Stupisce vedere così frequentata una Biblioteca. Servizi digitali, consultazione via internet, postazioni telematiche e, soprattutto , personale sempre a disposizione che, con gentilezza e, soprattutto, solerzia e professionalità, ti segue in ogni passo della tua ricerca. Scenario impossibile ai giorni nostri? Provate a varcare la soglia della Biblioteca provinciale Albino di Campobasso e l’irreale scenario ( soprattutto se pensiamo ad una biblioteca pubblica) trova un suo fondamento. Grazie alla lungimirante opera del direttore Vincenzo Lombardi, coadiuvato da personale motivato e qualificato, oggi questa biblioteca mette a disposizione di studiosi e studenti ( alla ricerca soprattutto ma non solo, di opere sulla cultura molisana) professionalità ed efficienza. Per me, che non entravo in biblioteca da anni, è stata una gradita sorpresa essere aiutato, in ogni passo, dai bibliotecari. L’unico neo di questa che potrebbe essere una testimonianza felice di un servizio pubblico che funziona? La scoperta che il personale che gestisce i servizi al pubblico, composto dalla cooperativa Copat insieme ad Altrimedia che fornisce i servizi di digitalizzazione ( entrambi favoriscono la velocizzazione della ricerca, potendo studiare da casa con i testi digitali) il 31 dicembre di questo anno riceverà un bel regalo di natale e, per la logica assurda dei tagli ( che colpisce sempre chi non dovrebbe essere colpito) non potrà più offrire questi preziosi servizi. 12 persone che, seguendo una turnazione, hanno garantito dal 1995 una perfetta efficienza della biblioteca, coadiuvando il personale della Provincia e rendendo così il luogo un punto di riferimento per la ricerca soprattutto molisana, saranno accantonate da un momento all’altro. Dov’è la logica della difesa del servizio e, soprattutto del lavoro? Al di là delle polemiche e dei risentimenti, di fatto resta una situazione che penalizza la cultura in ogni suo aspetto. LA Biblioteca Provinciale resta, con il suo patrimonio e la sua splendida organizzazione, ma vede andar via dei preziosi collaboratori che non vedono garantito il diritto al lavoro. Cosa si può fare? Semplice a dirsi: rinnovare un contratto di lavoro con cooperative nate per offrire servizi “reali” e non, come spesso accade, fittizi e non fruiti da nessuno. Parliamo, al contrario, di tanti utenti, dal pensionato allo studente al ricercatore, che ogni mattina possono contare su personale gentile, disponibile e qualificato. NON CI SONO SOLDI. La solita frase detta: eppure se ne trovano tanti per progetti senza senso, di sicuro, ce lo auguriamo, per il bene della cultura, si troveranno finanziamenti per rinnovare un contratto di lavoro a persone che si dedicano con passione a svolgere un ruolo di aiuto e sussidio culturale, ogni giorno.
Io, come tanti, ho avuto modo di toccare con mano l’efficienza di queste persone che mi hanno aiutato nella ricerca, facendomi risparmiare tempo che per tutti e anche per me, è prezioso, come ho visto, tante volte, gettare soldi per progetti “pseudo-culturali” che poco o nulla hanno prodotto…
Elia Rubino