il 10% del totale. Una situazione che si è aggravata nell’ultimo anno con la decisione unilaterale di ridurre del 20% i compensi riconosciuti agli allevatori che sono scesi a 34 centesimi al litro, al di sotto dei costi di produzione, stimati in un valore medio compreso tra i 38 e i 41 centesimi al litro in Lombardia. Questo, nonostante le normative europea e nazionale impongano alle imprese il riconoscimento di un prezzo che tenga conto dei costi di produzione sostenuti. E allora come è possibile che vengano utilizzati contratti indicizzati sul costo del latte tedesco, dimenticando che i consumatori italiani pagano – per l’acquisto di latte e mozzarelle – un prezzo considerevolmente più alto dei tedeschi? Non è possibile fare impresa con contratti rinnovati unilateralmente ogni ‘tre mesi’ o addirittura di mese in mese! Questo significa ricattare gli allevatori e distruggere un’intera filiera.
E’ inutile che il nostro Governo impieghi risorse, energie e intelligenze per supportare il made in Italy, quando una sola multinazionale può, attraverso una politica dei prezzi spregiudicata decidere il futuro di migliaia di allevatori. Questo non accadrebbe se fosse obbligatorio indicare nell’etichetta dei formaggi l’origine del latte. Introducendola, avremmo creato un forte scudo per prevenire situazioni come queste. Oggi la mancanza d’informazioni sull’origine del prodotto, fatta eccezione per il latte fresco e i formaggi DOP, consente d’importare latte e prodotti caseari dall’estero e trasformarli in prodotti ‘italiani’, rendendo indistinto il 40% della produzione nazionale (solo 1 busta di latte UHT su 4, vendute in Italia, contiene latte italiano così come una mozzarella su 2 è prodotta con cagliate straniere)”.
“Ringraziamo Coldiretti – conclude Mostaccio – la sua battaglia, non è per la difesa di una categoria, è una battaglia per difendere un settore, quello lattiero caseario, che dà lustro al nostro Paese. Una battaglia culturale che se perdiamo oggi, probabilmente significherà aver perso una guerra a favore dell’omologazione, dell’opacità di filiera e contro un’economia agricola, come quella italiana che volevamo basata sulla qualità. Per questo ci associamo alla richiesta di rendere pubblici i dati relativi alle importazioni di latte e di prodotti con derivati del latte, tracciando le sostanze utilizzate e auspichiamo che, in tempi rapidi, anche l’Antitrust italiano ci dica se tutto questo è lecito, perché sull’ingiustizia già non abbiamo dubbi!
Alla manifestazione della Coldiretti di Campobasso ha partecipato anche il Movimento Consumatori. Filippo Poleggi, Presidente MC Molise intervenendo ha invitato la Coldiretti a condividere anche la battaglia per la trasparenza in merito al trattato di libero scambio internazionale perché occorre conoscere e respingere tutte le norme che possono minare e danneggiare il sistema e leggi di protezione alimentare, patrimonio dell’Italia come nessun altro paese. Così pure merita partecipazione la campagna intrapresa da MC perché la “Carta di Milano” sull’alimentazione, elaborata in occasione dell’EXPO recente ed ora all’attenzione dell’ONU per approfondimenti ed approvazione, recepisca il documento “Sulla fame non si specula” finalizzato ad impedire e contrastare le grandi speculazioni internazionali sulla produzione alimentare. Si tratta, com’è di tutta evidenza. di un tutt’uno, ha concluso Poleggi, per difendere i la nostra produzione alimentare d’eccellenza nel mondo,

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