Riceviamo e pubblichiamo
La teoria dei corsi e ricorsi storici del meridionalista Giambattista Vico, nulla ha insegnato alle classi dirigenti del nostro Paese, che si apprestano a stipulare questa mattina nella splendida cornice di Palazzo Chigi l’Intesa sull’Autonomia con le regioni forti del Nord ai sensi dell’art. 116, terzo comma della Carta Costituzionale. Lombardia, Veneto ed Emilia-Romagna, firmeranno un Accordo Preliminare con lo Stato per avere maggiori autonomie su una serie di materie, trattenendo parte dei tributi pagati dai cittadini e dalle imprese dei loro territori, definendo costi standard e potenziando i margini di agibilità di quelle Regioni. Il Governo che uscirà dalle urne del 4 marzo si troverà con un’ipoteca da onorare attraverso il prosieguo del confronto istituzionale e la definizione delle procedure che sanciranno in Italia che oltre alle 5 Regioni a Statuto Speciale ci saranno anche 3 Regioni con prerogative di Autonomia accresciuta. Le forze politiche che hanno sostenuto i Referendum in Lombardia e Veneto, e patrocinato le richieste di trattativa con lo Stato per un negoziato ai sensi dell’art.116 della Costituzione, saranno largamente maggioritarie nel nuovo Parlamento, e salvo imprevedibili capovolgimenti istituzionali, porteranno a termine l’Accordo Preliminare a vantaggio delle regioni più forti del Nord. Nel nuovo assetto di poteri il Sud viene dimenticato, abbandonato e tradito, da classi dirigenti che da tempo hanno smarrito ogni disegno perequativo nazionale assecondando le spinte egoistiche della parte più dinamica del Paese. Il Nord non ha compreso che l’Italia implode se il divario col Mezzogiorno continuerà a crescere, e da solo non ha la forza per competere sui mercati globali. Un conto è un’economia competitiva di 60 milioni di persone capace di incidere sulle politiche europee, altra cosa è un triangolo iper-efficiente di 20 milioni di abitanti di un’area che non è uno Stato e che rimane divisa amministrativamente in tre Regioni. La Germania riconosce un’autonomia maggiore ai propri Lander ma chi contratta con Putin, Trump, la Nato e la Banca Centrale Europea è la Merkel. I tedeschi con un investimento eccezionale hanno sostanzialmente equiparato l’EST all’OVEST in 25 anni per essere più forti come Sistema Paese. L’unità d’Italia risale al 1861 ma tutti gli indicatori certificano la crescita del divario tra Nord e Sud con punte allarmanti sui tassi di disoccupazione, flussi di emigrazione giovanile, investimenti e arretratezza delle infrastrutture. Zaia, (Fontana-Maroni) e Bonaccini, non porteranno lontano le loro Regioni con questa scelta miope. Il Sud proverà a rincorrere il ribellismo secondo i corsi e ricorsi storici affidandosi a proteste, briganti, lamenti, emigrazioni, mafie e illegalità. Lo Stato dopo la rottura della coesione nazionale assisterà al dilagare degli sconfinamenti delle metodologie meridionali a Nord com’è accaduto con il radicamento delle cosche e delle ndrine nel cuore della Padania. La Repubblica, una e indivisibile, descritta nell’art. 5 della Costituzione sarà un’entità più debole, in un contesto internazionale irto di insidie crescenti, fenomeni epocali e competitività agguerrite. Si recuperi la cultura solidale, cristiana e socialista, posta a base di una coesione nazionale, e si riconducano anche le Regioni a Statuto Speciale ad un ordinamento unitario visto che le ragioni storiche originarie sono da considerarsi superate, e si avvii un riordino complessivo ed uniforme sul sistema delle autonomie regionali se si ha a cuore l’Italia.
Michele Petraroia