martedì, Novembre 25, 2025
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Consiglio regionale: Immediata cessazione delle operazioni militari nella striscia di Gaza, approvato odg

Il Consiglio regionale, presieduto dal suo Presidente Quintino Pallante, nella seduta di ieri mattina ha approvato (con voto all’unanimità dei presenti, 7 assenti,) un ordine del giorno proposto dai Consiglieri di maggioranza per l’immediata cessazione delle operazioni militari nella striscia di Gaza, per la liberazione incondizionata di tutti gli ostaggi israeliani, per l’avvio di un processo di pace stabile e per favorire il processo di riconoscimento della Palestina. Prima della discussione i Capigruppo Greco e Fanelli hanno comunicato, fornendone motivazione, a nome dei colleghi del Movimento 5 Stelle e del Partito Democratico, la non partecipazione alla discussione e al voto dell’ordine del giorno.

Nella parte motiva dell’atto di indirizzo si evidenzia come il conflitto in corso in Medio Oriente sta provocando un drammatico bilancio di vittime civili, distruzioni e sofferenze, con conseguenze umanitarie devastanti per le popolazioni coinvolte. Si rileva ancora come la reazione militare di Israele nei confronti della Striscia di Gaza si configura come sproporzionata ed inaccettabile rispetto ai principi di necessità e proporzionalità stabiliti dal diritto internazionale umanitario, generando un altissimo numero di vittime civili innocenti. Si evidenzia poi che tra le vittime si contano migliaia di bambini, ragazzi e giovani, colpiti nelle loro case, scuole e ospedali, privati non solo della vita ma anche del diritto a un futuro, in violazione della Convenzione delle Nazioni Unite sui Diritti dell’Infanzia. Ancora l’Assemblea richiamata la necessità di favorire ogni iniziativa diplomatica e multilaterale, anche attraverso le Nazioni Unite, l’Unione Europea e le organizzazioni internazionali competenti, volta al raggiungimento di un cessate il fuoco e alla creazione delle condizioni per una pace giusta e duratura tra le parti, nel rispetto dei diritti fondamentali dei popoli coinvolti.

Tanto premesso il Consiglio regionale, condividendo la posizione del Governo nazionale italiano (che ha condannato con fermezza l’attacco terroristico di Hamas e ha sostenuto l’urgenza di un cessate il fuoco e di un percorso di pace) impegna il Presidente della Giunta regionale a porre in essere tutte le azioni necessarie presso il Governo nazionale, il Ministero degli Affari Esteri e la Presidenza del Consiglio dei Ministri, affinché l’Italia si faccia promotrice, in tutte le sedi internazionali competenti, di una pressione diplomatica volta:

  • alla immediata cessazione delle operazioni militari di Israele contro la Striscia di Gaza;
  • alla liberazione incondizionata di tutti gli ostaggi israeliani, in conformità con il diritto internazionale umanitario;
  • alla ricerca di un cessate il fuoco immediato e duraturo, garantito da osservatori internazionali;
  • alla costruzione delle condizioni politiche, sociali e diplomatiche per un processo di pace stabile, giusto e condiviso, fondato sul riconoscimento reciproco e sul rispetto dei diritti umani, di favorire il processo di riconoscimento della Palestina.

L’Assemblea legislativa regionale in precedenza aveva esaminato e discusso (interventi dei Consiglieri Fanelli, Greco, Gravina, Di Pardo, Niro, Salvatore, Primiani, Romano , Facciolla e del Presidente della Regione Roberti) in precedenza una mozione proposta dai Consiglieri Fanelli, Salvatore, Facciolla, Primiani e Gravina avente ad oggetto: “Impegno al Governo Italiano per fermare il genocidio in Palestina e per garantire la sicurezza degli equipaggi di Global Sumud Flotilla. Impegno al Presidente della Regione di sospendere di ogni rapporto istituzionale/commerciale con il Governo di Israele”. La proposta di atto di indirizzo in sede di votazione (7 favorevoli e 14 contrari) non ha raggiunto in sede di votazione il quorum di consensi necessario per essere approvato.

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Per i rider servono garanzie e contratti

Alfredo Magnifico

Una volta ci si interrogava, si ragionava, si lottava, si otteneva, oggi sembra siamo diventati tutti più egoisti, individualisti e menefreghisti, sarà effetto Covid o effetto senso del benessere?

Ho avuto modo di esprimere i miei sentimenti nei confronti di chi rischia quotidianamente la propria incolumità in sella a una bicicletta per consegnare a casa il cibo.

Sarebbe bello che anche come clienti/consumatori, si proponesse una sorta di ‘sciopero’ delle ordinazioni, in solidarietà, fin a quando le piattaforme di consegna del cibo a domicilio non garantisce tutele minime ai ciclofattorini.

Come consumatori dobbiamo chiederci se il costo reale di un servizio, quasi gratuito ma sul quale c’è un utile da parte di alcune società, viene pagato dai lavoratori, in termini di sotto- tutela.

Quello dei modelli di consumo, verso quali esiti conducono, è un grande tema che ci interpella tutti.

Le tutele minime da garantire ai ciclofattorini dovrebbero essere

·        il diritto a un compenso dignitoso, che non è solo una cifra adeguata, ma in particolare il superamento del cottimo puro, del compenso a singola consegna.

