“Speriamo che sia femmina”. Citiamo il celebre film di Mario Monicelli non per fare paragoni, ma solo per dare un titolo all’argomento di politica che in questo momento tiene banco nei sondaggi preelettorali, di qualunque elezione si tratti: la ricerca senza sosta da parte dei partiti di un candidato femminile da proporre ai vertici istituzionali, da quelli locali fino al massimo livello nazionale. E’ un concetto che travalica la discriminante idea di quota rosa per diventare una specie di ossessione che pervade tutte le sigle politiche. Sui motivi le tesi sono varie e le lasciamo ai politologi ed ai sociologi; l’impressione è che con la candidatura femminile, essendo le donne purtroppo ed inspiegabilmente ancora lontane nei numeri ai vertici delle istituzioni politico-amministrative, si tenti il ‘cambio di passo’ per dare un’immagine nuova ai partiti, o forse proprio per dare solamente un’immagine, visto che quella attuale delle sigle politiche è almeno sbiadita. Passiamo al Molise. Circola oramai da settimane il nome della segretaria generale della Uil Molise, Tecla Boccardo, che sarebbe particolarmente ben vista dalla coalizione di centro destra come possibile candidata alla presidenza della Giunta regionale per le prossime elezioni amministrative.

Tecla Boccardo

Il suo nome permetterebbe anche si superare l’eterna diatriba tra Aldo Patriciello e Michele Iorio visto che entrambi non farebbero opposizione in questa ipotesi; ma c’è da superare un secondo problema, quello di un sindacato determinante nell’appoggio alla Boccardo e che, non essendo di bandiera e casomai di area (ma non necessariamente di quell’area) , non ha una connotazione politica e potrebbe non schierarsi o, peggio ancora, astenersi dal partecipare alla contesa elettorale, non solo formalmente. Anche l’interessata avrebbe fatto chiaramente capire di non avere intenzione di accettare paternità politica e di poter valutare solo ipotesi che prevedano un ampio consenso all’interno della società civile. Quindi si profilerebbe una candidatura, nel caso in cui tale dovesse essere, portata avanti da liste civiche e casomai solo ‘ampliata’ con la partecipazione dei partiti, o forse neanche quella, se non in un simbolo aggregativo. Le civiche inoltre dovrebbero essere tali e ‘pure’, non quelle che di norma organizzano i partiti per ‘fare numero’ sulle schede elettorali.

Anche nel centro sinistra si discute sull’ipotesi di una presidentessa. E’ noto che da tempo ambisce alla ‘nomination’ la consigliera regionale Micaela Fanelli, come ulteriore sviluppo di una carriera politica che finora ha dato buoni risultati; a sinistra nell’ambiente partitico tanti altri nomi femminili non ci sono, ma c’è una tendenza, quella di affermare il cosiddetto ‘modello Castrataro’ come obiettivo a cui tutti dovrebbero mirare, cioè la maggioranza più ampia possibile. Un problema: nel PD e nei Cinque Stelle non sono pochi quelli che storcono il muso. Ostacolo superabile se si ha la volontà di correre per vincere le prossime elezioni; in questo la Fanelli è in pole position, visto che dall’inizio, anche scatenando reazioni contrarie, ha manifestato la necessità di dialogare con i Cinque Stelle in una logica di aggregazione almeno elettorale, se non proprio politica. Anche il ‘modello Castrataro’ prevede ampia partecipazione di liste civiche e sarebbe quello ritagliato a misura per la sua candidatura a presiedente (o presidentessa) della Regione Molise.

Micaela Fanelli

Sembrerebbe tutto stabilito; ma in politica quando una cosa è certa, vuol dire che è insicura; nel centro destra, ad esempio, ci sarebbe un piano ‘B’ rispetto alla candidatura della Boccardo, sempre tenendo fede al discorso delle civiche, con un nome, sempre femminile e per il momento ancora top secret e ci sarebbe addirittura un piano ‘C’, che darebbe spazio per la corsa allo scranno più alto di Palazzo Vitale ad Annaelsa Tartaglione, che sta ottenendo buoni accrediti in Forza Italia, non solo a livello regionale ma anche nazionale, grazie ad un’azione politica equilibrata. In questo caso la formazione sarebbe naturalmente a maggiore connotazione partitica. E’ un’ipotesi circolata finora in maniera velata e meno frequentemente rispetto a quelle precedenti; vediamo perché.

La giovane deputata isernina sembra voglia piuttosto continuare con una seconda ipotesi di legislatura parlamentare ed essendoci tutto il tempo per decidere non avrebbe dato peso ai ‘si dice’ sulla sua eventuale candidatura. La data delle elezioni regionali è ancora lontana e c’è tutto il tempo per ribaltare queste ipotesi come per confermarle. Vedremo in seguito anche le indiscrezioni con lo scenario opposto, quello cioè di candidati maschili per la presidenza della Regione.

Stefano Manocchio

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