Fra Immacolato Brienza: verso la beatificazione, il 13 aprile giornata di riflessione

L’arcidiocesi di Campobasso –Bojano promuove una giornata celebrativa e di riflessione dal tema “La misericordia in fra Immacolato: donata a lui e a lui richiesta” che si terrà mercoledì 13 aprile 2016 in occasione del 27° anniversario del pio transito di fra Immacolato, al secolo Aldo Brienza, per il quale è in corso il processo di beatificazione affidato a don Fabio Di Tommaso, suo postulatore. La giornata si svolgerà in due momenti: al mattino, alle ore 12,00, Celebrazione Eucaristica, presso la chiesa di Santa Maria della Croce a Campobasso; il pomeriggio, alle ore 18,00, convegno presso l’auditorium Celestino V, in via Mazzini, 80 a Campobasso.

Interverranno:
– don Fabio di Tommaso, postulatore della Causa;
– prof. Giuseppe Biscotti, biografo di fra Immacolato;
– padre Romano Gambalunga O.C.D. , Postulatore Generale dei Carmelitani;
Le conclusioni sono affidate a S.E. mons. GianCarlo Bregantini, arcivescovo di Campobasso –Bojano.
Era il 13 aprile 1989 quando all’età di 67 anni Fra Immacolato si è spento nella pace della sua casa in piazza V.Cuoco, a pochi passi dalla stazione ferroviaria di Campobasso.
Dell’ordine dei Carmelitani, Aldo Brienza, diventato per tutti fra Immacolato nasce a Campobasso il 15 agosto 1922 da Emilio e Lorenza Trevisani. La sua silenziosa testimonianza di fede richiama all’attenzione centinaia di fedeli campobassani e delle regioni limitrofe che si recano nella casa – luogo di dolore e speranza – come una meta di pellegrinaggio.

Breve biografia di fra Immacolato.
L’epistolario di Fra immacolato è copioso; stranamente, però, non vi troviamo notizie dettagliate sulla sua biografia, ancora meno sulla sua infanzia. In una lettera a M. Giuseppa Maria del monastero di Loreto così scrive di sé:
«Il mio male è: “osteomielite” con deformazione. Mi ammalai il 27 giugno del 1938. Avevo da poco 14 anni. Senza merito alcuno, per pura Misericordia di Dio dissi sempre sì alle divine crocifiggenti esigenze. Il 25 Marzo del 1943 vestii il S. Abito, l’11 Maggio del 1948 per indulto Pontificio emisi la Professione Solenne. La Madonna, che nel giorno della sua gloriosa Assunzione al Cielo mi fece venire al mondo, mi ha guidato passo passo sempre, fino a darmi (è una confidenza che le faccio) il suo Nome e a chiamarmi nel suo Ordine».
La data del 27 giugno 1938, dunque, segna il giovane Aldo ed a partire da questo momento inizia la salita al monte Calvario, un’ascesa intrisa di amore e sofferenza.
Aldo nasce a Campobasso il 15 agosto del 1922 ed è il quartogenito di otto figli dei coniugi Emilio Brienza e Lorenzina Trevisani. Il 21 agosto dello stesso anno riceve il Battesimo nella cattedrale della sua città. Aldo vive una vita serena e tranquilla insieme ai suoi fratelli e sorelle, circondato dall’affetto dei suoi cari.
La nonna Maria ha un ruolo chiave nell’esistenza del piccolo Aldo, infatti grazie a lei impara a vivere e conoscere con profondità la fede, grazie anche alla frequentazione della chiesa di S. Maria della Croce, dove si recava spesso con la nonna materna. Aldo è particolarmente attratto dalla cappella dell’Addolorata. Aldo non può immaginare che anche lui, come la Vergine, un giorno sarà abitato da una profonda sofferenza e anche lui tenderà se stesso verso coloro che busseranno alla porta di casa Brienza per ricevere aiuto, consolazione, consiglio, una parola, uno sguardo, un sorriso.
Il piccolo Aldo, come gli altri bambini, frequenta la scuola elementare, riceve la prima Comunione e, per volontà del padre, frequenta la scuola media inferiore con indirizzo tecnico. Ma già all’età di tredici anni Aldo serbava nel cuore il desiderio di diventare religioso, magari in una Certosa, ed esterna questa segreta aspirazione solo alla nonna, la quale lo incoraggia, lo invita a pregare e a fidarsi di Dio.
Il 27 giugno del 1938 – Aldo aveva quasi sedici anni – dopo che la famiglia Brienza aveva trascorso il giorno precedente una giornata in una villetta di campagna fuori Campobasso, cambia la vita del giovane Aldo: egli accusa forti dolori in seguito alla puntura di un insetto al piede sinistro subita il giorno prima; nessuno in casa riesce a calmarlo e sa cosa fare; ha la febbre. Lo visita il medico di famiglia, poi si decide per il ricovero ospedaliero. Sono giorni di grande tribolazione non solo per Aldo, ma per tutta la famiglia che si fa carico della situazione incerta del giovane. Dopo giorni di attesa e di tribolazioni viene diagnosticato al giovane di casa Brienza un’osteomielite deformante. Fra Immacolato vivrà per più di cinquanta anni contrariamente ad ogni umana previsione. Il nipote Ernesto afferma che da quel 27 giugno 1938
«zio Aldo non abbandonò più il suo letto. Rifiutando anche quelle poche cure che forse avrebbero potuto cambiare il decorso della malattia – forse aveva già chiara la sua missione – decorso che fu rapidamente aggressivo, con l’infezione che si estese ad entrambi gli arti, al bacino, alla colonna vertebrale, inchioda definitivamente e senza alcuna speranza di guarigione. L’osteomielite non gli provocò soltanto gravissime deformazioni ossee, ma gli causava – fino agli ultimi giorni di vita – periodiche febbri con temperatura elevatissima e dolori che vengono descritti dai testi medici lancinanti».
Così Ernesto, di professione medico, intuisce che «quella malattia, più che il nome ricevuto dalla scienza dei medici, era un pretesto, cioè un modo di soffrire programmato da Dio perché Aldo si unisse alla sofferenza di Cristo per partecipare alla economia della salvezza degli uomini».

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