(Adnkronos) –
Drake scommette su Jannik Sinner vincitore agli US Open 2025 e l'azzurro trema. Il rapper, abituato a puntare cifre ingenti su qualsiasi evento sportivo, ha scommesso 300mila dollari sul trionfo del numero 1 del mondo a New York. La vittoria di Sinner, già campione nel 2024, permetterebbe a Drake di incassare 507mila dollari, con un guadagno netto di oltre 200mila dollari, come mostra la 'bolletta' pubblicata su Instagram. Fin qui, tutto normale, più o meno.
I 'problemi' per Sinner nascono nel momento in cui si considera il curriculum dello scommettitore eccellente. Drake, tanto per citare un precedente, prima della finale degli US Open 2024 ha puntato 210mila dollari sull'americano Taylor Fritz, dominato da Sinner in 3 set nella sfida per il titolo. Drake, 39 anni, è soprattutto un tifoso sfegatato dei Toronto Raptors, franchigia canadese della Nba. Il rapper e produttore, all'anagrafe Aubrey Drake Graham, punta grosse cifre su eventi di ogni tipo ma, a giudicare dai molti risultati, non è propriamente un giocatore sempre competente. Su Instagram ha pubblicato le ricevute delle puntate vincenti. Non c'è traccia social, spesso, dei clamorosi flop: evidentemente si fa ingolosire da quote particolarmente invitanti e finisce per collezionare giocate perdenti, con una preoccupante regolarità Tra gli 'scheletri', secondo il magazine Forbes, ci sono scommesse costate circa 2,5 milioni di dollari nel recente passato. Nell'ultima Coppa America di calcio, Drake ha scommesso che il Canada avrebbe battuto l'Argentina. Risultato: vittoria di Messi e compagni. A giugno 2024 ha puntato mezzo milione sul trionfo degli Edmonton Oilers nelle finali NHL per la Stanely Cup e mezzo milione sui Dallas Mavericks campioni NBA. Risultato: due sconfitte. In precedenza aveva piazzato 565mila dollari sul successo di Tyson Fury nel Mondiale dei pesi massimi. Invece, ha vinto l'ucraino Oleksandr Usyk. A onor del vero, l'artista può vantare anche vincite milionarie: in passato ha azzeccato la vittoria dei Kansas City Chiefs nel Super Bowl NFL e ha incassato 2,3 milioni. Da lì in poi, però, tanti flop. E ora Sinner trema. —sportwebinfo@adnkronos.com (Web Info)
Sinner, Drake e la super scommessa da 300mila dollari su Jannik campione US Open
Berrettini, ritorno in campo vicino? Matteo si allena con… una nuova barba
(Adnkronos) –
Matteo Berrettini punta il ritorno in campo. Il tennista romano, che è stato costretto a saltare per infortunio gli Us Open 2025 in corso di svolgimento a New York, che domani, mercoledì 3 settembre, vedranno il derby azzurro tra Jannik Sinner e Lorenzo Musetti ai quarti di finale, ha pubblicato un post su Instagram che fa ben sperare per il suo recupero. Berrettini ha infatti pubblicato sul suo profilo ufficiale una carrellata di foto e video che lo ritraggono insieme al cestista americano Kevin Durant, in palestra e in alcuni momenti della sua vita privata. Matteo ha mostrato momenti di relax a concerti e al mare, anche mangiando un Cucciolone, ma ha anche ironizzato sui propri problemi fisici postando una foto mentre tiene in mano una bustina di Oki. A colpire alcuni utenti su X poi c'è la sua barba, cresciuta a dismisura. La descrizione al post, breve ma eloquente, fa ben sperare: "Slim reaper (il soprannome di Durant, ndr) + some life", ovvero "+ un po' di vita". E nella sua vita, evidentemente c'è ancora il tennis. —sportwebinfo@adnkronos.com (Web Info)
Morto a 94 anni Emilio Fede, la figlia Sveva: “Papà ci ha lasciato”
