Il messaggio del Presidente del Consiglio a tredici anni di distanza dall’attentato alle Torri Gemelle

La cultura della pace, così come ci ripete spesso il nostro Pontefice Francesco, deve essere sempre praticata, a qualsiasi livello e a qualsiasi latitudine. Il tema è più che mai di stretta attualità, visti i focolai di guerra che avvolgono ampie zone del nostro pianeta e l’approssimarsi di una ricorrenza, l’11 settembre, che tredici anni fa gettò il mondo intero nel più totale sconforto, con lo spaventoso attentato alle “Torri gemelle” di New York, che comportò la perdita di quasi tremila vite. Sono passati tredici anni da quel tragico, drammatico, evento, ma niente  più è come prima, per l’America e per il mondo intero.  La strategia del terrore seminato con quell’indefinibile attentato ha avuto un effetto devastante per tutti gli uomini del pianeta: è mutato il modus vivendi. La paura ha preso il sopravvento sulla tranquillità, la preoccupazione si è fatta strada prepotentemente nel solco della serenità, la pace, che faticosamente si cerca di costruire in ogni istante, è stata minacciosamente segnata nelle sue fondamenta.L’aver orientato il tremendo atto contro un obiettivo civile, poi,  non ha fatto altro che colpire la dignità umana.Un gesto che ha ferocemente eliminato il destino di persone innocenti, indifese perché non pronte a reagire.L’inizio del terzo millennio è nato sotto una diversa configurazione della guerra: non più schiere di uomini raggruppati in eserciti, ma un manipolo di esseri disposti a morire singolarmente pur di fare il male, di procurare dolore,  al nemico, senza distinzione tra civili e militari. Ed è questa la considerazione più convincente e allarmante  che ci deve indurre, tutti insieme, partendo dalla tragicità di quegli eventi e dal dolore che suscitarono, all’impegno di fare in modo che essi non abbiano più a verificarsi e a inseguire una pace stabile e duratura per la intera umanità.

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