·        la questione della sicurezza e salute del lavoratore; non solo assicurare i rider all’Inail e dare loro copertura previdenziale,

·        prevedere la necessaria dotazione di dispositivi individuali di sicurezza come casco, luci, ecc, in questo segmento di attività il rischio di incidente è alto, con potenziali effetti invalidanti.

·        il diritto al riposo

·        la trasparenza del sistema di costruzione del ranking e dell’algoritmo che premia e penalizza i lavoratori, regolando le prestazioni. Con il rischio che si alimenti anche una concorrenza spietata fra gli stessi lavoratori per accaparrarsi gli orari e le consegne migliori, fino a fenomeni che potremmo chiamare di «autosfruttamento » fra i rider stessi.

Il decreto del governo non corrisponde a quanto gli esponenti del governo  avevano prospettato, finendo per deludere le attese che si erano create tra i rider, uno solo il punto positivo l’assicurazione obbligatoria per tutte le tipologie di lavoratori coinvolti.

Il decreto non chiarisce le ambiguità sulla natura del rapporto, sulla remunerazione prevede una sorta di cottimo parziale che, è negativo.

Il vero limite di tutta la vicenda è che la soluzione non può che venire da una vera contrattazione fra le parti, inserendo questi lavoratori o nelle tutele complessive di un contratto nazionale o in un salario minimo con diritti minimi legiferati.

Decreto o contrattazione, con tutele e limiti. La vera questione è: se il lavoro, pur nella discontinuità, nella libertà di prestazione e nell’’agilità’ offerta dalle nuove tecnologie, viene riconosciuto e l’apporto delle persone viene valorizzato, bene, se invece si dovesse verificare che questa o altre attività dei cosiddetti nuovi lavori, si reggono esclusivamente sulla sottotutela, sul sotto-pagamento, sull’insicurezza dei lavoratori, allora dovremmo porci la domanda se vogliamo che sia legalizzata la schiavitù, sotto la forma dei nuovi lavori.

C’è un ritardo del sindacato nell’affrontare questi temi e una diffidenza dei giovani nei confronti del sindacato.

Non si possono negare ritardi, difficoltà a rappresentare questi nuovi segmenti del lavoro e diffidenze.

Un mio vecchio segretario, mi ripeteva spesso: ”noi rappresentiamo un orticello, ma la prateria inesplorata è molto estesa ed è li che dobbiamo andare a seminare i sentimenti di giustizia e di speranza in un mondo migliore e più tutelato.

La politica e il sindacato tradizionale, non ha fatto niente per loro, forse come nuovo sindacato, come consumatori e come addetti ci potrebbe essere un modo di rappresentare questi nuovi lavori privi di ogni tutela.

Alfredo Magnifico

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Ehiweb scommette sulla velocità: 10 Giga FTTH e router Wi-Fi 7 incluso

(Adnkronos) –  
In collaborazione con: Ehiweb
 La connettività domestica e aziendale amplia le sue possibilità grazie ad una nuova offerta introdotta da Ehiweb, il provider italiano che da anni si distingue, tra i tanti motivi, anche per la qualità della sua fibra ottica. L’obiettivo di Ehiweb.it è presto detto: una scommessa sulla velocità fatta attraverso la FIBRA Ottica 10 Giga. Linea innovativa basata su tecnologia FTTH (Fiber To The Home) con standard XGS-PON, capace di raggiungere fino a 10 Gbps in download e 2,5 Gbps in upload. Sfruttando la rete Open Fiber, l’infrastruttura riesce a portare direttamente a casa o in ufficio un servizio pensato per chi ha esigenze di banda molto elevate, non solo per lo streaming e il gaming, ma anche per accedere ad applicazioni professionali, per lavorare in smart working e gestire i dispositivi IoT.  
L’offerta fibra ottica da 10 Giga in download e 2,5 Giga in upload è disponibile con una formula che non prevede vincoli di durata né aumenti futuri. Come per tutte le altre offerte firmate Ehiweb, il prezzo proposto rimane fisso per sempre se la si sottoscrive entro il 30 settembre 2025. La trasparenza dei prezzi, infatti, è uno dei capisaldi della filosofia di Ehiweb e del suo impegno per i servizi internet di casa e ufficio. Inoltre, di notevole interesse è l’inclusione gratuita del modem FRITZ!Box 4690, fornito in comodato d’uso. Questo router è progettato per supportare appieno la fibra 10 Giga ed è compatibile con le nuove tecnologie di rete. Integra Wi-Fi 7, una porta WAN da 10 Gbps, una LAN da 10 Gbps e tre porte LAN a 2,5 Gbps, rendendo possibile la connessione veloce di più dispositivi contemporaneamente. Ma la scommessa di Ehiweb non si limita alla velocità. Il pacchetto punta anche sulla stabilità della connessione e sulla semplicità d’uso. La linea FTTH, infatti, garantisce che il cavo in fibra arrivi direttamente all’abitazione, senza tratte finali in rame che possano ridurre le prestazioni. Gli utenti possono utilizzare il modem fornito, oppure scegliere se configurarne uno proprio, con il supporto tecnico di Ehiweb disponibile per facilitare l’attivazione e la gestione. La Fibra 10 Giga è una promozione particolarmente interessante per le famiglie numerose o i piccoli uffici che condividono la rete fra più dispositivi, trattandosi della scelta ideale per svolgere diverse attività online senza subire interruzioni o rallentamenti. Una rete così veloce, tra l’altro, risponde benissimo alle esigenze delle case smart, poiché la sua integrazione con sistemi di casa intelligente riduce ritardi e migliora l’affidabilità della connessione. Questa promozione dal prezzo competitivo, unita all’assenza di vincoli contrattuali e alla dotazione di un modem di fascia alta rende Ehiweb uno dei provider che sa dare il massimo della tecnologia, sia in casa che per la propria attività. Il futuro apre le porte ad offerte internet che, come questa, segnano un passo verso una connettività sempre più diffusa ad altissima velocità. Difatti l’offerta 10 Giga si colloca in perfetta sintonia con l’evoluzione che guarda alla capacità di garantire prestazioni elevate e strumenti tecnologici adeguati dal grande valore competitivo. —tecnologiawebinfo@adnkronos.com (Web Info)

