“Le immagini e le dichiarazioni più efficaci sul significato del 25 aprile sono quelle che in questi giorni sono trasmesse dalla Rai. Una liberazione attesa dal popolo italiano e salutata con entusiasmo, con un pianto liberatorio, con un’energia che nemmeno le atrocità belliche riuscirono a sopire. Una liberazione dai regimi totalitari del nazifascismo che trovano spazio sempre più sui libri e più raramente dai diretti protagonisti di quegli anni. E su questo possiamo farci ben poco: per tale motivo, che ne approfittino coloro che possono vantare in casa degli eroi di guerra, ma anche coloro che ne hanno vissuto le angosce, i lutti, le paure e perché no, anche la immediata ricostruzione. Molti anziani ricordano come il Molise fosse in ginocchio: seppur parzialmente sottratta dai bombardamenti, il Molise fece fatica a risollevare le sorti dell’agricoltura, fonte primaria dell’economia. Per decenni si faticò molto per risollevare il seminato, per bonificare le campagne dagli ordigni e per rendere in qualche modo competitivi sia l’artigianato che la pesca.
Quel poco di terziario presente ebbe a sorreggere un Pil che vedeva nei dipendenti pubblici una oasi di salvezza, per una società che senza strutture e priva di collegamenti, aveva bisogno solo dell’intervento statale. E così un 25 aprile di speranza e di fiducia fu salutato dalle milizie come dalla società civile, mettendo alle spalle per un attimo, quella linea Gustav, il bombardamento di Isernia, il martirio di Fornelli, la battaglia sul monte Marrone, i piccoli campi di concentramento di Vinchiaturo, Agnone, Bonefro, Boiano, le marocchinate del basso Lazio. Un Molise ferito ma caparbio, riabbracciò quei soldati rientrati dalle campagne di guerra e si avviò con loro una ricostruzione alla quale prendemmo parte attiva anche con la costituente che si avvalse delle nostre migliori intelligenze.
Un 25 aprile del 45 che però dette il la, negli anni successivi, alla moria di genti che lasciò la regione per cercare fortuna all’estero, affrontando e vincendo insidie ed avversità. Ecco, da quella classe, mi riferisco a quella di fine anni ‘20, ‘30 e ‘40, è venuta fuori la generazione dell’attuale classe dirigente che credo sia quella che ha creato le basi dello sviluppo e della identità regionale. Ora quella generazione sta pian piano volgendo il suo corso, ma non vedo le medesime caratteristiche in quella successiva. Ecco quindi che quegli stimoli del ’45, che quella voglia di crescere e di reagire al post nazifascismo, che quei valori della Resistenza, segnino il passo per un futuro più sereno.
Auguri dunque a tutti i molisani affinché quel terrore non si ripresenti mai più ed affinché da quelle esperienze si possa anche abbracciare quelle popolazioni che stanno soffrendo a causa delle barbarie che si verificano nei loro rispettivi territori. Ed in ultimo, che quel 25 aprile del 45 sia da monito agli studenti delle scuole dell’obbligo, affinché comprendano gli sforzi fatti dai loro nonni e dai loro bisnonni, per regalare loro una società democratica”.
Così il presidente della Provincia di Campobasso Rosario De Matteis.
25 Aprile, il ricordo di De Matteis
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