(Adnkronos) – Emilio Fede è morto oggi martedì 2 settembre. Ex direttore del Tg1 e del Tg4, aveva compiuto 94 anni lo scorso 24 giugno 2025: da tempo era ricoverato in una residenza sanitaria alle porte di Milano. Le sue condizioni si erano aggravate negli ultimi giorni. I funerali si terranno giovedì pomeriggio, 4 settembre, nella chiesa di Dio Padre a Milano 2: a officiarli sarà don Giovanni Cazzaniga. "Papà ci ha lasciato". Sono queste le parole commosse consegnate all'Adnkronos dalla figlia Sveva Fede. In precedenza, mentre Emilio Fede versava in condizioni critiche sempre all'Adnkronos aveva detto: "Siete tutti con lui e lui è contento, tutti con lui, tutti voi giornalisti siete con lui. È importante, noi non avremmo voluto che la notizia uscisse fino a che le cose non si fossero risolte in un modo o nell'altro. Però poi alla fine voi l'avete saputo e abbiamo pensato che era una bella cosa perché lui si meritava questo saluto e questo cenno d'onore da parte di tutti i suoi colleghi". Nella sua lunga carriera, Fede è stato uno dei volti più familiari dell'informazione televisiva italiana, prima pubblica e poi privata: all'inizio degli anni Sessanta era entrato in Rai e (dopo otto anni come inviato speciale dall'Africa) ha condotto il Tg1 delle 20 dal 1976 al 1981, quando ne è diventato direttore (1981-83). Lasciò la Rai per entrare in Fininvest, dapprima come direttore di Studio Aperto (il telegiornale di Italia 1), poi alla guida del Tg4 (dal 1992). Nonostante le frequenti accuse di parzialità, Fede ha mantenuto la direzione del Tg4 per vent'anni per poi dimettersi nel marzo del 2012. Fede ha anche compiuto scelte coraggiose per raccontare i fatti. Come quando nel 1991, all'epoca direttore di Studio Aperto, dette per primo in diretta la notizia dello scoppio della prima Guerra del Golfo con l'operazione 'Desert Storm', proprio nel giorno della prima messa in onda del tg di Italia 1. "Fu un momento di grande emozione ma anche di grande paura per una guerra che avremmo pagato cara, una guerra infinita. Sapevo che scadeva l'ultimatum e con Silvia Kramar, collega bravissima, ci siamo messi in ascolto e abbiamo catturato il momento del bombardamento di Baghdad prima degli altri colleghi", aveva raccontato Fede in un'intervista. Nato a Barcellona pozzo di Gotto, in provincia di Messina, il 24 giugno 1931, Emilio Fede inizia giovanissimo la carriera giornalistica a "Il Momento – Mattino" di Roma, dove si trasferisce e porta a termine gli studi; poi passa alla "Gazzetta del Popolo" di Torino diventando inviato speciale. Le prime tappe della sua affermazione professionale sono, però, legate alla Rai dove inizia a collaborare nel 1954 e viene assunto 1961. Si sposa nel 1964 con Diana De Feo (figlia di Italo De Feo, allora vicepresidente della Rai, personaggio molto potente), dalla quale ha due figlie, Simona e Sveva. In quel periodo alla Rai Emilio Fede è inviato in Africa, per poi passare al ruolo di giornalista di inchiesta per il settimanale Tv7 del Telegiornale Nazionale, dove firma numerose inchieste, compresa quella della bistecca agli estrogeni. Con la riforma della Rai, nel 1976 diventa uno dei conduttori dell'edizione serale del Tg1 e la sua popolarità esplode, rimanendo in video per cinque anni. Diventato direttore nel 1981, sotto la sua guida il Tg1 trasmise la celebre diretta, condotta da Piero Badaloni, relativa all'incidente di Vermicino, con lo straziante tentativo di salvataggio di Alfredino Rampi, caduto nel pozzo e tragicamente morto il 10 giugno di quell'anno. La diretta fu seguita da 25 milioni di telespettatori, primo esempio di cronaca in tempo reale sui canali Rai. Lasciata la direzione del Tg1, dove restò come vicedirettore, nel 1983 e 1984 condusse il programma di intrattenimento "Test", che andava in diretta concorrenza con "Superflash" di Mike Bongiorno trasmesso da Canale 5. E sempre in quel biennio curò con Sandro Baldoni la rubrica d'attualità "Obiettivo su…"