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Achille Lauro nuovo volto Motorola: una partnership tra arte e tech – Il video

(Adnkronos) – Motorola, per mezzo di una nota ufficiale, ha annunciato la partnership con Achille Lauro, nuovo Brand Ambassador per l'Italia. La collaborazione prende forma in una campagna digitale esclusiva, già online, che vede l'artista protagonista insieme alla famiglia di smartphone Motorola edge, in particolare il nuovo motorola edge 60 neo. Questa sinergia rafforza il legame tra il brand di smart device e il mondo della musica, un linguaggio universale che ispira le nuove generazioni. La scelta di Achille Lauro, "artista poliedrico, icona di stile e figura di spicco", riflette la filosofia di Motorola: rivolgersi a un pubblico che non teme di distinguersi e che vuole esprimere la propria individualità con audacia e dedizione. "Achille Lauro incarna perfettamente i valori di Motorola: innovazione, audacia, autenticità e la capacità di distinguersi," ha dichiarato Giorgia Bulgarella, Head of Marketing di Motorola Italia. "Il suo percorso artistico, la sua inconfondibile estetica e il suo profondo legame con la musica lo rendono il partner ideale per rafforzare il nostro messaggio e la nostra connessione con un pubblico che cerca non solo tecnologia, ma anche un modo per esprimere la propria identità." Ecco il video della nuova campagna Motorola che vede protagonista Achille Lauro  Il fulcro della campagna, ideata da EY Studio+, è una potente metafora visiva: un ascensore che accompagna l'artista in un viaggio ascensionale. Questo percorso non è un semplice spostamento fisico, ma un simbolo della capacità di elevarsi "al di sopra del rumore di fondo" e di superare le convenzioni. Il video si chiude con una domanda diretta che sfida lo spettatore: "E tu che fai, sali?". Un invito a essere autentici e a lasciare il proprio segno nel mondo. "Ho sempre creduto che lo stile non sia solo apparenza, ma un vero atto di libertà, il modo in cui scegliamo di raccontarci e di lasciare un segno," ha affermato Achille Lauro. "Collaborare con Motorola significa portare questa visione… anche nel mondo della tecnologia: rompere gli schemi, elevarsi, raccontarsi senza filtri. Questa campagna si rivolge a una generazione che non ha paura di mostrare chi è." —tecnologiawebinfo@adnkronos.com (Web Info)

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A Varese i rifiuti elettronici diventano un’opera d’arte

(Adnkronos) – I rifiuti elettronici, spesso dimenticati nei cassetti delle case, sono al centro di un ambizioso progetto di cittadinanza attiva a Varese. Con l’iniziativa “Terra Rara”, il consorzio Ecolight, in collaborazione con il Comune di Varese e la curatela di Karakorum Impresa Sociale, mira a trasformare i piccoli RAEE (Rifiuti da Apparecchiature Elettriche ed Elettroniche) in un'opera d'arte, in un percorso di sostenibilità che unisce arte, educazione e impegno civico. Il progetto, che coinvolgerà cittadini e studenti da fine settembre a gennaio 2026, si concentra in particolare sulla raccolta dei RAEE di piccole dimensioni (raggruppamento R4), come smartphone, auricolari, caricabatterie, mouse e piccoli elettrodomestici. 
L'iniziativa prenderà il via nelle scuole superiori con workshop di sensibilizzazione, seguiti da una campagna di raccolta in istituti e luoghi pubblici fino al 27 novembre. I materiali raccolti verranno affidati all'artista Livia Paola Di Chiara che li userà per creare un'opera contemporanea, intitolata anch’essa “Terra Rara”. La creazione dell’opera avverrà “in diretta” negli spazi a lato dell’ex teatro Politeama, trasformando uno spazio vuoto in un luogo di incontro e partecipazione. L'obiettivo è coinvolgere la popolazione, che potrà assistere al processo creativo, dialogare con l'artista e diventare protagonista simbolica dell’azione trasformativa. Al termine, l'installazione sarà esposta a Palazzo Estense nel periodo natalizio e, successivamente, i materiali verranno smantellati e inviati agli impianti di trattamento. "

