sabato, Luglio 12, 2025
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Incidente stradale all’alba a Pescara, gravi due ragazzi di Isernia

FOTO DI REPERTORIO

Sarebbero entrambi originari di Isernia due ragazzi call’alba sono rimasti coinvolti in un incidente a Pescara. La moto su cui erano a bordo un 31enne e una 21enne ha impattato violentemente contro un camion della nettezza urbana. Le condizioni dei due giovani sono apparse subito gravi, i due sono stati trasferiti presso il pronto soccorso dell’ospedale “Santo Spirito”. Il ragazzo avrebbe riportato un politrauma, mentre a preoccupare maggiormente sono le condizioni della 21enne, che è considerata in gravi condizioni ed è sotto stretta osservazione dei medici .

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L’angolo della psicologa -Imparare a camminare sulle acque: la fiducia

Nello scorso articolo abbiamo “imparato a cadere dalle stelle”, senza farci tanto male e con la certezza di poterci rialzare, abbiamo parlato della paura di sbagliare e della possibilità di farlo senza troppi problemi. In questo articolo invece “impariamo a camminare sulle acque”, ovvero impariamo a fidarci. 

Chi mi conosce e legge le poche righe che scrivo, per lo più sulla mia pagina FB, sa che è mia abitudine far dialogare la psicologia e la fede, in un dialogo non sempre compreso ed accettato da tutti ma estremamente possibile ed utile a quanti hanno voglia di volare con due ali invece che con una soltanto.

Partiamo da un’immagine che prendiamo in prestito dal Vangelo: camminare sulle acque. Che significa camminare sulle acque?

Nel 2016, un artista contemporaneo, Christo, ha costruito una passerella di 4,5 chilometri sulle acque del Lago d’Iseo, in provincia di Brescia, promettendo ai visitatori di farli camminare sulle acque, il passaggio è stato realizzato utilizzando 70.000 metri quadri di tessuto giallo-arancione, sostenuti da un sistema modulare di pontili galleggianti formato da 200.000 cubi in polietilene ad alta densità, che dire, la passerella ha retto e nessuno è caduto nelle acque del lago, l’artista non si è sbagliato ed i visitatori si sono fidati vivendo sicuramente una bellissima esperienza ed unasensazione difficilmente riproducibile.

Duemila e rotti anni prima, Gesù fece lo stesso, ma senza passerella, senza galleggianti e senza ormeggi. Camminò sulle acque del “mare di Tiberiade”, in realtà un lago chiamato mare per le sue grandi dimensioni. Il mare, “jam” in ebraico, viene tradotto anche con “grandi acque”, “diluvio” sia nella Bibbia come anche nelle antiche culture del vicino Oriente ed è simbolo del caos primordiale, della morte, del nulla e del male, luogo popolato da mostri, del pericolo, in una sola parola.

Bene, Gesù cammina sulle acque, con fede e fiducia, senza paura, sfidando il pericolo. Così non fa Pietro il suo discepolo, il quale, dalla barca, sul mare in tempesta, vedendo un uomo in lontananza camminare sulle acque si spaventa enormemente, per accertarsi che fosse il Signore, domanda di farlo andare verso di lui, Gesù acconsente e Pietro comincia a camminare sulle acque e lo fa non per via di qualche potere eccezionale ma solo perché si fida e cammina finché non smette di fidarsi, lasciando il posto alla paura e cominciando ad affondare chiedendo aiuto e Gesù che lo salva.

Che significa dunque fidarsi? La fiducia è un atteggiamento, verso gli altri o verso sé stessi, che risulta da una valutazione positiva di fatti, circostanze, relazioni, per cui si confida nelle altrui o proprie possibilità, essa diventa generatrice di senso di sicurezza e tranquillità.

Avere fiducia in sé è strettamente collegato ad avere una buona autostima e queste sono due realtà psicologiche che si formano nella prima infanzia, a contatto con le figure di riferimento, certo nel corso della vita è possibile cambiare e migliorarsi, tuttavia è in quella fase del processo evolutivo che si forma la primordiale idea di noi, quella dura a morire che, a meno che non si intervenga, resterà a farci compagnia per tutta la vita.