Si dimise dalla Rai nel 1987, anno in cui fu colpito da una condanna per gioco d'azzardo, e passò a Rete A di cui diresse il notiziario. Nel 1989 approda alla Fininvest rafforzando il suo legame di amicizia con Silvio Berlusconi. Dall'iniziale incarico di direttore della struttura informativa VideoNews, diventa ideatore, conduttore e direttore di 'Studio Aperto', il Tg di Italia 1 per passare nel 1992 a dirigere il Tg4. Il 28 marzo 2012, a seguito di una trattativa con Mediaset non andata a buon fine, Emilio Fede lascia la direzione del Tg4. Nel 1997 Emilio Fede esordisce come scrittore con il libro dal titolo 'Finché c'è Fede', al quale ne seguiranno altri sei: 'Privè. La vita è un gioco' (1998), 'L'invidiato speciale' (1999), 'La foglia di fico' (2000), 'Samba dei ruffiani' (2001), 'La cena dei cretini' (2002). I suoi libri sono caratterizzati da uno stile semplice attraverso il quale riesce a mescolare riflessioni sulla propria esperienza di giornalista e considerazioni sugli eventi mondani e non, sulle amicizie, i gossip, i personaggi politici e dello spettacolo. Celebra anche la sua apparizione nei panni di Babbo Natale nella casa della prima edizione del Grande Fratello, nel 2000, e alla conduzione di 'Striscia la Notizia' nel febbraio 2005. Emilio Fede vanta anche un fan club, presente in internet, nato il 27 ottobre 1995. Non mancano però i guai con la giustizia, dalla querela da parte del Comune di Venezia per un servizio del 2008 su una zona della città lagunare, identificabile come Campo Santi Giovanni e Paolo, il cui commento da parte del direttore stesso scatena una violenta protesta sul web, al caso Ruby, in cui Fede è condannato a 7 anni di reclusione per induzione alla prostituzione, favoreggiamento della prostituzione, più all'interdizione da uffici di mezzi di informazione considerati come pubblici uffici; pena poi ridotta, dopo un ricorso in appello e in Cassazione, a 4 anni e 7 mesi per favoreggiamento della prostituzione di Ruby. A causa dell'età avanzata e delle condizioni di salute, Fede ha scontato la pena in detenzione domiciliare, in quanto, recependo la giurisprudenza di Cassazione, il Tribunale di Sorveglianza di Milano ha stabilito l'11 ottobre 2019 che "in carcere sarebbe sottoposto ad un'enorme sofferenza". (di Paolo Martini) —cronacawebinfo@adnkronos.com (Web Info)
Omicidio Giulia Tramontano, i giudici: “Impagnatiello la avvelenò ma non per ucciderla”
(Adnkronos) – Alessandro Impagnatiello, il barman condannato all'ergastolo per l'omicidio della compagna incinta di 7 mesi, somministrò a Giulia Tramontano il veleno per topi non allo scopo di ucciderla, ma per "provocarle un aborto". Così la corte d'Assise d'appello di Milano motiva la sentenza con cui lo scorso 25 giugno ha confermato l'ergastolo per Impagnatiello, ma escluso l'aggravante della premeditazione. Per i giudici è impossibile "retrodatare" il proposito del 32enne di uccidere la compagna dal pomeriggio del 27 maggio 2023, giorno dell'omicidio, a sei mesi prima, quando per la prima volta Impagnatiello, da poco saputo della gravidanza di Giulia, fece ricerche online sul veleno per topi. "Che Alessandro Impagnatiello abbia accarezzato l'idea di sbarazzarsi della compagna, allorquando fu informato della gravidanza di lei – scrivono i giudici di secondo grado nelle 59 pagine di motivazioni – è ipotesi congetturale, che non ha alcun sostegno indiziario, e non lo ha perché, molto semplicemente, non è rispondente al vero storico". "Se in sette mesi Giulia Tramontano non è stata uccisa dal veleno, evidentemente – si legge nelle motivazioni della sentenza di appello – la morte di lei non era quello" che Alessandro Impagnatiello voleva. A dimostrarlo – spiegano i giudici – sarebbero i valori del veleno rilevati nella vittima e nel piccolo Thiago che portava in grembo sono "molto al di sotto" di quelli letali e le ricerche in rete "tutte finalizzate all'aborto del feto, non all'omicidio, premeditato, della madre". La corte d'Assise d'appello di Milano sulla questione del veleno ha creduto alle parole dell'imputato, che in aula ha spiegato che "l'unico mio scopo era purtroppo colpire il bambino, il feto, lo scopo era quello". E le ricerche in rete sui