Questo progetto rappresenta una sfida per Ecolight

",
ha dichiarato Walter Camarda, presidente del consorzio, "
Terra Rara è un cambio di prospettiva: è un’iniziativa che parte dal basso per diventare azione corale. I RAEE sono riciclabili per oltre il 90% del loro peso e contengono quelle terre rare, tanto ricercate e tanto preziose". Camarda ha sottolineato che l'iniziativa non si concentra solo sulle materie prime, ma sul pianeta, con l'obiettivo di "aumentare la raccolta dei RAEE" e, se avrà successo, di diventare un format da replicare in altre città.  
Nicoletta San Martino, assessora alla tutela ambientale, sostenibilità sociale ed economia circolare del Comune di Varese, ha accolto il progetto con entusiasmo, ribadendo il principio "da rifiuto a risorsa". "In questo caso però non vedremo semplicemente un nuovo oggetto da quello che poteva essere soltanto un rifiuto, ma un’opera d'arte che, come tutte le opere d’arte, ci parlerà e porterà un messaggio," ha affermato. Anche l'assessore alla cultura, Enzo Rosario Laforgia, ha lodato l'iniziativa come risposta all'obsolescenza programmata che "ci ha imposto il continuo rinnovamento dei cosiddetti device". Laforgia ha definito il progetto "un'esperienza volta a sensibilizzare noi, consumatori compulsivi, verso il riuso di ciò che troppo sbrigativamente abbandoniamo e verso un atteggiamento responsabile e attivo nei confronti dell’ambiente". Da spettatori ad attori 
Stefano Beghi, curatore del progetto, ha evidenziato l'obiettivo di trasformare i cittadini "da spettatori ad attori" di fronte al tema del consumo. L'opera, raffigurante una Terra, aiuterà a raccontare "l’impatto che le nostre pratiche quotidiane hanno sulla sostenibilità del sistema mondiale, in termini ecologici, economici e geopolitici. Il gesto finale dello smantellamento dell’opera sarà "un ulteriore messaggio: bisogna imparare a lasciarci gli oggetti alle spalle". —tecnologiawebinfo@adnkronos.com (Web Info)

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Meloni all’Onu prova a ‘stanare’ opposizioni: “Sì a Palestina ma a due condizioni”

(Adnkronos) – La maggioranza porterà in Aula una mozione sul riconoscimento della Palestina, ma con due paletti: la liberazione degli ostaggi israeliani e l'esclusione di Hamas dal futuro assetto politico palestinese. Da New York, a margine dell'Assemblea generale delle Nazioni Unite, Giorgia Meloni ribadisce la linea italiana su uno dei temi caldi di politica estera, rilanciando una mossa per provare a 'stanare' le opposizioni. Queste ultime accusano la presidente del Consiglio di non aver seguito l'esempio di Francia, Regno Unito e Canada, che in sede Onu hanno dato il via libera allo Stato palestinese, facendo salire a oltre 150 il numero di Paesi che ne sanciscono la legittimità.  
In una Manhattan blindata, tra cortei di auto ufficiali e manifestazioni di piazza, la presidente del Consiglio incontra la stampa italiana davanti alla sede della Rappresentanza permanente. "La maggioranza presenterà in aula una mozione per dire che il riconoscimento della Palestina deve essere subordinato a 2 condizioni: il rilascio degli ostaggi e l'esclusione di Hamas da qualsiasi dinamica di governo", dichiara. 
L'Italia, al pari della Germania, mantiene dunque una posizione prudente e non si accoda a Emmanuel Macron, che ha annunciato il riconoscimento ufficiale da parte di Parigi. Per Meloni, il riconoscimento della Palestina, "in assenza di uno Stato che abbia i requisiti della sovranità, non risolve il problema, non produce risultati tangibili concreti per i palestinesi. Dopodiché – osserva – si dice che però il riconoscimento della Palestina può essere un efficace strumento di pressione politica" ma "io penso che la principale pressione politica vada fatta nei confronti di Hamas perché è Hamas che ha iniziato questa guerra ed è Hamas che impedisce che la guerra finisca rifiutandosi di consegnare ostaggi".  Poi un messaggio rivolto alla minoranza: "Spero che un'iniziativa del genere possa trovare anche il consenso dell'opposizione, non trova sicuramente il consenso di Hamas, non trova magari il consenso da parte degli estremisti islamisti, ma dovrebbe trovare consenso nelle persone di buon senso".   
La giornata all'Onu è stata dominata anche dal "ciclone" Donald Trump. Il presidente americano, con al fianco la moglie Melania, ha tenuto un discorso al vetriolo contro le Nazioni Unite, accusate di "finanziare" l'immigrazione irregolare verso l'Occidente e di averlo lasciato solo negli sforzi per la pace. Non sono mancate stoccate all'Europa ("devono smettere immediatamente di acquistare petrolio russo, è imbarazzante per loro") e al cambiamento climatico ("la più grande truffa al mondo"). Meloni ha seguito l'intervento in platea, spiegando poi di condividere molte delle osservazioni del tycoon: dalle politiche migratorie al Green Deal fino all'inefficacia delle istituzioni multilaterali.  Sfumature diverse sull'Ucraina, dove la premier respinge l'accusa di ambiguità da parte dell'Europa: "Credo che dobbiamo però lavorare insieme come Occidente se vogliamo portare a casa una pace giusta e duratura ed è quello che stiamo cercando di fare. C'è bisogno dell'Europa, c'è anche bisogno degli Stati Uniti". Sulla partita energetica è intervenuto il ministro degli Esteri Antonio Tajani: "Noi non compriamo gas e petrolio dalla Russia – ha chiarito il vicepremier -. Quindi l'Italia ha già fatto una scelta molto chiara in questa direzione".  La prima giornata di Meloni a New York è scandita anche da incontri di alto livello. Dopo l'apertura del dibattito generale, nell'agenda della premier spiccano colloqui bilaterali con diversi leader, tra cui il presidente siriano Ahmad Husayn al Shara, il capo di Stato libanese Joseph Aoun, l'emiro del Qatar Tamim bin Hamad Al Thani e il presidente turco Recep Tayyip Erdoğan. L'intervento di Meloni in assemblea generale è in programma per le 20 di oggi ora locale, quando in Italia sarà notte fonda. (dall'inviato Antonio Atte) —politicawebinfo@adnkronos.com (Web Info)

