Elezioni, Ruta verso la ‘frattura’

Il gioco di parole nei titoli è un ‘must’ della comunicazione; ma mai come in questo caso sembra avvicinarsi alla realtà dei fatti. Il ‘caso’ trova fondamenta nella riunione di pochi giorni addietro al Centrum Palace di Campobasso, allorquando Roberto Ruta ha lanciato, un po’ a sorpresa, la candidatura di Antonio Di Pietro per la presidenza della Regione Molise; facce perplesse in sala, mentre l’ex-Pm non si è scomposto ed ha atteso il suo turno per la replica, che è stata un garbato diniego. Situazione azzerata e ritorno ai giochi primordiali? Sarebbe facile pensarlo, ma la politica è tutto tranne che scontata. E allora come intrepretare il fatto? Alla base, almeno secondo il sottoscritto, c’è stato un sottile gioco di strategie precedenti. Andiamo per ordine. Tempo addietro è stato lo stesso Ruta, a nome di Ulivo 2.0 ad ipotizzare il nome del Rettore Giammaria Palmieri alla guida della Regione; lo stesso, dopo aver ringraziato, disse di essere fin troppo impegnato nel suo prestigioso ruolo ma che tuttavia avrebbe soffermato il suo pensiero sull’ipotesi in caso di totale unità della coalizione sul suo nome. I fatti sono andati diversamente ed il centro sinistra adesso tutto è tranne che unito. Nel mentre sono usciti altri nomi per la presidenza e tra questi proprio quello di Di Pietro, anche se a livello di gossip. Il politico di Montenero, che sulle manovre politiche la sa lunga, ha lasciato correre le voci senza insistere, poi ha scavalcato i molisani ed è andato direttamente al vertice di MDP per concordare la rinascita ulivista e, probabilmente, anche la sua candidatura, certamente non al vertice di palazzo Vitale, ma presumibilmente in un seggio ‘comodo’ e fuori dal Molise. Perché Ruta, allora, lo ha proposto? Diciamo innanzitutto che il politico campobassano è maestro nell’arte del sorprendere (gli altri) e nelle strategie politiche; si potrebbe ipotizzare una richiesta fatta presupponendo il rifiuto, per lanciare poi definitivamente altre candidature, senza escludere la propria che, paradossalmente, verrebbe fatta passare come l’unica per creare un clima di unità nel PD. Tradotto dal politichese: Ruta non vuole Frattura nuovamente alla guida della Regione e non accetterebbe mai alcun accordo convergente sul nome dell’architetto campobassano (ma in politica mai dire mai), allora ha proposto Di Pietro sapendo del suo immediato rifiuto e adesso è pronto a calare l’asso con il nome vero, proponendolo come unica ipotesi per ricompattare PD e Ulivo 2.0. Tutto fatto? Assolutamente no! Frattura e i renziani sanno che la rinuncia al presidente attuale sarebbe una sorta di resa incondizionata, ma sanno altrettanto bene che senza la componente rutiana e senza l’apporto in coalizione anche di MDP, quindi Leva, il centro sinistra potrebbe andare incontro alla sconfitta elettorale. E’ sufficiente per sacrificare l’incarico più prestigioso? Dipende dallo scenario che verrà e dipende, molto, da quello che farà Rialzati Molise, unico sponsor di sostanza rimasto al fianco di Frattura. Un ritorno di quel partito con il centro destra lascerebbe aperto il campo solo all’unità del centro sinistra e, quindi, al diktat di Ruta e Leva: uniti solo senza Frattura! Ma c’è ancora un nodo da risolvere, che riguarda la posizione differente assunta dallo stesso Di Pietro, rispetto al figlio Cristiano, che è nella maggioranza alla Regione di cui il padre contesta la leadership. Come uscire dall’incaglio? Con un suo dietro front, naturalmente dopo la fine della legislatura e la candidatura in una formazione di coalizione, casomai proprio l’Ulivo 2.0 che sarà in opposizione ai renziani. Ma non è tutto: la presenza al Centrum Palace di Tiberio e Marone, esponenti di due sigle di centro destra, ha fatto prefigurare scenari più ampi. Tutto troppo complicato? Questo è niente rispetto alle trattative che verranno; è il brodo primordiale che scatenerà ipotesi ben più complesse! A questo punto l’ultima domanda: e Leva? Il discorso è completamente differente per il deputato isernino, vista la sua militanza ‘ab origine’ nell’area dalemiana, di cui è esponente di spicco anche a livello nazionale. L’avvocato non ha la necessità di ‘spintonare’ per un incarico in Molise, qualunque esso sia, ma verrebbe quasi certamente dirottato in qualche collegio ‘blindato’, ammesso che esistano ancora, nelle regioni storicamente ‘rosse’ dell’Italia centrale. La ‘convention’ del Centrum Palace, con il gotha di MDP – Articolo 1 ben presente, in primis D’Alema, avrebbe sancito anche questo: Leva di quel gruppo è tra gli esponenti di riguardo a livello nazionale ed un seggio per lui dovrà uscire, anzi forse è stato già scelto. Il resto alla prossima puntata.

Stefano Manocchio

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