danni che il veleno per topi avrebbe causato alla madre sarebbero state finalizzate a "sapere che danno facesse su una persona adulta, che danno potesse subire Giulia… perché assolutamente io non volevo fare del male a Giulia". Né – viene spiegato nelle motivazioni della sentenza di appello – quello teso a Giulia Tramontano al suo ritorno a casa il 27 maggio 2023 è stato un agguato, inteso come "una preordinata trappola", perché "l'intervallo temporale" tra quando Impagnatiello torna a casa a Senago, verso le 17, e quando aggredisce e uccide Giulia, appena rientrata, verso le 19, è "troppo breve per soddisfare il requisito cronologico" della premeditazione. Impagnatiello "non si è limitato a uccidere attraverso il metodo che riteneva più immediato ed efficace", ma "ha voluto dare sfogo ad altro: c'era una furia rabbiosa da scaricare; c'era una 'punizione' da infliggere e una frustrazione da canalizzare in energia violenta e omicida". Per questo la corte d'Assise d'appello di Milano ha riconosciuto l'aggravante della crudeltà per il 32enne. Per i giudici di secondo grado durante il processo "l'imputato ha mostrato scarsa resipiscenza per il fatto commesso, tentando in modo grossolano e contraddittorio di attenuare la propria responsabilità". —cronacawebinfo@adnkronos.com (Web Info)
Audace corsa agli Oscar per Sorrentino? ‘La Grazia’ esce prima negli Usa e poi in Italia
(Adnkronos) – La mossa era attesa e ora è ufficiale. Paolo Sorrentino potrebbe preparare il terreno per una nuova e ambiziosa corsa agli Oscar. 'La Grazia', il suo film che ha inaugurato con grandi attese l'82esima Mostra del Cinema di Venezia, ha infatti una data di uscita nelle sale nordamericane: il distributore Mubi ha annunciato che il film arriverà nei cinema il 5 dicembre 2025. Una data che non è casuale, ma rappresenta il primo, fondamentale passo di una campagna Oscar che si preannuncia audace. Questa notizia potrebbe quindi sciogliere un nodo cruciale che aveva generato un fitto dibattito tra gli addetti ai lavori fin dall'annuncio del calendario. La data di uscita italiana, fissata per il 15 gennaio 2026, esclude il film dalla possibilità di essere scelto come candidato ufficiale dell'Italia per la categoria del Miglior Film Internazionale, la cui finestra di eleggibilità si chiude nell'autunno del 2025. La strategia, dunque, sembrerebbe un'altra:
Sorrentino
potrebbe fare a meno del percorso nazionale per puntare direttamente al bersaglio grosso. L'uscita americana il 5 dicembre garantirà al film la cosiddetta 'qualifying run', ovvero una settimana di programmazione in sale selezionate del mercato statunitense (solitamente Los Angeles e New York) entro la fine dell'anno. Questo semplice ma decisivo passaggio tecnico rende l'opera eleggibile non per una, ma per tutte le categorie principali degli Academy Award, da Miglior Film a Miglior Regia, bypassando così il percorso nazionale. Una strategia audace per puntare direttamente ai premi maggiori. —spettacoliwebinfo@adnkronos.com (Web Info)
Giubileo, prima volta a San Pietro per pellegrini Lgbtq: “Sabato varcheremo Porta Santa”
(Adnkronos) –
Oltre mille persone Lgbtq cattoliche si preparano al pellegrinaggio giubilare a Roma con l’attraversamento della Porta Santa di San Pietro nel pomeriggio di sabato 6 settembre. In mattinata il Papa alle 10 terrà udienza giubilare ma i pellegrini cattolici Lgbtq non saranno in piazza. Alle 11 saranno nella Chiesa del Gesù per la messa per gli Lgbtq cattolici presieduta dal vicepresidente della Cei, mons. Francesco Savino. In Piazza San Pietro ci saranno invece domenica per l’Angelus del Papa. “Sabato – spiega all’Adnkronos Beatrice Sarti, membro del consiglio della Tenda di Gionata che organizza il pellegrinaggio giubilare e mamma di un ragazzo omosessuale- non saremo in piazza ma domenica ci uniremo a un gruppo cattolico Lgbtq che ogni anno organizza un