Aree a rischio. E il Molise? Si amplifica il dramma del Nord e si occulta quello del Mezzogiorno

La Giunta Regionale ha adottato la Delibera di istituzione di un nucleo tecnico straordinario coordinato dal Direttore della Programmazione affidandogli il compito di monitorare tutti i provvedimenti in itinere sul lavoro, per accelerare la spesa dei fondi comunitari 2007-2013 e per velocizzare ogni misura di incentivo alle imprese e di sostegno all’occupazione. Nella mattinata di ieri si è svolta la riunione presso l’Assessorato al Lavoro con l’INPS e un gruppo ristretto della Commissione Tripartita per acquisire gli estremi dei Decreti Ministeriali sulle nuove regole degli ammortizzatori sociali in deroga e prendere atto del riparto di 2,7 milioni di euro per il 2014 in favore del Molise.
C’è però uno scarto di consapevolezza tra la drammaticità della crisi meridionale descritta impietosamente nell’ultimo Rapporto SVIMEZ che ha spinto sindacati, imprese, associazioni ed enti locali a sottoscrivere con la Regione un’Intesa per il Lavoro, e la descrizione che viene fatta sulla stampa nazionale in cui il Molise non appare, non esiste e non viene menzionato.
Un articolo de Il messaggero riporta le 150 situazioni di crisi nazionali aperte presso il Ministero dello Sviluppo con l’elenco dettagliato delle aree e delle regioni più esposte.
Si amplifica il dramma del Nord e si occulta quello del Mezzogiorno arrivando ad ignorare i 1.200 posti di lavoro a rischio tra GAM, ITTIERRE e indotto metalmeccanico tra Bojano, Isernia e Venafro, come a voler derubricare in un’Italia Minore non degna di nota i numeri che in proporzione al totale degli occupati sono tra i primi in assoluto a livello nazionale.
Ovviamente il tema non va posto agli organi di informazione che si limitano a registrare quello che si percepisce a Roma, ma deve indurre le parti sociali del Molise, il sistema delle autonomie locali, le associazioni imprenditoriali, la regione, i parlamentari e le forze del terzo settore ad alzare il tiro nei confronti del Governo. L’Intesa sul Lavoro e sul riconoscimento dell’area di crisi rappresenta il presupposto per ottenere il risultato.
Sicuramente segna l’acquisizione di un metodo utile che unisce le energie regionali ma non bisogna commettere l’errore di confondere la sottoscrizione dell’Intesa sul “Molise che non si arrende” con il percorso che si annuncia irto di ostacoli per vedersi riconosciuta la situazione di crisi complessa ai sensi dell’art. 27 della Legge n. 134/2012 con le relative risorse straordinarie necessarie ad invertire il trend e sostenere gli investimenti per le imprese e per l’occupazione.

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