Telemedicina vera opportunità per la salute in Molise, successo per la quinta Agorà democratica

“Dio benedica le Agorà del Molise che ci stanno dando modo di incontrarci e confrontarci”.Sono parole di vero entusiasmo quelle della senatrice Maria Pia Garavaglia, alla quale fanno eco quelle del prof. Antonio Gaddi, del prof. Elio Borgonovi, la presidente Valentina Cuppi il dott. Giovanni Fabrizio e del dott. Giovanni Di Nucci, i relatori che ieri hanno dato vita alla quinta Agorà democratica del Molise, quella dedicata al tema della Telemedicina e moderata dall’onorevole Laura Venittelli. 

Gremita la sala della Curia Vescovile a Termoli e numeroso il pubblico che ha seguito l’evento tramite piattaforma Zoom.Ad accogliere i presenti il saluto del segretario di Federazione Basso Molise del Pd Oscar Scurti.Ha aperto i lavori la presidente dell’Assemblea nazionale del PD Valentina Cuppi che ha sottolineato la necessità di investire nella Telemedicina anche grazie a fondi del Pnrr ed ha portato l’esempio dell’applicazione della telemedicina nei piccoli paesi dell’Appennino (lei è sindaco di Marzabotto) e di come sia stato possibile garantire la continuità assistenziale soprattutto nel periodo della pandemia.


La senatrice e già ministro della Sanità Maria Pia Garavaglia ha ribadito che la telemedicina deve essere infrastrutturata, ovvero si deve pensare non solo a potenziare i meccanismi tecnologici ma anche a formare personale socio sanitario e dotarlo di professionisti. “La telemedicina – ha detto la senatrice Garavaglia – è uno strumento di democrazia perché, se funziona, i cittadini sentono che lo Stato gli è vicino proprio nei momenti più difficili”.


Il dott. Giovanni Fabrizio, direttore della Pastorale della Salute Diocesi di Termoli – Larino ha esposto i progetti della Diocesi che potrebbero essere potenziati e implementati con la telemedicina ed ha ricordato l’obiettivo della Diocesi ovvero dare voce a chi non ne ha. “Si è parlato spesso di destrutturazione degli ospedali – ha detto il dott. Fabrizio – ma per quanto riguarda Termoli parlerei di distruzione” ed ha poi sottolineato il ruolo di ogni operatore sanitario e sociale sul territorio molisano: “Noi che siamo periferie dobbiamo riportare al decisore esterno le cose che non vanno”. 


Il prof. Elio Borgonovi professore ordinario dell’Università ‘Bocconi’ ha inizialmente dato una definizione della Telemedicina o telesalute ovvero salute che usa le tecnologie. “Possiamo definirlo come un sistema che fa girare i dati, le informazioni e le conoscenze per consentire a medici, infermieri e psicologi di dedicare tempo al paziente consentendo anche alle persone che non sono nei grandi centri di accedere a conoscenze molto simili”.Il prof. Borgonovi ha messo in guardia dal non ritenere la telemedicina sostitutiva   della medicina bensì “deve essere un sistema organizzato capace di dare risposte sul tema della salute ma con le garanzie che il tema della salute merita”.

Fondamentale per il docente bocconiano ripensare alla riorganizzazione dell’offerta di servizi sanitari: “Bisogna ripartire dai bisogni del paziente per avere una visione unitaria della persona. Serve capacità tecnologica per fare analisi a distanza e poi un’equipe multidisciplinare che sappia interpretare i dati delle analisi. Per fare questo bisogna investire in formazione”. Infine un passaggio sui costi: “Se partiamo dai bisogni del paziente possiamo evitare il consumismo sanitario, la ripetizioni di esami, analisi etc. Personalizzare il servizio aumenta la qualità della salute e quando una popolazione è in salute aumenta l’economia del territorio”.


Il prof. Antonio Gaddi, presidente della Società Italiana Telemedicina ha fatto una panoramica di ciò che l’Oms ha previsto per il prossimo biennio, ovvero un periodo complicato in ambito sanitario a causa della permanenza del covid, degli ammalati di long covid e delle malattie legate alla guerra.Ha ribadito la necessità di dare fondamento scientifico con le pubblicazioni a quanto si sta studiando e sperimentando attualmente in ambito medico sanitario e ha sottolineato che per dare attuazione alla telemedicna è necessario da un lato formare il personale, dall’altro accogliere i grandi partner tecnologici ed informatici affinché la telemedicina possa essere una rivoluzione che parte dal basso. “Allo stesso tempo – ha detto il prof. Gaddi – non dobbiamo far sì che tutto parta dalla tecnologia, bisogna continuare a vedere la bellezza che c’è in ogni malato. Il rapporto di cura sottintende l’amore gratuito che una persona sofferente sente”.


Infine il dott. Giovanni Di Nucci, ex primario di Medicina dell’Ospedale ‘Caracciolo’ di Agnone ha fatto una panoramica della popolazione molisana dove esistono moltissimi paesi con il 60% di anziani che spesso vivono da soli e dove anche in futuro non ci sarà nessuno in grado di interagire con lo specialista di telemedicina. Da qui la necessità urgente di formazione del personale. “Siamo fortemente favorevoli ad un cambio di paradigma – ha detto il dott. Di Nucci – ma allo stesso tempo siamo consapevoli che dobbiamo partire da zero per sfruttare tutte le possibilità che dà il decreto ministeriale n. 71 che prefigura nuovi modelli di assistenza territoriale”.Agli interventi è seguito un intenso dibattito tra i relatori e gli ospiti presenti in sala, molti provenienti dal mondo dell’associazionismo e della società civile.

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