Il grande calcio in Molise/ La gestione manageriale del presidente Falcione

di Stefano Manocchio

Dopo aver parlato dei fasti calcistici della serie B ogni discorso a ritroso potrebbe sembrare riduttivo; ma credo di poter dire che il lavoro ‘preparatorio’ per l’approdo dei rossoblù nel calcio che conta sia stato proprio quello degli anni precedenti, prima con la presidenza dell’avvocato Nucciarone e poi con la gestione manageriale di Luigi Falcione (‘Gigino’ per la tifoseria e gli amici). Il costruttore di Pescopennataro diede impulso ad un calcio/azienda, con l’utilizzo di logiche imprenditoriali e anche di una minima compartecipazione dell’imprenditoria locale, che comunque alla fine non lo supportò e supportò ancor meno Tonino Molinari. Se posso trovare un tratto comune tra due persone così diverse (silenzioso e pragmatico Falcione, vulcanico Molinari) è proprio questo: entrambi investirono risorse proprie e gestirono in quasi totale solitudine le società calcistiche ed ebbero riconoscenza dalla tifoseria ma non dalla classe economica, che poi li abbandonò. Però, come detto in premessa, Falcione qualche risultato minimo di solidarietà lo ottenne: fu sotto la sua gestione che gruppi di imprenditori crearono una sorta di ‘comitiva’, che contribuì, o semplicemente con l’acquisto di pacchetti di abbonamenti o con piccole sponsorizzazioni aziendali. Una goccia nel mare, ma qualcosa che prima di allora non s’era visto.

Una formazione del Campobasso nel periodo della presidenza di Luigi Falcione

Fatta questa lunga premessa il ricordo personale: se Molinari è stato il presidente che mi ha fatto vivere il tifo ‘caldo’ per i colori sociali, Falcione è stato quello che ha creato in me il differenziale tra la normale passione calcistica giovanile e lo ‘status’ di tifoso maturo e competente. Perciò li accomuno nei ricordi sportivi migliori. All’arrivo di Falcione il Campobasso era reduce dalla ‘C’ unica e venne ammesso, nel suo primo anno di presidenza, alla C1, la serie del salto professionale; si giocava nel catino del vecchio Romagnoli e s’iniziarono a sentire i nomi di squadre blasonate. Vennero a Campobasso in quegli anni: Salernitana, Catania, Foggia, Benevento, Livorno, Empoli e altre squadre ‘famose’. E che dire dei giocatori sotto la maglia del ‘lupo’: Alivernini, Maestripeiri, Motta, Paleari, Scaini, Tomei, Trevisan, D’Alessandro, Pasciullo, Pivotto, Picano, Guerini, Parpigia, oltre all’indimenticabile Scorrano e potrei continuare ancora, anzi mi scuso per quelli che non ho nominato.

Ho avuto il piacere di chiacchierare con il figlio del presidente Falcione, Edoardo e di avere da lui un supporto di ricordi oltre che fotografico, ma anche qualche episodio particolare: D’Aessandro che a fine partita faceva il punto della situazione con il presidente, che del suo giudizio aveva enorme considerazione; ma anche la tristezza di Luigi Falcione, quando Trevisan andò quasi in lacrime da lui a chiedere di non essere mandato via, dopo che Bruno Giorgi scelse al suo posto in rosa Brezzi ed il rammarico del presidente stesso per non aver potuto accontentare il giocatore. Piccole storie di un ‘romanticismo’ calcistico che non c’è più, ma che rimarrà indelebile nella memoria di chi ha voluto bene a questa squadra e a queste persone.

Le foto in questo articolo sono state tutte gentilmente concesse da Edoardo Falcione

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