Soppressione scuola primaria presso il carcere di Isernia: nuovo intervento dell’Anief

carcere iserniaApprezziamo il comunicato congiunto delle sigle sindacali rappresentative riguardo alla soppressione della scuola primaria carceraria, scelta ‘dirompente’, di cui ‘non si comprende la ratio’. Di molte scelte dell’amministrazione scolastica regionale e provinciale, purtroppo, non si comprende la ratio. Eppure le sigle sindacali rappresentative partecipano alla contrattazione decentrata regionale e provinciale, parte fondamentale dell’elaborato processo di formazione del famigerato organico, quell’organico (di diritto e di fatto) in base al quale tutto si giustifica nel mondo della scuola e potrebbero, a nostro avviso, contribuire maggiormente a rendere le scelte di tale amministrazione meno discutibili, più chiare e trasparenti. Gli atti posti in essere dalla direttrice della Casa Circondariale di Isernia al fine della ricostituzione del posto di scuola primaria non hanno dato gli esiti sperati.

Soltanto una magra consolazione. Il Dirigente del C.T.P., si legge in un comunicato indirizzato anche agli organi di stampa, “garantirà, pur in assenza di specifica assegnazione di personale docente di scuola primaria, opportunità formative agli ospiti della Casa Circondariale, privi di titolo della scuola dell’obbligo in condizione di analfabetismo di ritorno”. La scuola primaria carceraria ad Isernia non esiste più, i corsi vengono assicurati dai docenti in organico al C.T.P. Apprezziamo le intenzioni e la competenza del Dirigente Didattico della San Giovanni Bosco – sede del C.T.P. di Isernia che, pur in mancanza di posto e quindi di docente di scuola primaria, intende “assicurare tali opportunità formative” attivando azioni di innovazione ai sensi dell’. 4 del D.P.R. 263 del 2012. Peccato che il D.P.R. in questione, contenente il “Regolamento recante norme generali per la ridefinizione dell’assetto organizzativo didattico dei Centri di istruzione per gli adulti”, rimandi alla definizione delle linee guida non ancora emanate aspetti di cruciale importanza quali: l’articolazione del monte ore complessivo (quadri orari), il riconoscimento dei crediti comunque acquisiti, la personalizzazione dei percorsi di studio, le attività di accoglienza e orientamento finalizzate alla definizione del fondamentale “Patto formativo individuale”. Il percorso con il quale si intende sopperire alla soppressione del corso di scuola primaria viene definito nel DPR come percorso di I° livello, un percorso di 400 ore complessive finalizzato al conseguimento del titolo di studio conclusivo del I ciclo (ex licenza media), percorso incrementabile fino a un massimo di ulteriori 200 ore, in assenza della certificazione conclusiva della scuola primaria. Quello che il DPR non dice è a quali docenti sarebbero affidate queste 200 ore di (ri-)alfabetizzazione.
Con la soppressione del posto e, quindi, del docente di scuola primaria, al C.T.P. di Isernia restano in organico 3 docenti, tutti di scuola secondaria di I grado, docenti che non hanno e non possono avere le competenze necessarie al compito di alfabetizzazione primaria. Occorrerebbe, inoltre, considerare il contesto e l’utenza particolare alla quale ci si rivolge, un contesto dagli assetti organizzativi e didattici che il D.P.R. non prende neanche in considerazione. Della scuola in carcere nessuna traccia nel nuovo e tanto atteso testo normativo. In tale contesto non sempre di può parlare di analfabetismo di ritorno, più spesso siamo di fronte alla difficile e complessa opera di alfabetizzazione culturale primaria di una popolazione adulta proveniente da ambienti particolarmente svantaggiati, opera che negli anni precedenti era svolta con normale corso quinquennale di scuola primaria tenuto da maestro in organico di diritto. Negli ultimi due anni, invece, il posto è stato utilizzato in organico di fatto per quella fase delle operazioni mobilità che riguardano il personale docente in utilizzazione o assegnazione provvisoria. Anziché rendere stabile un segmento fondamentale dell’istruzione per garantire quei diritti e superare quegli ostacoli ben definiti anche dall’Ordinamento Penitenziario del 2000 (art. 41) e dal recente Protocollo di Intesa tra Miur e Ministero della Giustizia, recante il nome di “Programma speciale per l’istruzione e la formazione negli istituti penitenziari.” Il protocollo dispone un’assunzione di compiti, responsabilità specifiche e obblighi comuni tra i due Ministeri, ed ha lo scopo di promuovere una gestione veramente coordinata ed efficace della formazione all’interno di un contesto dagli assetti organizzativi e didattici molto peculiari. Da un lato, quindi, il legislatore sta tentando di superare i punti dolenti della scuola in carcere, quali la carenza di spazi materiali didattici e mezzi, l’alta percentuale di abbandono dovuta a perdita di interesse, trasferimenti da carcere a carcere, incompatibilità con gli orari imposti dal carcere e difficoltà di garantire contemporaneamente due diritti costituzionali quali l’istruzione e il lavoro. Dall’altro, si pensa di poter