Bowlby parlò per la prima volta di fiducia negli anni 80, definendola “fiducia di base” cioè la capacità delle persone di esplorare il proprio ambiente e di affrontare i pericoli senza lasciarsi spaventare o schiacciare dalla preoccupazione di potersi fare del male.

Tale fiducia è tipica di un attaccamento sicuro in cui il bambino e poi l’adulto hanno il coraggio di affrontare ciò che non si conosce e di rischiare. Il bambino con una mamma che è presente ma non invadente se cadrà mentre gioca, per esempio, troverà la mamma a tranquillizzarlo invitandolo a continuare il suo gioco, una mamma che, seppure con tutte le buone intenzioni, non darà gli schiaffi al pavimento, come spesso mi è capitato di vedere e sentire, o al giochino dicendo che quell’oggetto è cattivo e che ha causato il danno, semplicemente si accerterà che tutto vada bene e lascerà, senza troppa ansia che il bimbo riprenda le sue attività.

Se così non accadesse e cioè, se la mamma fosse del tutto assente, svalutante e non curante oppure, al contrario, troppo apprensiva limitando la libertà del figlio o addirittura punendolo perché in precedenza lo aveva avvertito che poteva farsi male, concorrerà a far crescere un bambino che interiorizzerà un modello di sfiducia, nei confronti di se stesso, del mondo esterno pericoloso e degli altri assenti o coercitivi e diventerà un adulto che avrà tanta difficoltà a fidarsi del prossimo e, sebbene involontariamente, tenderà a vedere nei comportamenti degli altri inaffidabilità ed intenzioni cattive. La mancanza di fiducia in noi stessi, in chi ci sta accanto e nel mondo circostante, incide fortemente nella nostra vita e lo fa ancora di più nella fase in cui dovremmo essere noi a decidere, cioè quando diventiamo “grandi” e intraprendiamo nuove relazioni oltre a quelle familiari ed amicali: quelle sentimentali.

Chi ha interiorizzato modelli negativi di relazione sperimenta spesso forme più o meno intense di preoccupazione e paura quando si trova in una relazione emotiva, specialmente nella possibilità di legarsi seriamente a qualcuno perché, ai suoi occhi, questo significherebbe rischiare di essere feriti, abbandonati o delusi esattamente come è successo da piccoli da parte della figura di riferimento.

Si devono pertanto sovvertire gli schemi di pensiero e modificare i modelli interiorizzati, ed è possibile farlo. Bisogna rendersi conto in primo luogo che, a meno che non ripetiamo le stesse mosse, nessun avvenimento di per sé è una coazione a ripetere cioè, la tendenza incoercibile, del tutto inconscia, a porsi in situazioni penose o dolorose, senza rendersi conto di averle attivamente determinate, né del fatto che si tratta della ripetizione di vecchie esperienze. Mi piace riproporre una modalità espressiva di don Tonino Bello, lui diceva “amare voce del verbo morire”, io azzardo “fidarsi, voce del verbo credere”, credere che si possono cambiare le credenze di base che ci fanno percepire sbagliati e si può arrivare a “camminare sulle acque” se si crede di poterlo fare, se si ha fiducia nelle proprie forze e possibilità, compresa quella di cadere e di rialzarsi.

L’invito resta lo stesso: provare, non fasciarsi la testa, ma tentare e tentare ancora anche se si sbaglia provando a guardare a noi stessi, agli altri ed al mondo con occhi nuovi, occhi benevoli, capaci di amare.

dott.ssa Antonella Petrella, psicologa- psicoterapeuta

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CISL – ogni giorno perso per litigare serve solo a non far crescere il nostro Paese