pellegrinaggio e saremo in piazza San Pietro per l’Angelus. Vedremo se il Papa ci citerà tra i pellegrini. Con calma, comunque, perché non abbiamo ancora idea di come sia orientato questo Papa, non abbiamo ancora avuto contatti con Prevost. Ha ricevuto padre James Martin (il gesuita che lavora da sempre con le persone omosessuali ed e’ stato ricevuto ieri in udienza, ndr ) e questo e’ un buon presupposto. Per il momento siamo attendisti”. Sarti, che fa parte anche del gruppo ‘Famiglie in cammino’ di Bologna e raccoglie famiglie dell’Emilia Romagna con figli omosessuali ricorda che gli Lgbtq cattolici andarono in udienza “da papa Francesco. Ora al nuovo Papa lasciamo il tempo di orientarsi in questo nuovo mondo, poi vedremo. Intanto facciamo il nostro pellegrinaggio. E domenica comunque saremo in piazza all’Angelus”. Di Papa Prevost, l’esponente della Tenda di Gionata, osserva: “Sicuramente è un Papa che parla con tutti. Non ci siamo focalizzati su certe dichiarazioni del passato che i giornali hanno riportato. I tempi cambiano e anche i futuri papi possono cambiare e fare nuove esperienze, conoscere persone e cambiare idea. Non vogliamo essere noi i primi ad avere pregiudizi. Intanto il fatto che ci sia il pellegrinaggio è una cosa positiva: è stato accettato e se ne parla. Non credo ci sia un’opposizione da parte del Papa, e’ comunque un pellegrinaggio di cristiani accomunati da un cammino che spera in una maggiore integrazione e accoglienza da parte della Chiesa. Ci saremo noi con i nostri figli”. Del predecessore di Leone, Beatrice Sarti osserva: “ Dal nostro punto di vista papa Francesco ha fatto passi importanti ma più che altro sul fronte della pastorale non dal punto di vista del magistero né del Catechismo, dove sono scritte ancora cose anacronistiche. Una chiesa moderna dovrà pure confrontarsi con la scienza : l’orientamento sessuale e l’ identità di genere sono una naturale inclinazione dell’umano per cui penso che anche la Chiesa dovrebbe rivedere alcune cose, non possiamo rimanere al Medioevo. Ci sono teologi di fama e spessore che stanno lavorando su questi temi. La chiesa deve tenere conto di ciò che producono, andando avanti. Il nostro cammino non pretende sconvolgimenti dall’oggi al domani, ma un riconoscimento perché i nostri figli sono uguali a tutti gli altri". —cronacawebinfo@adnkronos.com (Web Info)
realme: nuovi standard di durata per le batterie mobile
(Adnkronos) – realme ha annunciato per mezzo di una nota ufficiale di voler ridefinire gli standard di durata delle batterie nel settore mobile. L'azienda si è impegnata a garantire che l'intera gamma di prodotti del 2025 — dalle linee entry-level ai flagship — offra un minimo di 1000 cicli di ricarica, superando in modo significativo lo standard di settore, fermo a 800 cicli. Questo traguardo è stato concepito per rispondere direttamente al problema dell'”ansia da batteria” e per promuovere un consumo più sostenibile. Un rating di 1000 cicli significa che i dispositivi realme manterranno almeno l'80% della loro capacità originale anche dopo circa tre anni di ricarica quotidiana completa, offrendo una longevità senza precedenti che riduce la necessità di sostituzioni frequenti e contribuisce alla diminuzione dei rifiuti elettronici, in linea con gli standard ambientali dell'Unione Europea. L'impegno di realme non si ferma qui. L'azienda ha annunciato un obiettivo ancora più ambizioso: raggiungere un minimo di 1400 cicli di ricarica per tutti i dispositivi in arrivo nel 2027. Questo traguardo sarà possibile grazie a investimenti continui in materiali di nuova generazione e in sistemi di gestione della batteria basati sull'intelligenza artificiale. La leadership di realme nel campo della tecnologia delle batterie non è una novità. L'anno scorso, il brand aveva già fatto parlare di sé con la ricarica SuperSonic da 320W, un record mondiale di velocità. Quest'anno, in occasione del suo settimo anniversario, ha presentato un prototipo di batteria da 15.000mAh, sottolineando il proprio impegno nel superare i limiti tecnologici e nel rendere le innovazioni premium accessibili a tutti. —tecnologiawebinfo@adnkronos.com (Web Info)
