17mila morti sul lavoro negli ultimi dieci anni, è strage

Nella 69esima giornata per le vittime del lavoro organizzata dall’ A.N.M.I.L. è emersa l’esigenza di una riforma del sistema di assicurazione e Welfare, i numeri parlano di una strage: 17 mila morti dal 2009, 1.133 solo nel 2018 e 600 mila infortuni.Dal 10 settembre, giorno d’insediamento del nuovo governo, i morti sono stati 57, 123 considerando i decessi avvenuti sulle strade per raggiungere il lavoro, è strage. Si muore come 40 e 50 anni fa, 18 sono stati i lavoratori schiacciati da un trattore da quando Teresa Bellanova è alla guida del ministero delle politiche agricole, nel 2019 sono state schiacciate dal trattore 122 persone, questa macchina simbolo del lavoro agricolo, oggi macchina di morte.

E’ difficile immaginare cosa significa morire squarciati da una macchina che taglia il legno, schiacciati da un trattore, scivolare da una impalcatura o cascare in un fosso di residui liquidi ,gli incidenti mortali sono aumentati del 6% rispetto all’anno scorso, con una media di oltre 3 morti ogni giorno.

L’Anmil ritiene necessario cambiare il testo unico sull’ assicurazione contro gli infortuni sul lavoro che risale al 1965, da allora sono cambiate le condizioni della produzione.

Una simile modifica avrebbe bisogno di una trasformazione della previdenza e del Welfare; una riforma organica che sembra lontana dalle prospettive del governo che parla di un piano strategico per la sicurezza.

Oggi i lavoratori sono obbligati instabilità e flessibilità che sono,spesso, le cause dell’aumento degli infortuni e dei decessi.

Quella che vediamo è una strage, si continua a morire come si moriva 40/50 anni fa. C’è un problema di formazione che va fatta sia a chi comincia a lavorare sia agli imprenditori, visto che si parla di tante piccole e medie imprese.

L’ultimo rapporto dell’Ispettorato nazionale del Lavoro denuncia che le ispezioni sono diminuite del 9% quest’anno, anche se l’accertamento delle irregolarità è cresciuto (3%) come le denunce per caporalato: 263, più del triplo rispetto al 2018.

Il numero di chi lavora in nero è aumentato da 20.398 a 23.300. Crescono le denunce delle «malattie professionali», a ritmi più contenuti per l’ampliamento delle malattie «tabellate» che esonerano i lavoratori dall’onere della prova. Per l’ Inail sono 41 mila, 800 in più rispetto al 2018, crescono nell’industria e nei servizi, mentre calano in agricoltura dove sono numerose quelle che colpiscono l’apparato muscolo-scheletrico. Nel 2019 in questo settore sono aumentati gli infortuni mortali. Tra gennaio e agosto sono morti 16 braccianti.

Si muore a causa del lavoro e si muore in assenza di lavoro, tutto questo parlare di sicurezza non produce sicurezza, ogni giorno ha il suo tributo di lutti, a volte il lavoro è una maledizione, per cui scatta, il grido d’impotenza, di dolore e di rabbia, il suo nome è: malattia, caporalato, lavoro nero, sfruttamento.

Alfredo Magnifico

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