Durante la pausa estiva, il Coordinamento della CISL Poste Molise esce allo scoperto in merito alla situazione di instabilità politica. Se non risolta rapidamente – riferisce Antonio
D’Alessandro Segretario CISL – si ridurrà la crescita del Paese.
Alla vigilia di un’importante legge di stabilità – dichiara Antonio D’Alessandro – serve un’azione ed interlocuzione forte per delineare nuove politiche europee che escano dalla logica dell’austerità. Il Sindacato è pronto nel sostenere tutto ciò, avendo come obiettivo la crescita e la creazione di lavoro stabile con diritti pieni ed esigibili.
È necessario un atto di responsabilità – continua Antonio D’Alessandro – per scongiurare che il Paese resti senza una guida, abbiamo la necessità di un Governo nel pieno delle
sue funzioni senza sotterfugi politici. È necessario dimostrare serietà e maturità. Le forze politiche parlamentari devono porre al centro delle loro funzioni istituzionali gli interessi generali del Paese e del mondo del lavoro e non l’interesse particolare di
breve respiro, come più volte sollecitate dallo stesso Presidente della Repubblica, assicurando in tempi brevi un’indispensabile forma di governo ed un chiaro indirizzo economico e sociale, per rafforzare i legami di solidarietà, per unire e non di dividere il
Paese.
È necessaria una politica che dia risposte sul futuro e la qualità del nostro sistema industriale e produttivo, sui problemi della pubblica amministrazione, del sistema di istruzione e conoscenza e della sanità pubblica, il divario crescente tra Nord e Sud, la paralisi dei cantieri pubblici per le necessarie infrastrutture materiali e sociali.
Al sistema Paese serve il prima possibile un piano straordinario di investimenti pubblici, una riforma fiscale fondata sul principio della progressività che riduca le tasse al lavoro dipendente e ai pensionati, una vera lotta all’evasione fiscale e al lavoro nero, il rinnovo dei contratti nazionali pubblici e privati, la detassazione degli aumenti salariali ed il superamento dei contratti pirata, riforma della pubblica amministrazione e assunzione di
personale in tutti i comparti pubblici a partire dalla sanità, una nuova politica industriale che indirizzi i processi di innovazione, di crescita dimensionale delle imprese, garantisca il diritto permanente alla formazione e metta al centro la salute e la sicurezza sul lavoro, una nuova politica della cultura e del turismo asse di crescita per un paese quale l’Italia, una vera riforma delle pensioni che dia un futuro ai giovani, risponda ai bisogni delle
donne e riconosca i lavori più disagiati.
Le cose da fare sono tante – conclude Antonio D’Alessandro – non è possibile aspettare oltre, ogni giorno perso per litigare serve solo a non far crescere il nostro Paese.

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Sotto le stelle del jazz con i CB Friends prende il via “Eventi in città”

Parte sotto le stelle del jazz il cartellone di “Eventi in città. ContaminAzioni Culturali tra luoghi e generi” dei mesi agosto e settembre stilato dall’assessorato alla Cultura del Comune di Campobasso. Nello scenario intimo e suggestivo di piazzetta Palombo, designato quale luogo principale per ospitare la musica live in città in questi due mesi, domenica 18 agosto, alle ore 21.30, i CB Friendsapriranno con il loro concerto il primo dei tre appuntamenti di Borgo in jazz.

CB Friends sono un quintetto energico e travolgente, con forte richiamo alla tradizione jazz, composto da Manuel Concettini alla tromba, Nicola Concettini al sax, Antonio Caps al piano, Nicola Cordisco al basso e Alberto Romano alla Batteria.

Si tratta di una formazione simbolo dell’era bop anni 50’ interpretata da alcuni dei migliori musicisti presenti sul territorio regionale pronti a dare libero sfogo alle proprie improvvisazioni su un repertorio di grandi successi del jazz che si preannuncia affascinante e di grande impatto sul pubblico.

CB Friends gravitano tutti sul territorio regionale e da anni svolgono attività concertistica su scala nazionale e non solo, vantano collaborazioni con grandi artisti del panorama jazz mondiale e hanno maturato una carriera artistica di prestigio.

