Il Centro sociale ‘Il Melograno’ pronto a riprendere attività in presenza. Appello al presidente Toma: “Servono subito i piani territoriali”

Mentre la fase 2, pur fra mille contraddizioni, sembra avviarsi, l’attenzione alla
disabilità latita. Il Centro sociale “Il Melograno” ben consapevole del profondo disagio
causato ai suoi giovani utenti e alle loro famiglie dal protrarsi del lockdown –
nonostante l’impegno profuso per realizzare le attività in smart-working -, all’indomani
dell’emanazione del DPCM del 26 aprile, ha messo in atto ogni possibile strumento
idoneo a consentire di riaccogliere i suoi ragazzi in sede.


Il poter disporre di spazi e di strutture dalle dimensioni considerevolmente superiori a
quelle richieste dalle misure di distanziamento, assicurando la possibilità di garantire la
salute di utenti ed operatori, ha permesso di adottare il protocollo anticontagio e di
acquisire – sia pure con grave disagio economico –  dotazione di materiali e strumenti
conseguenti. Alla possibilità di riprendere anche immediatamente le attività, si
frappone, però, la mancanza dei ‘piani territoriali adottati dalle Regioni’ che,
“attraverso eventuali specifici protocolli, assicurino il rispetto delle disposizioni per
la prevenzione del contagio e la tutela della salute”, come previsto dall’art. 8 del
citato DPCM.


Contando sulla consapevolezza – che al Decisore Politico non può mancare – del grave
danno anche psicologico che l’assenza di disposizioni può causare ad una categoria di
cittadini tra le più fragili, l’Associazione ha sottoposto per iscritto il problema al
Presidente della Giunta Regionale, sperando di essere messa rapidamente in grado di
riprendere appieno le attività: “dar voce a chi non ha voce”, ovvero la tutela dei diritti
dei cittadini che fanno più fatica, è compito fondamentale delle Associazioni di
Volontariato che operano al loro fianco.

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