Pilone: Contro la cultura della morte e del suicidio assistito, a favore della vita, sempre!

“La vita è dono di Dio e nessuno ne è padrone”. Con queste parole Giovanni Paolo
II concentrava tutta la visione cristiana della vita come un dono prezioso e sacro, ricevuto
da Dio e non di proprietà dell’individuo, sottolineando la responsabilità di custodirla e
rispettarla. Durante tutto il suo pontificato Papa Wojtyla ha dedicato grande attenzione e
impegno alla tutela della vita, considerandola un valore fondamentale e un diritto
inalienabile dell’essere umano, sin dal concepimento fino alla morte naturale. La sua
opera, sia come Pontefice che come filosofo, ha posto al centro la dignità della persona e
il rispetto per ogni fase della vita, promuovendo una “cultura della vita” in opposizione a
quella che definiva una “cultura di morte”. Oggi più che mai, nel giorno del ricordo del
primo Papa San Pietro e di San Paolo apostolo martire, è doveroso, per ogni cristiano, e
aggiungo individuo sia esso laico che credente, riaffermare quel profondo concetto
valoriale di difesa della sacralità della vita contro ogni messaggio di morte “legalizzata”.


Purtroppo negli ultimi tempi si assiste ad una visione “perversa” di questo
sacrosanto principio etico alla base del diritto naturale che vede il nostro Paese sul baratro
dell’Eutanasia e del Suicidio Assistito: una piaga pericolosissima che ha già portato al
silenzioso sterminio di malati, anziani, soli, depressi e addirittura bambini nei Paesi
stranieri che l’hanno già approvata.


Lo Stato non può mai autorizzare la soppressione, diretta o indiretta, della Vita
umana, così come non può sovvertire quella precisa e salvifica missione e vocazione
del medico, che è sempre quella di tutelare la vita e mai di procurare la morte.


Siamo chiamati per questo ad opporci a tutte quelle iniziative volte a rendere
irreversibile un processo che vede nel legalizzare la morte la via d’uscita a tutte le pene
terrene che la stessa vita ci pone indistintamente come ostacoli di crescita e non di
regressione. Una volta concessa dallo Stato la possibilità di farsi ammazzare da altri a
causa di sofferenze fisiche o psichiche, nulla impedirà di lasciarsi ammazzare anche
per qualsiasi altro motivo, purché lucidamente espresso. Tutti i limiti cadranno e sarà la
fine!


Non solo! Se dal punto di vista etico la questione ci coinvolge nell’intimo in quelle
che sono le sensibilità valoriali di ciascuno, dal punto di vista giuridico la tematica viene
affrontata attraverso percorsi confusi che scatenano proposte normative fuorvianti e
pericolose. Il vuoto legislativo sul fine vita, che sussisteva fino a pochi anni fa in Italia, si
sta evolvendo in un coacervo di proposte – nazionali e regionali – spesso in
contraddizione tra di loro e, in molti casi, più dannose della vacatio legis che intendono
colmare. Su tutte il caso Toscana, dove per la prima volta una legge regionale sul tema è
stata approvata e contro la quale il Governo ha deciso di impugnarla davanti alla Corte
Costituzionale. 

Non meno preoccupante è la situazione a livello Parlamentare dove lo scorso
dicembre, al Senato della Repubblica, è stato depositato il ddl Bazoli (PD), che intende
recepire gli indirizzi della sentenza n° 242/2019, in cui la Corte Costituzionale sollecita il
Parlamento a legiferare in materia. La bozza prende in considerazione i pazienti le cui
condizioni sono irreversibili e con prognosi infausta: per costoro sarebbe previsto il ricorso
a una «morte volontaria medicalmente assistita», nonché sostenuta dal Servizio Sanitario
Nazionale. Una proposta assolutamente inaccettabile e mortifera, che si spera la
maggioranza di Governo possa sonoramente bocciare nello spirito di chi ha da sempre
detto di essere in prima linea proprio nella difesa della Vita in ogni sua fase e condizione.


Tornando alle Regioni, una serie di proposte di legge locali sono state presentate in
tutta la Penisola, tranne che in Trentino-Alto Adige. I casi più noti sono quelli delle regioni
dove la proposta è stata accolta o – al contrario – bocciata dal consiglio regionale. In
cinque di esse (Lombardia, Piemonte, Veneto, Basilicata e Umbria), la presenza di
maggioranze di centrodestra ha favorito il respingimento delle rispettive proposte.
In Lombardia, il progetto di legge dell’Associazione Coscioni è stato bocciato nel
novembre 2024 dal Consiglio Regionale, nonostante in seguito, lo scorso marzo, il
governatore Attilio Fontana abbia espresso il proprio favore alla norma, andando allo
scontro con la propria maggioranza. Qualcosa di analogo è avvenuto in Veneto dove, alla
fine del 2023, il centrosinistra ha appoggiato la proposta radicale. Più lineare è stato l’iter
in Piemonte, dove il governatore Alberto Cirio e la maggioranza di centrodestra si sono
mostrati compatti nel respingere la deriva eutanasica.


Anche nel nostro Molise è stata avanzata una proposta di legge in tal senso che
spero possa cadere nel vuoto non solo per le motivazioni etiche espresse ma anche e
soprattutto perché l’approvazione di una qualunque norma regionale che permetta il
suicidio assistito è incostituzionale, trattandosi di una materia di esclusiva competenza
statale. Ciò renderebbe necessario – come già avvenuto in Toscana – un ricorso del
Governo alla Corte Costituzionale che, se interpellata, con tutta probabilità, boccerebbe
tale legge, o almeno è quanto ci si augura.


“La vita umana è preziosa perché è un dono di Dio il cui amore è infinito: e
quando Dio dà la vita, la dà per sempre” (Giovanni Paolo II).

Francesco PILONE

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