Dopo la serata inaugurale di domenica, Borgo in jazz animerà piazzetta Palombo anche il 23 e il 25 agosto, rispettivamente con il Concettini Quartet feat Humberto Amesquita e con The Jazz Side of my Moon, mentre, invece, il calendario degli eventi cittadini proporrà il 21 agosto alle ore 17.00, la seconda edizione di Campobasso in Quizcurata dall’associazione Centro Storico in piazza G. Pepe, e domenica 25 agostoalle 9.30, la prima passeggiata naturalistica lungo il sentiero tratturale, partendo da S. Stefano, curata dall’associazione Inforesta.

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Termoli/ atti persecutori contro i vicini di casa, 59enne agli arresti domiciliari

Gli agenti dell’Ufficio Anticrimine del Commissariato di P.S. di Termoli, nel corso della giornata di venerdì 16 agosto, hanno sottoposto agli arresti domiciliari C.N., termolese di anni 59, residente in città, resosi responsabile, in varie occasioni, di comportamenti aggressivi ed intimidatori nei confronti di due donne, residenti nello stesso condominio.

L’uomo, per tali comportamenti assunti in passato, era già stato destinatario della misura cautelare del divieto di avvicinamento ai luoghi frequentati dalle persone offese.

Nonostante tale divieto, nelle scorse settimane, per ben due occasioni, aveva cercato di avvicinarsi ed aggredire nuovamente le condomini, tanto da rendere necessario l’intervento delle Volanti del Commissariato di Polizia di Termoli. In una di tali occasioni, l’aggressore ha inseguito le vittime, costringendole a trovare rifugio all’interno della propria autovettura, poi  presa a calci dall’uomo, che l’ha danneggiata vistosamente.

In seguito alla denuncia sporta da una delle persone offese ed ai vari interventi effettuati sul posto dagli agenti del Commissariato di Termoli, anche documentando con supporti di Polizia Scientifica i danneggiamenti attuati dall’aggressore, il GIP presso il Tribunale di Larino, previa richiesta della locale Procura della Repubblica, ha disposto l’applicazione della misura cautelare degli arresti domiciliari nei confronti del condomino molesto.