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Trump: “Ucraina può riconquistare territori occupati da Russia”

(Adnkronos) –
L'Ucraina può riconquistare tutto il territorio occupato dalla Russia, i paesi della Nato dovrebbero abbattere gli aerei di Mosca che sconfinano. Donald Trump regala una giravolta a sorpresa a New York, a margine dell'assemblea generale dell'Onu, con dichiarazioni e post su Truth. L'inversione del presidente degli Stati Uniti è tanto evidente quanto sorprendente se confrontata con le posizioni espresse nelle ultime settimane. Se una decina di giorni fa Trump era convinto che il presidente ucraino Volodymyr Zelensky dovesse affrettarsi a siglare un'intesa con Vladimir Putin, ora il quadro appare cambiato.  "Dopo aver compreso in toto la situazione militare ed economica tra Ucraina e Russia e dopo aver visto i problemi economici della Russia penso che l'Ucraina, con il sostegno dell'Unione Europea, sia in grado di combattere e di riconquistare tutta l'Ucraina nella sua forma originale", scrive Trump in un post sul social Truth nelle stesse ore in cui incontra Zelensky in un bilaterale. La Russia, dice il numero 1 della Casa Bianca, è una "tigre di carta" e Kiev potrebbe "riprendersi il suo Paese nella sua forma originale. E, chissà, forse anche andare oltre". Un vero ribaltone, dopo mesi trascorsi ad ipotizzare sacrifici territoriali per Kiev, quasi obbligata ad accettare di cedere regioni a Mosca per porre fine al conflitto. Ora, invece, Trump elogia Zelensky, "un grand'uomo che sta combattendo in modo incredibile" con parole per certi versi inedite. Le critiche al presidente ucraino, cacciato dalla Casa Bianca nel celeberrimo meeting di febbraio, sono un lontano ricordo. "Nutriamo grande rispetto per la lotta che l'Ucraina sta combattendo, è davvero incredibile. La gente pensava che la guerra sarebbe finita in fretta perché la Russia è una grande potenza militare ma l'Ucraina combatte con valore. La guerra avrebbe dovuto chiudersi in 3-4 giorni, non è positivo per la Russia: dopo 3 anni e mezzo di combattimenti duri, non è finita", ribadisce Trump, ricordando che la Nato ora acquista armi dagli Stati Uniti e le gira a Kiev.  Più prudenza nelle risposte alle domande sul rapporto compromesso con Vladimir Putin ("Ve lo farò sapere tra un mese") e sull'impegno americano per le garanzie di sicurezza chieste da Kiev in uno scenario post-guerra: "Speriamo di essere nella posizione di parlarne più avanti".  L'altra vera svolta della giornata è il perentorio 'Yes, I do' con cui Trump risponde ad una domanda netta: 'I paesi della Nato dovrebbero abbattere i jet russi che entrano nel loro spazio aereo?', "Sì" la risposta. Gli Stati Uniti interverrebbero accanto ai paesi alleati in questa eventuale situazione? "Dipende dalle circostanze. Sapete, noi siamo una posizione risoluta in relazione alla Nato", aggiunge. La Russia, fa eco Zelensky, sta lanciando droni a lungo raggio nello spazio aereo dei paesi della Nato per sondare le difese dell'alleanza militare e cercarne i punti deboli. "Cercherà di trovare i punti deboli in Europa, nei paesi della Nato, ci proverà", aggiunge Zelensky in una conferenza stampa alle Nazioni Unite. "Usa diversi tipi di droni a lungo raggio per capire se l'Europa è pronta", dice il leader di Kiev, che chiama in causa anche la Cina. "Anche la Cina è rappresentata qui, una nazione potente da cui ormai la Russia dipende completamente", dice Zelensky all'Onu. "Se la Cina volesse davvero che questa guerra finisse, potrebbe costringere Mosca a porre fine all'invasione. Senza la Cina, la Russia di Putin non è nulla. "Eppure troppo spesso la Cina rimane in silenzio e distante invece di impegnarsi attivamente per la pace".  Nelle ultime settimane, diversi paesi della Nato hanno denunciato violazioni del proprio spazio aereo. La Polonia ha fatto alzare i propri F-15 e F-35 per un'ondata di droni. Venerdì scorso, 3 MiG-31 russi hanno invaso lo spazio aereo dell'Estonia sorvolando per 12 minuti il Golfo di Finlandia. La reazione della Nato all'incursione ha coinvolto anche F-35 italiani, che si sono alzati in volo. Gli ultimi episodi 'sospetti' riguardano la presenza di droni nelle aree degli aeroporti di Copenhagen e Oslo. "I danesi stanno valutando esattamente cos'è successo per assicurarsi cosa ci sia dietro. Siamo in contatto molto stretto su questo tema, ma è troppo presto per parlare", dice il segretario generale della Nato Mark Rutte.  —internazionale/esteriwebinfo@adnkronos.com (Web Info)

