Gigafactory a Termoli/ De Chirico: opportunità di allargare l’indotto, ma serve attenzione sulla tutela ambientale

È comprensibile l’entusiasmo dopo l’annuncio fatto dall’amministratore delegato di Stellantis, perché una Gigafactory nello stabilimento di Termoli è senz’altro una novità sensazionale per il Molise. Tuttavia in attesa di capire l’impatto del progetto sulla salvaguardia dei posti di lavoro, credo sia importante allargare il discorso. Politica e tessuto imprenditoriale del territorio molisano dovranno essere attenti all’evoluzione del settore e alle sue successive trasformazioni.

Infatti, se da un lato c’è una grossa opportunità di allargare l’indotto, riformarlo e riadattarlo alle nuove tecnologie necessarie per costruire gli accumulatori, dall’altro c’è la necessità di capire cosa si produrrà all’interno di questo grande contenitore industriale. Ed ancora resta da capire come si promuoverà l’impronta ecologica della produzione, riguardo agli inquinanti emessi durante il processo e all’impatto ambientale legato alle materie prime. È vero che il crescente mercato delle auto elettriche incentiverà la transizione ecologica, ma lo stesso non si può dire per la produzione, ad esempio, delle batterie agli ioni di litio.

I processi produttivi e gli agenti chimici utilizzati, peraltro, potranno modificarsi nel tempo e gli organi regionali deputati al controllo ambientale dovranno essere scrupolosi. Dovrà essere potenziata la capacità di produrre con minori emissioni e minore impiego di materie prime, servirà progettare e realizzare gli accumulatori garantendo la maggiore riciclabilità possibile quando avranno esaurito il loro ciclo utile, in modo tale da poter recuperare plastiche e metalli da ogni singolo componente. Ma questo è un discorso programmatico globale che interessa i massimi livelli istituzionali.  Ancora non è chiaro se lo stabilimento si occuperà del solo assemblaggio delle celle elettrochimiche, importate magari dalla Cina, oppure anche della produzione delle singole celle, partendo proprio dalle materie prime. Le valutazioni sul futuro dello stabilimento e dell’indotto sarebbero differenti.

Comunque sia, la scelta aziendale di scartare lo stabilimento Mirafiori di Torino a vantaggio di quello termolese, che ha sorpreso i sindacati nazionali e  politici nostrani, anche quelli che oggi fanno finta di non esserlo richiamando preventive interlocuzioni con i vertici aziendali, è certamente legata a diversi fattori, ma la vicinanza di importanti aziende chimiche nello stesso nucleo industriale potrebbe aver avuto più influenza sui decisori. Spero che quest’ultimi abbiano tenuto conto della tutela ambientale nonché del monitoraggio della qualità ambientale e della salvaguardia del territorio. Tutto ciò deve essere garantito allo stesso modo, sia a Torino che nei luoghi ‘periferici’ come Termoli.

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