Rischio trasferimento fondi non spesi dal sud al nord. Paglione: Nessuno tocchi i nostri soldi, servono al sud e alle aree interne per l’emergenza e per ripartire

Nel pieno dell’emergenza dovuta all’epidemia di Covid-19 si fa strada la proposta di una distrazione di una quota di risorse dei fondi della programmazione comunitaria 2014-2020, per circa il 20%, e di quelle per il futuro periodo 2021-2027 per un altro 7%, da utilizzare per le esigenze immediate verso le zone principalmente del nord.


«Un tentativo che non potrà non accentuare le disuguaglianze territoriali e la dicotomia tutta italiana Nord-Sud, Città-Aree deboli/interne – afferma senza mezzi termini Candido Paglione, sindaco di Capracotta e da sempre in prima linea nella battaglia a difesa delle aree deboli e interne.


Che poi aggiunge: «Assistiamo ai soliti rigurgiti di anti meridionalismo. Vero è che le regioni del nord sono, fino ad ora, quelle maggiormente colpite dall’epidemia ma loro hanno i mezzi e le risorse per ripartire e poi ci sono tanti altri rischi in questa proposta: per prima cosa non sappiamo se il virus si propagherà in maniera massiccia anche al sud d’Italia. Ci auguriamo di no, anche perché se accadesse il sud sarebbe certamente meno preparato ad affrontare l’emergenza. Perché ha meno strutture e meno mezzi.

Se accadesse, avremmo bisogno di ogni risorsa per contrastarlo. Dunque, faccio un appello accorato al ministro Provenzano, che poche settimane fa abbiamo ospitato per rilanciare la Strategia Nazionale per le Aree Interne, perché difenda quanto ha affermato a Capracotta. Nessuno deve toccare quei fondi. Anche perché si parla pure di un probabile definanziamento dei futuri fondi da destinare alla SNAI, sia nazionali che comunitari, e questo sarebbe un autentico furto.

Proprio i temi posti nelle Strategie: la costruzione di una forte coesione
locale, la definizione di obiettivi comuni di sviluppo e l’attuazione di interventi concreti che ci
vedranno protagonisti nell’immediato, hanno bisogno di un rafforzamento ulteriore nel futuro per
consolidare e irrobustire le politiche territoriali nelle aree più deboli del Paese». Dunque una
posizione chiara e decisa.
«Anche perché, in ogni caso – aggiunge Paglione – pure il sud d’Italia e le aree interne devono
ripartire dopo che sarà passata l’emergenza. Anzi, proprio questa sciagura potrebbe costituire
l’occasione reale per riunire davvero l’Italia e per ricucire quel divario economico e sociale storico, dopo che la stessa emergenza – che non è solo sanitaria – ha dimostrato fino in fondo il flop di quel fantoccio di federalismo introdotto nel 2001, con una modifica improvvida del titolo V della Costituzione che, da allora ha, di fatto, territorializzato il diritto alla salute degli italiani.

Unità e coesione sociale sono indispensabili in questa condizione, come ci ha ricordato recentemente il presidente Mattarella. Dal nord, probabilmente stanno guardando al sud allo stesso modo in cui Germania e Olanda si rapportano con l’Italia. Piuttosto, i soldi andiamoli a prendere in Europa e non togliamoli alle aree più deboli del Paese, quelle che da sempre fanno i conti con un’altra emergenza, quella dello spopolamento. Così non ci siamo proprio – dice ancora Paglione. Tra l’altro – conclude – in questo modo si rischia di vanificare tutti gli sforzi che, con enormi sacrifici, abbiamo affrontato per cercare di rilanciare le nostre aree più povere».
Insomma, un accorato appello, alla Regione Molise e anche alle altre istituzioni locali affinché nei prossimi tavoli nazionali si difenda quanto fatto finora, perché il sud e le aree interne vengano tutelati.

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