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Salis, prima vittoria sull’immunità. Ora ultima parola alla plenaria

(Adnkronos) –
Ora che la commissione Giuridica del Parlamento Europeo (Juri in gergo) ha votato di stretta misura, a Bruxelles, contro la revoca dell'immunità per Ilaria Salis, eurodeputata di Avs, la parola finale spetta alla plenaria, che si esprimerà nella seconda settimana di ottobre (forse martedì 7), nella prima delle due sessioni in agenda a Strasburgo il mese prossimo. Di norma in questi casi si vota per alzata di mano, ma gli eurodeputati possono richiedere il voto segreto, se sono favorevoli almeno un gruppo politico e almeno un quinto dei membri, soglie che, numeri alla mano, possono essere facilmente raggiunte.  
Se così sarà, gli eurodeputati potranno votare secondo coscienza, nel segreto dell'urna. Il parere della commissione Juri ha un certo peso, ma non è vincolante per l'Aula, che è sovrana. Rappresenta comunque un buon viatico, specialmente perché oggi il Ppe si è diviso: alcuni membri hanno votato per conservare l'immunità parlamentare di Salis, considerando anche i seri dubbi che l'Ue nutre sul rispetto dello Stato di diritto in Ungheria. Inoltre, è vero che è già successo in passato che l'Aula si sia espressa in materia di immunità in senso contrario alle indicazioni della Juri: è successo cinque volte, ma tutte concentrate tra il 1986 e il 1991, a quanto si apprende da fonti parlamentari.  
E' dal 1991, quindi da ben 34 anni, che la plenaria in materia di immunità vota allineandosi alle indicazioni della Juri. Non si tratta certo di una garanzia, ma il Parlamento, per revocare l'immunità a Salis, dovrebbe invertire un trend che dura da più di un trentennio. Salis, di origine monzese, nel febbraio 2023, quando era un'insegnante e militava nella sinistra extraparlamentare, venne arrestata in Ungheria con l'accusa di avere aggredito dei neonazisti, uomini, in occasione della cosiddetta giornata dell'onore. Si tratta della commemorazione del tentativo, fallito, delle armate del Terzo Reich e dei loro alleati ungheresi di spezzare l'assedio dell'Armata Rossa a Budapest, nel febbraio 1945.  Sotto il governo di Viktor Orban la giornata dell'onore, che cade l'11 febbraio, si è trasformata in un evento che attrae ogni anno neonazisti ed estremisti di destra da tutta Europa, unitamente a militanti dell'estrema sinistra. Le strade di Budapest diventano così teatro di agguati reciproci, aggressioni e pestaggi, poco graditi dalle autorità ungheresi. Salis, accusata di aver aggredito e malmenato dei neonazisti (uomini), ha passato oltre un anno in carcere preventivo, dove era detenuta in condizioni degradanti, migliorate solo quando il suo caso finì sui media italiani.  Salis venne poi condotta in Tribunale con le catene alle caviglie e un guinzaglio al collo, a favore di telecamera: le immagini, tramesse dalla Rai, sollevarono un'ondata di indignazione, in Italia e non solo. Salis è stata poi liberata dall'Ungheria, una volta eletta eurodeputata nelle fila di Avs, nel 2024. Budapest ha chiesto di revocarle l'immunità solo dopo che lei era intervenuta in Aula per criticare il governo ungherese, ha fatto notare la Left, il gruppo cui Salis appartiene.  Un fatto, quest'ultimo, che deponeva a favore dell'esistenza di un 'fumus persecutionis'. L'orientamento espresso dalla Juri oggi, se confermato dalla plenaria il mese prossimo, consentirà al Parlamento Europeo di evitare di riconsegnare all'Ungheria una donna condotta in Tribunale in catene ed esibita in quelle condizioni davanti alle telecamere.  
Scene che, se Salis venisse riconsegnata a Budapest, si potrebbero ripetere, con tutte le conseguenze politiche del caso. Lunedì manifestanti pro Pal, un'area politica affine alle vedute di Salis, hanno dato vita a scontri con le forze dell'ordine a Milano, paralizzando mezza città. Senza contare il fatto che l'eurodeputata dovrebbe essere arrestata e poi estradata in Ungheria, perché la Polizia ungherese non ha giurisdizione al di fuori dei confini nazionali e lei non ha più rimesso piede nel Paese danubiano, da quando è stata scarcerata dopo essere stata eletta.  La conservazione dell'immunità per l'europarlamentare della Sinistra toglierebbe quindi dall'imbarazzo, e dalle relative ripercussioni politiche, gli Stati nazionali in cui Salis oggi vive e lavora, vale a dire Belgio, Francia e Italia. L'eurodeputata oggi ha ringraziato i colleghi eurodeputati e ha chiesto di essere processata in Italia, dove lo Stato di diritto viene rispettato. Il portavoce del governo ungherese Zoltan Kovacs aveva postato, con riferimento a Salis, le coordinate di un carcere in Ungheria, cosa che ha rafforzato la posizione di chi sosteneva l'esistenza un 'fumus persecutionis' nei confronti dell'eurodeputata di Avs. Ieri lo stesso Kovacs ha definito la donna una "criminale pericolosa", che merita di "stare in carcere". E' presto per avere certezze, perché l'ultima parola spetta ai deputati, ma allo stato appare improbabile che l'Aula voti contro il parere della Juri, invertendo un trend ultratrentennale, per riconsegnare un'eurodeputata al governo di Viktor Orban. Tanto più che il Parlamento Europeo è l'istituzione Ue che si è maggiormente distinta, nel corso degli anni, per le sue critiche nei confronti di Budapest.   Salis vorrebbe che il processo venisse spostato in Italia. E' possibile? "L'immunità per i parlamentari europei è regolata dal protocollo 7 del trattato sull’Unione europea (privilegi e immunità). All’art. 9 sono regolate le garanzie di cui godono i parlamentari: sul territorio nazionale, delle immunità riconosciute ai membri del Parlamento del loro Paese; sul territorio di ogni altro Stato membro, dell’esenzione da ogni provvedimento di detenzione e da ogni procedimento giudiziario", precisano in una nota gli avvocati dell'europarlamentare, Eugenio Losco e Mauro Straini. Per i due avvocati, "l’immunità di cui gode la signora Salis al momento non consente dunque a uno Stato della Comunità europea né di emettere provvedimenti restrittivi della libertà personale né di celebrare dei procedimenti nei suoi confronti fino alla durata dell’incarico parlamentare. Non vieta al contrario di celebrare un procedimento penale sul territorio italiano. In Italia infatti la signora Salis gode delle stesse garanzie previste per i parlamentari delle nostre Camere, garanzie relative alla tutela della libertà personale e del diritto alla privacy che determinano la necessità di autorizzazione a procedere delle rispettive assemblee solo in caso di richiesta giudiziaria di applicazione di misure restrittive della libertà personale o di intercettazioni telefoniche o sequestro della corrispondenza. Al contrario tale autorizzazione non è richiesta per l’esercizio della azione penale e per lo svolgimento di un processo a carico di un parlamentare". "La signora Salis – aggiungono – ha sempre dichiarato che non intendeva sottrarsi al processo per i fatti accaduti a Budapest. Quello che chiede è semplicemente di essere sottoposta a un processo rispettoso di ai principi basilari del fair trial. E questo può avvenire in Italia. Il nostro codice penale, all’art. 9, prevede infatti la giurisdizione italiana anche nel caso di fatti di reato avvenuti all’estero a determinate condizioni che sono sussistenti nel caso della signora Salis. Lo si faccia. È solo necessario un passo da parte della politica, la richiesta di procedere del ministro della Giustizia".  —internazionale/esteriwebinfo@adnkronos.com (Web Info)