Attacco con coltello a Marsiglia, diversi feriti: ‘Allah Akbar’ ultime parole aggressore
(Adnkronos) – Sono almeno cinque le persone ferite oggi pomeriggio durante un attacco con coltello avvenuto a Marsiglia, secondo quanto riferito da diverse fonti a Le Parisien, Prima di essere ucciso dalla polizia, l'aggressore ha gridato "Allahu Akbar" (Allah è il più grande), come si può ascoltare in un video che circola sui social. L'aggressione è avvenuta intorno alle 14.45, scatenando il panico in Cours Belsunce, e Rue Thubaneau, non lontano da La Canebière, nel 1mo arrondissement della città francese meridionale. Il ministro dell'Interno Bruno Retailleau ha annunciato che visiterà la scena. Alle 14.45, il sospettato, un cittadino tunisino nato nel 1990 e residente legalmente, si era recato nell'hotel da dove era appena stato sfrattato per non aver più pagato l'affitto. Si sarebbe recato nella stanza che occupava e avrebbe "pugnalato il fianco della persona che la occupava in quel momento", ha spiegato il procuratore generale di Marsiglia Nicolas Bessone in una conferenza stampa. La vittima è stata ricoverata d'urgenza. Secondo il pubblico ministero, l'aggressore è poi sceso al piano di sotto e ha accoltellato il direttore dell'hotel "una o più volte". Poi è uscito in strada e ha accoltellato alla schiena il figlio del direttore. Entrambi sono stati trasportati in ospedale in condizioni di relativa emergenza. "Ha proseguito il suo piano recandosi in un bar lì vicino, dove ha cercato di accoltellare il gestore e il direttore", ha spiegato Bessone. "Spinto alla fuga dai clienti, è poi finito su Cours Belsunce, e lì di nuovo ha cercato di colpire. Due persone sono rimaste ferite al volto con colpi di un manganello che l'uomo ha utilizzato". Una pattuglia della polizia si è infine imbattuta nell'individuo e, dopo aver chiesto all'aggressore di deporre le armi, lo ha neutralizzato poco prima delle 15,30. Il presunto autore degli accoltellamenti, scrive le Parisien, è noto all'intelligence locale per aver rilasciato in passato dichiarazioni antisemite. La Procura nazionale Antiterrorismo non è ancora stata informata, poiché il suo atto omicida "potrebbe essere simile a quello di un individuo squilibrato", secondo una fonte vicina alle indagini. —internazionale/esteriwebinfo@adnkronos.com (Web Info)
Alain Delon, il figlio minore avvia un’azione legale per annullare il testamento dell’attore
(Adnkronos) – Il figlio minore della leggenda del cinema Alain Delon sta cercando di annullare il testamento finale del padre, stando a quanto riferisce l’esecutore testamentario. Alain-Fabien Delon ha avviato un’azione legale per far invalidare il testamento, con una prima udienza fissata per marzo 2026, ritenendolo troppo sbilanciato a favore dell'unica figlia e minore dei figli di Alain Delon, Anouchka Delon, ha riferito l’avvocato Christophe Ayela, uno dei tre esecutori del testamento. La mossa riaccende un'aspra disputa familiare a poco più di un anno dalla morte dell'icona dello schermo. Prima della sua morte, avvenuta nell’agosto del 2024, i tre figli di Delon avevano ingaggiato una battaglia pubblica sui media e in tribunale per via delle sue condizioni di salute, drasticamente peggiorate dopo l’ictus che lo aveva colpito cinque anni prima. Secondo l’atto di citazione inviato la scorsa settimana al fratello Anthony, alla sorella Anouchka e ai tre esecutori, il figlio minore "intende ottenere l’annullamento di tali atti, poiché il signor Alain Delon non possedeva più il necessario discernimento" per prendere tali decisioni in seguito all'ictus. Il testamento che