Campobasso città semichiusa ma tira il comparto dell’arredo-casa

Mentre il Governo sta vagliando l’opportunità di far ripartire alcuni settori produttivi ormai in affanno da vari mesi a causa della pandemia, non mancano voci fuori dal coro. Piccole imprese che sperano di conseguire nel 2021 gli stessi guadagni dell’anno scorso.

Siamo a Campobasso, da domenica 21 febbraio “in fascia arancione”, a causa di un’assistenza sanitaria al collasso, la città si presenta col suo volto più spento. I negozi vuoti talvolta abbassano le saracinesche ancor prima dell’orario di chiusura. I bar e i ristoranti  in divieto di apertura scoraggiano anche la più innocua passeggiata.

Eppure spiccano categorie di lavoratori che proprio nel 2020 hanno incrementato i profitti. E, a tutt’oggi, non riescono a soddisfare in tempi brevi le incalzanti richieste della clientela. Si dicono oberati di lavoro. Sono artigiani, in primis falegnami e tappezzieri. Ma a ben guardare anche altre attività del comparto arredamenti hanno tutt’altro che subito una battuta d’arresto.

A quanto pare il lockdown “duro e puro” , che ci ha costretti in casa per vari mesi nel 2020, ha favorito una maggiore attenzione delle persone verso la propria dimora. Lo hanno ammesso i lavoratori del settore. L’idea di aprire nuovi spazi, di rinnovare vecchi mobili e suppellettili, di puntare sulla comodità e sul confort.

Di abbellire balconi e giardini. Di rendere più gradevole  lo stare a casa e talvolta anche di creare angoli  appositi per svolgere il lavoro in smart working o per seguire lezioni a distanza ha messo in moto un indotto, appunto quello dell’abitazione in senso stretto. E in questa direzione sono confluite  tutte o gran parte di quelle risorse accantonate risparmiando in viaggi, serate al cinema o in giro per locali e ristoranti. 

Dunque, se così si può dire, c’è sempre l’altra faccia della medaglia.

Rossella Salvatorelli

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