A proposito della ricerca preistorica in Molise, dopo gli scavi le prove di laboratorio

Anche quest’anno, come negli anni passati, sono terminate le attività di esplorazione e scavo di due importanti insediamenti preistorici: La Pineta di Isernia (Isernia) e Guado San Nicola (Monteroduni). Una quindicina di ricercatori, docenti universitari, specializzandi e dottorandi si sono alternati nel mese di luglio, sotto la direzione dello scrivente, in gruppi di lavoro che hanno consentito di differenziare gli interventi e qualificarli sul piano scientifico. Costruttiva è stata la Collaborazione con la Soprintendenza Archeologia del Molise, ed in particolare con il Soprintendente Dott.ssa J. Papadopoulos e l’Ispettore Dott.ssa M.D. Colombo. All’autonomia finanziaria del gruppo di ricerca per viaggi, vitto, attrezzature e gestione delle operazioni di cantiere, si è affiancato il supporto della GEA MEDICA di Isernia per l’alloggio.
Moltissimi i reperti rinvenuti, otre 800, che continuano ad arricchire il patrimonio già acquisito che ammonta ad oltre 60.000 reperti per La Pineta di Isernia e 4.500 per Guado San Nicola. Essi sono già stati restaurati, catalogati e nella quasi totalità studiati. A questo proposito con piacere sottolineo il fatto che numerose sono le tesi di laurea magistrale e di dottorato, anche di molisani, che hanno come centralità l’analisi dei reperti litici, delle faune, dei sedimenti e delle datazioni radiometriche dei due siti. La collaborazione con numerose istituzioni straniere comporta per questi studenti il riconoscimento del titolo di laurea o di dottorato oltre i confini nazionali, favorendo il loro inserimento in circuiti non più vincolati e ristretti a situazione localistiche.
Come sempre, all’esplorazione dei due siti ha fatto seguito il lavaggio del terriccio, il vaglio di quanto rimane, setacciando con maglia inferiore al millimetro per la raccolta di resti di microvertebrati quali pesci, rettili, uccelli e roditori. Particolarmente importanti sono questi ultimi perché sono indicatori per definire gli antichi ambienti naturali in cui viveva l’uomo preistorico.
Questa attività certosina è la stessa che ha consentito la raccolta del dente di bambino di 7 millimetri che altrimenti sarebbe stato irrimediabilmente perduto, privando di un dato assolutamente determinante il giacimento di Isernia La Pineta.
Ma se la ricerca del piccolo è sempre stato il riferimento assoluto, altrettanta attenzione si pone nella raccolta del macro, fatta di ossa, denti e corna di vari animali (elefanti, rinoceronti, cervi, ippopotami, bisonti, ecc.) oltre agli strumenti in selce e in calcare. Ed è qui che entra in gioco l’uomo. Si deve alle sue attività l’accumulo dei reperti, soprattutto delle porzioni dei grandi erbivori ricche di carne trasportate nell’accampamento per essere ridotte ulteriormente e consumate. E sempre all’uomo si deve la fratturazione sistematica di mandibole, crani e diafisi per recuperare il midollo osseo e il cervello, a scopo alimentare.
E così, con la fine dei lavori, tutto risulta cartografato, messo in pianta, restaurato, catalogato e classificato. L’uso di computer, stazioni totali, livelle elettroniche, droni e altre diavolerie moderne  completano e affiancano l’opera di documentazione. A scavo ultimato abbiamo l’elenco preciso dei materiali, il loro stato di conservazione e la loro localizzazione nei depositi. Siamo nelle condizioni di scrivere una relazione dettagliata e consegnare alla Soprintendenza ogni sorta di informazione comprensiva di foto, schede di restauro, descrizione dei livelli esplorati, ecc.
Ma le attività non finiscono qui. Si chiude  la porta del Padiglione degli scavi di Isernia, si chiudono le trincee e le aree esplorate di Guado San Nicola e se ne aprono altre. Sono quelle delle prove di laboratorio, della microscopia a scansione, delle indagini statistiche, sedimentologiche, geochimiche, antropologiche, paleontologiche, paletnologiche, ecc. Ed ancora quelle delle numerose pubblicazioni su importanti riviste scientifiche internazionali, delle monografie tematiche e del confronto e del dibattito internazionale. Ed è così che, passate le vacanze, già a settembre siamo invitati a relazionare in convegni a Ravenna, a Kaštela in Croazia, a Bilzingsleben in Germania.
Ho raccontato tutto questo per far comprendere come l’impegno mio, dei collaboratori e degli specialisti italiani e stranieri impegnati in queste realtà molisane non è saltuario, quanto piuttosto continuo nel tempo. Le attività di scavo a Isernia e Guado San Nicola non rappresentano una fase isolata senza il prima e il dopo come potrebbe apparire agli sprovveduti, quanto piuttosto uno dei tanti segmenti posti sulla direttrice della ricerca scientifica, quella più moderna, in un percorso programmato che abbiamo approntato anni fa e che continueremo a sostenere sempre con la stessa determinazione e passione.

Carlo Peretto, Università di Ferrara

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