Politica/ Verso le regionali: prove di confusione

Manca ancora tanto tempo alla tornata elettorale utile e certo le provinciali di Isernia non saranno banco di prova politico, visto che non si basano sul voto popolare; ma il gossip e i ‘si dice’ sulle manovre in vista delle prossime regionali non si ferma anche nei periodi di stanca. Tutti vedono le elezioni presidenziali come lo spartiacque utile a far capire da che parte stanno i protagonisti della scena nazionale, ma anche, a seconda dell’esito finale, come segnale per quelle che saranno poi le manovre di posizionamento dei partiti o dei singoli all’interno dei partiti, sul più umile livello regionale. Per il momento ci limiteremo ad osservare quello che il gossip propone.

Diciamo in premessa che se il buongiorno si vede dal mattino non è certo un buongiorno dei migliori, visto che le due coalizioni principali viaggiano in regime di separazione, ma non di beni, quanto piuttosto di idee. A destra forse si riproporrà il solito filone fondato soprattutto sull’eterna diatriba tra Aldo Patriciello e Michele Iorio, anche se l’esito delle comunali ad Isernia avrebbe dovuto insegnare che viaggiando disuniti poi si perde anche in quelli che erano considerati ‘fortini’ elettorali. Sembra che l’ex-presidente della Giunta regionale non abbia affatto rinunciato all’idea di correre per la leadership molisana nonostante l’impietoso pallottoliere elettorale dica che senza aggregare le forze partitiche tradizionali non si va da nessuna parte. Iorio avrebbe la possibilità di radunare un manipolo di adepti per formare tre liste civiche, non si sa di quale consistenza, ma sempre utili ‘ a dare fastidio’ al centro destra ‘ufficiale’, quello di Patriciello-Di Sandro ec…Per il resto Niro ha sempre il suo partito monocellulare, nel senso che è totalmente da lui gestito e potrà decidere di spostarlo a piacimento, come è avvenuto nelle ultime due legislature e in parte anche prima; il fiuto per capire dove tira il vento della vittoria certo non gli manca e sia con Frattura che con Toma ‘ci ha azzeccato’, tanto per usare la nota espressione dipietrista. Il presidente Toma ha sommessamente fatto sapere che accetterebbe ben volentieri di ricandidarsi per la carica più alta in Molise, se la coalizione glielo chiedesse. Il centrodestra mira sempre alla proliferazione delle liste e listarelle, ma deve registrare il fatto che le ultime tornate elettorali principali gli siano andate ‘di traverso’, eccezion fatta per le comunai a Termoli e le conseguenti provinciali di Campobasso.

Il centro sinistra vuole dare un’immagine di compattezza e continua a parlare di ‘modello Castrataro’ come dell’obiettivo a cui tutti dovrebbero mirare, cioè la maggioranza più ampia possibile: ma nel PD e nei Cinque Stelle non sono pochi quelli che storcono il muso. Ha aperto le danze Andrea Greco lanciando un messaggio neanche tanto velato e ancor meno subliminale, facendo intendere che una scelta aggregativa del movimento pentastellato con il PD a lui non va, soprattutto se è Micaela Fanelli a proporla e soprattutto perché il politico agnonese sa benissimo che l’ex-sindaca di Riccia di fatto la vede nella logica della sua incoronazione a candidata al più importante scranno a palazzo D’Aimmo. E’ anomalo che un ‘grillino’ alzi la testa con un ‘aut aut’, senza che dalle fila del partito quella decisione sia stata prima accreditata. Come sono lontani i tempi del compianto Gianroberto Casaleggio, che pur nella sua discussa gestione del movimento almeno era aggregante e non permetteva a nessuno di esulare dal ruolo di ‘portavoce’ del partito e dei cittadini.

E veniamo al PD che si identifica sempre più con i personalismi e in questo caso nei suoi due rappresentanti in Consiglio regionale, entrambi con ambizione di leadership ma con idee diverse sul comportamento da tenere in vista delle prossime regionali. Vittorino Facciolla non alimenta la speranza di un’aggregazione che vada nel solco del governo nazionale, con un’asse PD-Cinque Stelle ben solido, cosa che fa la Fanelli, che lo vedrebbe utile alla sua candidatura a presiedente (o presidentessa) della Regione. Quindi il dilemma ‘piddino’ è se candidare alla presidenza regionale il politico di San Martino in Pensiilis con un’aggregazione centrista o l’ex-sindaco di Riccia con un’alleanza con il movimento pentastellato. C’è poi una ‘terza via’ sempre nel centro sinistra, che porta diritta vero un sindacato, la Uil, con la ‘nomination’ di Tecla Boccardo; un nome partito in sordina e intorno al quale si starebbero per creare delle correnti di pensiero favorevoli.

Alla fine la considerazione che con l’andirivieni di problemi da destra a sinistra, ‘passando per il centro’ (come nel movimento di scrittura di alcune descrizioni bustrofediche), le idee siano in questo momento poche e non del tutto chiare. C’è tutto il tempo ancora per rimediare o alimentare ulteriormente il caos.

Stefano Manocchio

Commenti Facebook