Lavori Commissioni/Manzo: inaspettato attivismo in piena estate, merito della campagna elettorale?

Con un improvviso, inaspettato e agostano rigurgito di dinamismo, il presidente del Consiglio regionale ha richiamato all’ordine i colleghi che guidano le Commissioni consiliari. Ovviamente solo dopo aver ricevuto sollecitazioni e una formale richiesta d’intervento, alla luce della giacenza media delle proposte di legge che, nel passaggio tra la fase spettante agli organismi consiliari, il dibattito in aula e l’eventuale approvazione, supera abbondantemente ogni limite.

In una legislatura che stancamente gocciola verso la fine del mandato, con una maggioranza dilaniata dagli evidenti dissidi politici interni e ora dalla pressione, condita da legittima ambizione per le imminenti elezioni politiche, che si tramuta in vere e proprie contese dei seggi disponibili, il presidente del Consiglio, in piena estate e con la paralisi dell’attività istituzionale ormai alle porte, invita i presidenti di Commissione – tutti esponenti della sua maggioranza – a procedere con gli adempimenti di competenza. 

Proposte di legge iscritte ai sensi dell’articolo 42 dello Statuto, il che significa che il tempo massimo è già scaduto e si procede con una sorta di iter d’ufficio. Il vertice della massima assise istituzionale si accorge (alla buon’ora!) dello stallo e invita all’osservanza e all’applicazione dello Statuto regionale, in base al quale il presidente di commissione, ricevuta dal presidente del Consiglio comunicazione in tal senso, deve provvedere ad iscrivere la relativa proposta di legge all’ordine del giorno della prima seduta successiva, con precedenza su ogni altro argomento. Altro che precedenza: qui siamo all’anarchia politica, al dileggio delle regole, alla miopia e all’ipoacusia nei confronti delle istanze del territorio.

Sono dieci le proposte di legge oggetto della recente comunicazione del presidente di Palazzo D’Aimmo di cui si sono perse le tracce da tempo, in questa legislatura contrassegnata dai soli atti dovuti (le norme in materia finanziaria). Per il resto, come denuncio ormai da mesi, l’attività amministrativa procede senza alcuna visione per il futuro. Basti vedere l’ordine del giorno dei Consigli regionali: mozioni, ordini del giorno, interpellanze. Perché una proposta di legge veda la luce, l’onore di essere discussa in un’assise legislativa c’è bisogno di un miracolo.

Quattro anni e mezzo nel corso dei quali la maggioranza non si è sforzata di tirare fuori dal cilindro una benché minima idea di sviluppo, di crescita, di visione. La stragrande maggioranza delle proposte di legge arrivate in Aula è ascrivibile all’attività delle minoranze consiliari. Quelle poche che portano la firma della maggioranza, bene che va, finiscono per essere impugnate dal Governo per incostituzionalità.

Nell’elenco delle proposte di legge svanite nel nulla, inghiottite dal buco nero del lassismo che ha contraddistinto la maggioranza di centrodestra – drammatico presagio di quello che potrà colpire l’intero paese – e che oggi lancia la sfida allo stacanovismo di parata ve ne sono solo alcune partorite dai consiglieri che hanno sostenuto il governo Toma in tutto questo tempo. Una risale al tempo in cui in Aula sedeva Paola Matteo, sacrificata poi sull’altare della surroga. Facciamoci due conti.

Inoltre, tra quelle parcheggiate da tempo immemore, c’è anche la proposta di legge a mia firma sull’istituzione del Cal, il Consiglio delle Autonomie Locali. Quello originale però. Non la versione surrogata dell’istituto che al momento viene tirato in ballo ogni tanto dal Governo regionale.

Un organismo di raccordo, soprattutto in ambiti molto delicati (altra mia proposta di legge) che avrebbe ricucito sul territorio l’idea del governo regionale con le necessità delle singole comunità, restituendo la parola alle amministrazioni locali, ai sindaci dei nostri Comuni. Proposta di legge depositata ad inizio legislatura.

Siamo ad agosto, il presidente del Consiglio regionale che è organo super partes ma aspira al ruolo di governatore da mesi e/o ad un seggio in Parlamento – ed è quindi in piena campagna elettorale – mostra i muscoli solo dopo le segnalazioni e la nota scritta di un consigliere regionale del M5S di adempiere al proprio compito istituzionale.

Un rigurgito di dinamismo istituzionale che arriva quando è tutto fermo: il mese di agosto infatti coincide con lo stop delle attività amministrative, non risulta al momento convocato nemmeno il prossimo Consiglio regionale e le scadenze per le prossime elezioni politiche fanno prevedere l’attenzione puntata verso la Capitale.

A fine legislatura, ci si accorge che ci sono proposte di legge che sono state iscritte ai sensi dell’articolo 42 dello Statuto (e quindi con procedura d’ufficio che dovrebbe accelerarne l’iter) e che per motivi assai diversi da quello che dovrebbe animare l’attività istituzionale, e cioè l’interesse per il territorio che si amministra, sono chiuse in un cassetto mentre avrebbero potuto dispiegare i propri effetti. Chissà se al posto della indennità di funzione, lautamente retribuita ai presidenti di commissione, venisse reintrodotto il gettone di presenza. Ho il sospetto che le Commissioni si riunirebbero anche 3 volte alla settimana.

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