Petraroia: il futuro del Molise è oltre la palude

Ha ragione lo scrittore Antonio Pastorini quando sprona il Molise a scrollarsi di dosso il retaggio assistenzialistico di un economia drogata dall’impiego pubblico e da prenditori che si vestono da politici  per camuffare meglio i lori interessi privati. In queste sabbie mobili è finita una regione che ha sciupato gli anni migliori dell’autonomismo regionale creando mostruose sovrastrutture burocratiche e bruciando miliardi di euro in progetti inconcludenti che non hanno dato vita ad un sistema economico competitivo, efficiente e in grado di reggere le sfide del mercato. Dopo mezzo secolo di scelte disastrose giungono le conferme impietose dei dati occupazionali, delle crisi settoriali e del sostanziale fallimento di una strategia miope di una classe dirigente inadeguata che non arrossisce nemmeno davanti agli sberleffi de IL GIORNALE di Berlusconi del 26 agosto e de LA STAMPA degli Agnelli del 27 agosto. E’ evidente che il crollo di un sistema di potere manda all’aria posti di lavoro, aziende, uffici pubblici, consulenze, attività produttive e opere pubbliche in un intreccio rovinoso che avvolge tutto e tutti in scontri veementi e velenosi che rimescolano alleanze, colori e cartelli elettorali.  Questa palude acquitrinosa può risucchiare ciò che resta del Molise e c’è già chi è pronto ad attribuirne le colpe storiche al centrosinistra per prepararsi ad una svolta politico-imprenditoriale di destra in cui non ci sarà spazio per vecchi inquilini di quella coalizione. Il gioco è già partito. Tutto ciò che oggi chiude, fallisce e crolla, è colpa della Giunta Frattura, così che si avvia l’investimento politico sulla futura vittoria di un destra-centro anagraficamente rinnovato. Pur consapevoli  di operare schiacciati sul ruolo di incudine, non si può che lottare per condurre il Molise fuori dalla palude, avviando una stagione di riforme radicali tese a favorire le imprese private, il mercato, la competitività del sistema produttivo, e l’efficienza del modello economico. Bisogna ridurre il peso della pubblica amministrazione e orientare gli investimenti verso chi intraprende e chi crea valore e ricchezza.  Con i nuovi fondi europei 2014-2020, con le risorse dell’area di crisi e con un oculato utilizzo dei residui del Por 2007-2013 serve sostenere uno sforzo in favore dell’artigianato, del commercio, dell’agricoltura, del terziario, della vera cooperazione e della piccola impresa, con piani di settore, innovazioni normative, snellimenti procedurali e semplificazioni amministrative. Il Molise del futuro dovrà valorizzare le risorse locali, tutelare l’ambiente e cooperare nelle aree di confine, rilanciando una strategia Macro-Regionale sulle grandi opzioni infrastrutturali ( banda larga, porti, aeroporti, terzia corsia autostradale e alta velocità ferroviaria sull’asse adriatico, accordi sulla ricerca tra poli universitari, interporti ) e sui diritti di cittadinanza quali sanità e scuola come è stato anticipato ieri sera a Vasto dai Presidenti di Abruzzo e Molise. O si svolta verso l’Europa accantonando familismi e localismi, o ci si consumerà in beghe paesane assolutamente inutili.

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