Alain-Fabien vorrebbe annullare, risalente al 2022, attribuisce alla sorella Anouchka l’eredità esclusiva dei diritti sul film del 1963 'Il Gattopardo', in cui Delon recitò accanto all'attrice italiana Claudia Cardinale, e contesta una decisione di febbraio 2023 che le assegnava il 51% della società incaricata di gestire l’immagine e i diritti di marchio del padre. Otto mesi prima della morte dell’attore, il suo stato di salute era peggiorato al punto che un tribunale francese lo aveva posto sotto tutela rafforzata per cinque anni. L'avvocato Ayela ha dichiarato di sperare in una mediazione tra i fratelli, sostenendo che il padre "non avrebbe voluto che i suoi figli si facessero la guerra sul testamento", e sostenendo di essere fiducioso sul fatto che si troverà un accordo. —internazionale/esteriwebinfo@adnkronos.com (Web Info)
Depardieu rinviato a giudizio per stupro sull’attrice Charlotte Arnould
(Adnkronos) – Un giudice istruttore francese ha disposto che Gérard Depardieu, icona del cinema, sia rinviato a giudizio con l’accusa di aver stuprato e aggredito sessualmente l’attrice Charlotte Arnould nel 2018. Si tratta dell'ultima vicissitudine legale per l'attore 76enne, che a maggio è stato condannato per aggressione sessuale ai danni di due donne sul set di un film nel 2021 a una pena sospesa di 18 mesi. Quella condanna e una serie di altre accuse emerse negli ultimi anni hanno irrimediabilmente offuscato la reputazione della stella del cinema francese, costruita in mezzo secolo di carriera: più di dodici donne lo hanno accusato di abusi. "Sette anni dopo, sette anni di orrore e inferno…credo di avere difficoltà a rendermi conto di quanto sia enorme tutto questo. Sono sollevata", ha dichiarato Arnould, che presentò denuncia nel 2018. La sua avvocata, Carine Durrieu-Diebolt, ha confermato che Depardieu è stato rinviato a giudizio per la presunta aggressione e per lo stupro mediante penetrazione digitale di Arnould, avvenuti in due occasioni, nell’agosto del 2018, nella sua abitazione parigina. "La mia cliente e io siamo sollevate e fiduciose. È una forma di verità giudiziaria per Charlotte in attesa del processo penale", ha aggiunto la legale. La data del processo non è ancora stata fissata. Depardieu in ogni caso farà ricorso, ha dichiarato l'avvocato dell'attore al canale di informazione BFMTV, Jeremie Assous, affermando che il giudice "non ha mai pensato per un momento che lui potesse trarre beneficio, come tutti gli altri, da un'indagine sia per l'accusa che per la difesa". In un primo momento il caso era stato archiviato per insufficienza di prove, ma Arnould, amica di famiglia di Depardieu, si è costituita parte civile, facendo sì che nell’estate 2020 venisse aperta un’inchiesta giudiziaria. Alla fine del 2021 l'attrice accusò pubblicamente la stella del cinema di averla stuprata due volte nell’agosto 2018, quando lei aveva 22 anni ed era anoressica, arrivando a pesare 37 chilogrammi. Depardieu ha negato le accuse di stupro e aggressione sessuale, sostenendo che il rapporto fosse consensuale. In una lettera del 2023 al quotidiano Le Figaro l'attore aveva negato le accuse, sostenendo di non aver "mai, mai abusato di una donna", e che nel caso di Arnould non ci fosse "mai stata costrizione, né violenza, né proteste". L’attore francese dovrà anche rispondere alla giustizia italiana per l'accusa di aver aggredito il paparazzo Rino Barillari, 80 anni, a maggio 2024 presso un bar romano, colpendolo al volto tre volte dopo che questi aveva tentato di fotografarlo e causandogli una ferita al sopracciglio, per cui il fotografo è stato portato all'ospedale e dimesso con una prognosi di 10 giorni. L'avvocato di Depardieu ha poi sostenuto che Barillari avesse spinto violentemente la compagna, Magda Vavrusova, che era con la star. Il fotografo ha presentato denuncia. —internazionale/esteriwebinfo@adnkronos.com (Web Info)