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Sanità … si può

sanit

Riceviamo e pubblichiamo

Bene hanno fatto i quotidiani molisani a dedicare ampio spazio all’interessante dibattito sulla riconversione del modello sanitario del Molise, alla luce delle note restrizioni di risorse. É proprio vero: il confronto di idee e di esperienze è sempre fonte di analisi e di scelte migliori. Un dibattito, quello in atto, che evoca alla memoria dei più anziani un periodo esaltante della sanità molisana, quando le Regioni conquistarono prerogative importanti nella scelta del modello di sanità. È utile ricordare, sia pure in rapida sintesi, avvenimenti essenziali di quel periodo, poiché il passato costituisce sempre il pilastro portante del futuro.
Risponde sicuramente a verità che oggi i contribuenti molisani scontino gli errori commessi a suo tempo – cioè nei primi anni ottanta – in sede di attuazione di quella che fu unanimemente omologata come una riforma epocale della sanità del Paese, in quanto archiviava senza rimpianti il sistema verticistico e piatto del modello mutualistico, per consegnare i servizi socio-sanitari alla nuova cultura della partecipazione democratica e, nei fatti, all’autodeterminazione. Di qui il ruolo essenziale delle Regioni, che avevano ormai superato la fase del “rodaggio”, avendo già amministrato le proprie comunità da un decennio buono. È vero che in Molise, nella fase delicatissima di definizione del nuovo modello di servizio sanitario regionale, quei localismi che allora avevano maggiore potere contrattuale di oggi, si tuffarono su scelte molto discutibili, che hanno poi prodotto effetti deleteri a danno della spesa sanitaria e della stessa qualità della sanità pubblica. Basti ricordare che, all’epoca, fu nominata dalla Regione Molise una Commissione tecnica preposta alla elaborazione dell’impianto legislativo della riforma, coordinata da un autorevole costituzionalista quale il professor D’Onofrio. Ebbene, allorché si affrontò la questione cruciale del numero delle Unità Sanitarie Locali con la relativa rete ospedaliera, il disegno di legge regionale elaborato in sede tecnica si attestò su due Asl, una a Campobasso ed una a Isernia. In sede di successiva approvazione da parte del Consiglio Regionale, le due Unità Sanitarie Locali divennero sette e nel dibattito finale furono tentati – per fortuna senza esito – persino emendamenti che ne aggiungevano l’ottava a Cercemaggiore, con una ulteriore struttura ospedaliera nella zona. In quella caldissima notte estiva del 1981 il Consiglio Regionale dimostrò di aver capito poco della riforma sanitaria dettata dalla legge 833 del 1978, approvando una ingiustificata proliferazione di centri di potere e, con essi, la deflagrazione della spesa pubblica. Un provvedimento assurdo che sanciva, di fatto, la compromissione di una efficiente rete di Distretti Sanitari: una rete di presìdi di base del tutto innovativi, con compiti di prevenzione, di soccorso e di pronto intervento, da realizzare con l’apporto organizzativo e funzionale dei Comuni ed in grado di esercitare anche il ruolo significativo di filtro al ricovero ospedaliero improprio, ancora oggi corresponsabile delle difficoltà della spesa sanitaria ed ostacolo alla tempestività ed efficacia delle attività ospedaliere.
Tornando ai problemi di oggi, non ci sono dubbi che il Molise stia sopportando grossi sacrifici per una razionalizzazione coerente della spesa sanitaria. Sono proprio tali sacrifici a consigliare il tempestivo allineamento alle conquiste positive delle Regioni del Nord, dove già da decenni è stata realizzata la omologazione e la totale integrazione della sanità privata alle risorse strutturali della sanità pubblica, in una logica unitaria ed organica della tutela della salute. La recente notizia che il Molise è l’unica regione del Centro-Sud che ha fatto registrare un saldo attivo della mobilità sanitaria regionale di ben ventuno milioni di euro, costituisce un evento importante, una conquista che dovrebbe suggerire alla pubblicistica da sacrestia, pure presente al dibattito di questi giorni, un maggiore discernimento nel pontificare in esternazioni puerili contro la sanità privata e nel fomentare il movimentismo piazzaiolo di vecchia maniera, ispirato solo ad un infantile ostracismo ideologico.
Pur dando per irreversibili i tagli generali della spesa pubblica, bene fa il Presidente Toma a non desistere dalle sue tenaci battaglie in sede Centrale, perché anche alla sanità del Molise vengano estesi i meccanismi premiali e di riequilibrio strutturale già riconosciuti alle regioni virtuose, con il connesso adeguamento delle risorse spettanti. Anche il Molise, infatti, è concretamente impegnato in un difficile processo di graduale de-ospedalizzazione dell’intervento sanitario, previa riconversione delle strutture ospedaliere palesemente esuberanti, in una efficace e moderna rete di presìdi di base e di pronto intervento. Dobbiamo convincerci tutti che la sanità di un futuro ormai prossimo punterà sempre meno sul ricovero ospedaliero tradizionale e sempre più sulla prevenzione extra ospedaliera e sulla tempestività ed efficacia della rete di emergenza territoriale (condivido in pieno ciò che ha scritto il Dr. Sanese su queste pagine!). È quanto serve ai territori, per esigenze di qualità dei servizi sanitari e per oggettive necessità di corretto utilizzo delle risorse pubbliche.
Il Molise può e deve farcela, con un po’ di coraggio, di pazienza e di idee chiare.


Luigi Petracca
Coordinatore Regionale CONFEDIR

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ASP Piacenza: concorso per assunzione di 66 OSS

L’Azienda Servizi alla Persona (ASP) di Piacenza ha indetto un concorso per l’assunzione a tempo pieno e parziale (30 ore settimanali) di 66 Operatori Socio Sanitari – Cat B posizione economica B3.
L’Azienda rende noto che 54 risorse saranno assunte a tempo pieno mentre 12 risorse a tempo parziale. E’candidarsi al bando entro le ore 12.00 del giorno 20 Agosto 2019 (scadenza modificata da rettifica del bando).