rimediare ad un atto gravissimo attingendo ad un DPR che non è attuativo perché non sono state emanate le linee guida, perché si riferisce a nuove Istituzioni autonome che non sono nate grazie al solito richiamo all’invarianza finanziaria, perché, infine, l’annuale Circolare Ministeriale sull’adeguamento degli organici di diritto alle situazioni di fatto (n. 18 del 4 luglio 2013) ribadisce che l’avvio dei CPIA è stato previsto a partire dall’a.s. 2014/2015 . La citata circolare, nel paragrafo concernente l’Istruzione degli adulti, recita: “In relazione all’attuazione progressiva delle citate disposizioni, le dotazioni organiche dei Centri territoriali permanenti rimangono confermate nelle attuali consistenze. […] Nell’ambito delle risorse di organico assegnate, vanno tenute in debita considerazione le scuole funzionanti presso gli istituti di pena e presso gli ospedali. Ed è questo un altro punto dolente di cui la scrivente organizzazione non riesce a venire a capo. L’amministrazione scolastica regionale ritiene che il C.T.P. di Isernia non abbia una ‘scuola carceraria’ annessa, come risulta dai bollettini ufficiali delle scuole statali.
Nel Molise esiste soltanto una scuola primaria – ruolo speciale sede carceraria. I corsi di scuola primaria e di scuola media che si svolgono presso la Casa Circondariale di Isernia sono, appunto, corsi, e non scuola carceraria. Tuttavia, ormai da diversi anni, le attività istruttive negli istituti penitenziari, relative alla scuola primaria e secondaria di 1° grado, vengono gestite dai Centri Territoriali Permanenti (CTP), istituiti con ordinanza del Ministero dell’Istruzione n. 455 del 1997 e tutti i docenti in servizio presso le carceri sono in organico ai rispettivi C.T.P. Se l’essere scuola carceraria potrebbe garantire una maggiore stabilità alle attività didattiche, allora chiediamo cosa occorre al fine della sua istituzione e come mai non sia stata istituita. Ma a noi sembra soltanto una sottile e cavillosa distinzione facente capo ad una normativa del 1958, che non è stata più modificata pur entrando in contrasto con l’istituzione dei C.T.P.
Infine, se ancora esiste il ruolo speciale per il posto di scuola primaria con sede carceraria, ruolo per accedere al quale è richiesto titolo speciale non previsto per gli altri docenti in organico al C.T.P., allora ci chiediamo come sia stato possibile dare questo posto come utilizzazione o assegnazione provvisoria a personale sprovvisto di tale titolo.
Tornando alla tanto controversa questione degli organici, ossia alla ‘distribuzione di posti e ore di insegnamento’, solo da un esame accurato dei dati si potrà dedurre se tale soppressione fosse  davvero inevitabile per rispettare limiti ed equilibri di bilancio. Per i lettori non esperti di un settore la cui normativa e le cui procedure sono talmente complesse da impedire anche ai lavoratori del settore stesso di venirne a capo, chiariamo che: la riduzione dell’organico – dei posti di lavoro – scolastico in atto negli ultimi 10 anni, grazie a una politica governativa che ha trovato nella scuola il più appetitoso bacino di risparmio del paese, ha determinato una vera lotta tra le istituzioni scolastiche che tentano di accaparrarsi il maggior numero di ore di insegnamento. In sede di comunicazione dei dati della popolazione scolastica, e ai fini della determinazione dell’organico delle scuole di ogni ordine e grado e della distribuzione delle classi e quindi dei posti, si gioca una partita tra Direzioni Regionali, che ricevono dal MIUR una previsione di organico, uffici scolastici provinciali (USP), Dirigenti Scolastici, sindacati regionali e provinciali, partita che diventa talvolta un gioco di potere che finisce col favorire alcuni istituti anziché altri.
Tornando allo specifico della vicenda della Casa Circondariale di Isernia, è incredibile che da tutta questa procedura, non sempre evidentemente corretta e trasparente, ne sia risultata la perdita di diritti di un’utenza svantaggiata e con un alta percentuale di analfabetismo di ritorno e non solo. Anche riducendo le abbondanti ore di contemporaneità nella scuola primaria, ore che servono per abbattere i limiti legali, talvolta insostenibili, stabiliti per l’attribuzione dell’organico, con la connivenza dei sindacati rappresentativi, degli USP e dei Dirigenti Scolastici, si sarebbe potuto conservare il ‘posto’ di scuola primaria carceraria, se non si fossero tenuti in vita plessi ‘antieconomici’ con numeri risibili di alunni, plessi che avrebbero dovuto da anni essere ‘razionalizzati’, parola tanto usata quanto svuotata di significato concreto.
Per non rischiare di risultare vaghi, rappresentiamo un caso emblematico. Una docente di ruolo nella scuola primaria della provincia risulta avere una cattedra così composta: 8 ore di lingua inglese e 14 ore di compresenza con gli altri docenti. Da questa situazione, ognuno può trarre le dovute conclusioni riguardo alla necessità di sopprimere il posto di scuola primaria presso la casa circondariale di Isernia.

Direttivo Regionale Anief Molise

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