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Claudia Cardinale, una vita privata tra ombre e luci

(Adnkronos) – Dietro il sorriso magnetico e lo sguardo fiero di Claudia Cardinale, morta oggi all'età di 87 anni, si cela una vita privata intensa, segnata da grandi amori, drammi profondi e una tenace ricerca di libertà. Attrice simbolo dell'emancipazione femminile in un'epoca dominata da regole rigide e pregiudizi, Cardinale ha vissuto esperienze che l’hanno temprata, rendendola non solo una star, ma una donna forte, consapevole e, soprattutto, indipendente. Appena ventenne, Claudia Cardinale diede alla luce il suo primo figlio, Patrick, nato il 19 ottobre 1958 a Londra. Ma dietro questo evento si nasconde un dramma taciuto per anni: Patrick fu il frutto di una violenza subita dalla giovane attrice, rapita e costretta a salire nell’auto di un uomo che abusò di lei. In un’Italia che ancora stigmatizzava le vittime e proteggeva i colpevoli, Claudia scelse il silenzio. Il bambino fu accolto dalla famiglia e cresciuto come parte integrante del nucleo, mentre la giovane attrice iniziava la sua folgorante carriera. Per proteggere la sua immagine e la serenità del figlio, Franco Cristaldi, potente produttore cinematografico e compagno di Claudia, gestì ogni aspetto della vicenda con estrema discrezione. Fu lui, a sua insaputa, a strappare le lettere che il padre biologico di Patrick inviava nel tentativo – mai ricambiato – di riconoscerlo. Un dolore nel dolore, nascosto per anni dietro il velo dorato della celebrità. Patrick, cresciuto tra l’Italia e l’America, ha poi intrapreso una carriera lontana dai riflettori, diventando un affermato designer di gioielli a New York, dove ha lavorato per oltre quindici anni. Negli anni ’70, ha reso Claudia nonna per la prima volta, con la nascita di Lucilla. Un secondo nipote, Milo, figlio della secondogenita Claudia, è arrivato nel 2013. 
Il primo grande amore ufficiale della Cardinale fu proprio Cristaldi, che sposò in segreto ad Atlanta, negli Stati Uniti, il 28 dicembre 1966. Il loro legame, però, era cominciato molto prima, vissuto nell’ombra a causa dell’impossibilità legale del produttore di divorziare dalla moglie precedente. Fu una relazione intensa ma complessa, segnata da controllo e protezione, fino alla separazione definitiva nel 1975. Proprio in quell’anno, Claudia conobbe Pasquale Squitieri, regista napoletano noto per il suo cinema di denuncia sociale. Tra loro nacque un sodalizio artistico e personale che durò 25 anni. Da quell’unione nacque la figlia Claudia, completando un cerchio affettivo che diede nuova linfa alla vita dell’attrice. La coppia visse per molti anni in una villa sull’Appia Antica, luogo di incontri intellettuali e rifugio privato lontano dalle luci dei set. Se la carriera la portava spesso sui grandi schermi internazionali, la sua vita personale era un crogiolo di culture e lingue. Claudia Cardinale parlava fluentemente italiano, francese, inglese, spagnolo e arabo tunisino, frutto della sua infanzia a Tunisi e della sua curiosità verso il mondo. Stabilitasi in Francia, ha continuato a essere un volto familiare nelle rassegne cinematografiche, nei festival e nei dibattiti sul ruolo della donna nel cinema e nella società. Icona di eleganza e dignità, ha sempre protetto con determinazione la sua privacy, pur condividendo in tarda età alcuni aspetti oscuri del passato, per dar voce a chi, come lei, aveva dovuto tacere. Negli anni '60, tra una scena e l’altra, Claudia ammise di aver vissuto un breve ma significativo flirt con Marlon Brando, altra leggenda inquieta del grande schermo. Un frammento di passione in una vita segnata più da legami profondi che da scandali effimeri. 
La storia privata di Claudia Cardinale è il racconto di una donna che ha saputo trasformare il dolore in forza, le ferite in silenziosa resistenza, e l’amore in scelta consapevole. Non ha mai accettato che altri parlassero per lei, e ha costruito attorno a sé un’esistenza complessa, sfuggente, ma autentica. Dietro l’icona, c’era sempre una donna libera. (di Paolo Martini) —spettacoliwebinfo@adnkronos.com (Web Info)