REQUISITI
Possono partecipare al concorso dell’ASP Piacenza i candidati in possesso dei requisiti di seguito riassunti:
– cittadinanza italiana o di uno Stato membro dell’Unione Europea o di altre categorie previste dal bando;
– godere di diritti civili e politici anche nello Stato di appartenenza o di provenienza e avere un’adeguata conoscenza della lingua italiana (per cittadini stranieri);
– godimento dei diritti civili e politici, elettorato attivo incluso;
– iscrizione nelle liste elettorali (diversamente citarne le motivazioni);
– posizione regolare nei confronti degli obblighi di leva militare (per chi soggetto agli obblighi di leva);
– età non inferiore a 18 anni e non superiore al limite ordinamentale previsto per il collocamento a riposo;
– non avere riportato condanne penali e non avere procedimenti penali in corso che impediscano, ai sensi delle vigenti disposizioni in materia, la costituzione del rapporto d’impiego con la Pubblica Amministrazione;
– non essere sottoposti a misure di prevenzione e sicurezza;
– non essere destinatari di provvedimenti giudiziari che comportano l’interdizione temporanea o perpetua dai pubblici uffici o la sanzione del licenziamento;
– non avere procedimenti disciplinari in corso e non avere riportato sanzioni disciplinari nei due anni precedenti la scadenza del presente Avviso Pubblico;
– non avere sospensioni cautelari o per ragioni disciplinari dal servizio;
– non essere stati destituiti, oppure dispensati o licenziati dall’impiego presso la Pubblica Amministrazione per persistente insufficiente rendimento oppure per motivi di legge o in base al Codice disciplinare vigente o al Codice di comportamento;
– non essere stati dichiarati decaduti da un impiego pubblico per aver conseguito l’impiego mediante la produzione di documenti falsi o viziati da invalidità insanabile;
– non essere stati licenziati da ASP Città di Piacenza per mancato superamento del periodo di prova per il medesimo profilo messo a concorso da meno di cinque anni;
– essere psico-fisicamente idonei all’impiego e allo svolgimento delle mansioni relative al profilo professionale per cui si partecipa;
– diploma d’istruzione secondaria di primo grado (“Licenza Media”) o titolo di assolvimento dell’obbligo scolastico;
– attestato di qualifica di “Operatore socio-sanitario” conseguito a seguito del superamento di corso di formazione di durata annuale oppure possesso di Titoli equipollenti;
– adeguata conoscenza della lingua inglese e dell’uso delle apparecchiature e delle applicazioni informatiche più diffuse.

Si segnala che operano le seguenti riserve:
– 17 posti a tempo pieno e 3 posti a tempo parziale in favore dei volontari delle FF.AA.;
– 22 posti a tempo pieno e 5 posti a tempo parziale in favore del personale titolare di contratto di lavoro subordinato a tempo determinato che abbia maturato, alla data di pubblicazione del presente Avviso Pubblico, almeno tre anni di servizio – anche non continuativi – alle dipendenze di ASP Città di Piacenza, nello stesso profilo professionale posto a bando.
BANDO

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Ossario Molisano: viaggio nei cimiteri della nostra regione. 13a tappa cimitero di San Polo Matese. Tomba di Domenico Moliterni

