Antonio Federico: approvato emendamento in commissione per reintrodurre obbligo clausola sociale

“Con il voto favorevole in commissione alla reintroduzione dell’obbligo di clausola sociale, il Parlamento tende una mano a migliaia di lavoratrici e lavoratori altrimenti esposti al rischio continuo di licenziamento”.
Così Antonio Federico, capogruppo del Movimento 5 Stelle alla Camera dei deputati, primo firmatario di un emendamento collegato alla legge delega del Codice degli Appalti e approvato ieri in commissione Ambiente.
“Le ditte che subentrano nella gestione degli appalti pubblici – riprende Federico – avranno sempre l’obbligo di riassumere tutto il personale precedentemente impiegato. In questo modo tuteliamo soprattutto le categorie che operano negli appalti di servizi ad alta intensità di manodopera, i lavoratori ‘deboli’ o chi lavora negli ospedali e nelle strutture socio-sanitarie, ma anche quanti lavorano nelle scuole, nei ministeri o negli uffici pubblici, svolgendo servizi essenziali per la collettività come pulizia e sanificazione, i servizi di mensa o vigilanza.
La versione del Ddl Appalti che era stata approvata in Senato – continua il deputato – introduceva la facoltà e non l’obbligo di inserire clausole sociali nei bandi di gara. Quindi c’era bisogno di fare chiarezza, di vincolare le ditte che operano nel pubblico a riassumere: proprio in questa direzione va l’emendamento approvato in commissione Ambiente con il parere favorevole del Governo. Lo ritengo un passaggio doveroso perché, come ho sempre detto, la necessaria semplificazione delle procedure non può mai essere condotta a danno delle lavoratrici e dei lavoratori.
In questo senso è stato determinante lo scambio costante con la Cgil e le altre sigle sindacali, una collaborazione che proseguirà perché sono ancora tanti i correttivi e gli interventi di cui necessita il comparto lavoro. Infatti continuiamo a spingere sull’introduzione del salario minimo universale e sui temi collegati alla sicurezza. Serve stabilità ma allo stesso tempo servono innovazione, una solida rete di garanzie e interventi strutturali” conclude Antonio Federico.

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