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E’ morta Claudia Cardinale, l’icona del cinema italiano aveva 87 anni

(Adnkronos) – E' morta Claudia Cardinale, l'attrice aveva 87 anni. L'attrice, nata a Tunisi il 15 aprile 1938, è deceduta oggi 23 settembre 2025 a Nemours, nei pressi di Parigi, dove viveva da tempo.  Claudia Cardinale – all'anagrafe Claude Joséphine Rose Cardinale – è stata un'icona del cinema italiano e internazionale per oltre mezzo secolo grazie alle interpretazioni in oltre 150 film tra commedie e opere drammatiche, spaghetti western e produzioni hollywoodiane. La sua dimensione planetaria è stata consacrata dai premi ricevuti: dal Leone d'oro alla carriera al Festival di Venezia all'Orso d'oro alla carriera al Festival di Berlino passando per il Premio Lumière e il Premio Flaiano.  
Attrice di rara intensità e fascino magnetico, è stata la stella più luminosa emersa dal firmamento cinematografico degli anni Sessanta. Unica, tra le sue coetanee, a raggiungere una notorietà internazionale paragonabile a quella di Sophia Loren e Gina Lollobrigida – protagoniste della generazione precedente – è stata celebrata dalla stampa mondiale come "la donna più bella del mondo" in un decennio che ha fatto dell'estetica un'arte e del cinema un culto. La sua carriera, iniziata quasi per caso nella metà degli anni Cinquanta, si è snodata lungo più di sei decenni, attraversando generi, stili e continenti. Ha saputo imporsi non solo per la sua bellezza enigmatica ma per un talento interpretativo che le ha permesso di lasciare un’impronta profonda nella storia della settima arte. 
Ha lavorato con i più grandi registi italiani del suo tempo: Mario Monicelli (I soliti ignoti), Luchino Visconti (Il Gattopardo, Vaghe stelle dell'Orsa), Federico Fellini (8½), Mauro Bolognini, Valerio Zurlini, Luigi Comencini, Sergio Leone (C'era una volta il West), Damiano Damiani e molti altri. Al di fuori dei confini nazionali, ha dato volto e anima a ruoli intensi sotto la direzione di maestri come Abel Gance, Blake Edwards, Werner Herzog e Manoel de Oliveira.  Claudia Cardinale ha attraversato epoche e cinematografie, mantenendo sempre intatta la sua aura. Ha recitato accanto a leggende del cinema mondiale come John Wayne, Sean Connery, William Holden, Henry Fonda, Orson Welles, Anthony Quinn, Burt Lancaster, David Niven e Laurence Olivier, portando con sé un'immagine di donna emancipata e determinata, capace di affermare la propria indipendenza sia nella vita che sullo schermo. Oltre al suo contributo artistico, Claudia Cardinale è stata simbolo di un femminismo moderno e fiero, incarnando un modello di donna libera, volitiva e consapevole del proprio valore. Ha sfidato stereotipi e convenzioni, costruendo una carriera autonoma in un mondo che spesso relegava le donne a ruoli di secondo piano. Nel corso della sua lunga vita professionale ha ricevuto numerosi riconoscimenti: cinque David di Donatello, cinque Nastri d'argento, tre Globi d’oro, il Premio Pasinetti alla Mostra di Venezia, una Grolla d'Oro, il Premio Barocco. A livello internazionale ha ricevuto il Leone d’Oro alla carriera al Festival di Venezia, l'Orso d'Oro a Berlino, il Premio Lumière e molti altri premi che hanno consacrato la sua statura artistica. Nel 2011, il Los Angeles Times l’ha inserita tra le 50 donne più belle della storia del cinema, riconoscimento simbolico di un fascino che non ha mai conosciuto il passare del tempo. (di Paolo Martini)   —spettacoliwebinfo@adnkronos.com (Web Info)

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