Chi lo dice che se di mestiere fai il rappresentante di caffè, non puoi scrivere poesie, testi o addirittura canzoni? Si era diplomato con il massimo dei voti al liceo scientifico di Campobasso, Domenico Moliterni, e aveva iniziato il suo percorso universitario a Napoli, alla facoltà di Lettere. La laurea non fu mai conseguita, ma non per volere, più che altro per solidarietà. I soldi a casa erano quelli che erano e Michele e Teresa avevano bisogno di spalle larghe e forti che li aiutassero nella gestione del negozietto alla stazione di Guardiaregia e del bar su, in piazza. Loro erano quattro figli, ognuno abile in qualcosa. Domenico, in particolare, sapeva ben parlare. Avete presente quando si dice la parola giusta, al momento giusto? Ecco, così. Domenico (che in realtà di nomi ne aveva tre Lamberto Antonio) le conosceva bene le parole e non sottovalutava mai il loro significato perché sapeva che se usate male potevano ferire. Gravemente. Irrimediabilmente. La sua dote di grande oratore, dal fascino inconsueto, lo aveva aiutato nell’avventura che poi finì per caratterizzare tutta la sua vita. Domenico divenne ben presto rappresentante di un noto marchio di caffè molisano. Trascorreva la maggior parte delle sue giornate su un furgone bianco, attraversando particolari paesini, conoscendo gente nuova ed annotando pensieri ed impressioni su un taccuino. Era necessario immortalare i momenti, le situazioni, le emozioni. Lui, il click della macchinetta fotografica, lo scattava con le parole, che poi rielaborava e trasformava in racconti divertenti, o in romantiche poesie. Domenico sapeva far rivivere le parole anche nelle canzoni. Suonava il basso e cantava. Cantava tanto e non solo a casa. Anche durante matrimoni o feste. Si divertiva con i suoi amici musicisti. Dava il meglio di sé, altresì, nel gruppo folkloristico di San Polo Matese, luogo in cui si trasferì dopo aver sposato Anna. I suoi figli, Teresa e Michele, erano il suo primo amore ed Anna la donna che aveva scelto per la vita. Ad ogni modo, ogni istante era per lui prezioso. Non era amante delle liti e delle discussioni Domenico, preferiva incassare, ascoltare e poi rispondere con un sorriso, che quello ci sta sempre bene e non fa mai male. Sorrideva persino quando la cognata, Nunzia, tipa sui generis, gli telefonava alla cinque del mattino (pure la domenica, unico giorno in cui a quell’ora Domenico ancora dormiva) chiedendogli cosa facesse. Il sorriso lo accompagnò persino durante la sua malattia, dura, intensa, forte, lunga, bastarda. Perché ha vinto lei e glielo ha spento il sorriso, troppo presto, a soli 54 anni, lasciando la paura, la tristezza, la malinconia. Del silenzio a tavola, dove non si mastica a bocca aperta, si fuma fuori, si vede il TgR e il pane deve essere di Longano. Perché ognuno ha le sue fisse. Ognuno ha i propri difetti, ma poi si finisce per amare pure quelli. E ricordarli, apprezzarli, farne routine. Domenico ha insegnato tanto a quelli che lo conoscevano. Ai suoi datori di lavoro, essendo un uomo onesto, genuino e dedito al mestiere, alla sua famiglia, essendo un amante della vita, ai suoi amici, trovando conforto nella musica, ai signori e alle signore al bar, regalando parte del suo tempo, al suo paese, organizzando manifestazioni, a quel prezioso taccuino che lo accompagnava sempre e a me, perché l’indispensabile è qui adesso. Di seguito la sua filosofia di vita, oggi anche la mia, raccolta in poche righe ed espressa in semplici, ma toccanti e profonde, parole:
LA VITA E’ QUESTA
È inutile incaponirsi
avvelenarsi per gli altri
illudere i propri sogni…
Perché la vita è questa
e se per noi
sembra non esserci futuro
io voglio vivere
giorno per giorno
senza programmare
senza stare lì a calcolare…
Perché se la vita è questa
dobbiamo berla adesso
perché ieri
già non lo ricordo
e domani
è ancora troppo lontano.

di Angelica Calabrese

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Isernia: sale sul parapetto di un viadotto per lanciarsi nel vuoto, salvato dagli agenti della Polizia Stradale

Un ragazzo in lacrime, in preda alla disperazione è stato salvato dagli agenti della Polizia Stradale mentre era in procinto di suicidarsi.

Teatro del tentativo di suicidio il viadotto della Fede lungo la SS. 652  “Fondo Valle Sangro”, nel comune di Cerro al Volturno.

Una pattuglia della Sezione Polizia Stradale di Isernia, impegnata sul fronte della viabilità e sicurezza stradale, viene attratta dalla presenza ingiustificata di un giovane 40enne sovrapposto al parapetto metallico del viadotto della Fede, alto oltre settanta metri.

Gli Agenti, in servizio al Distaccamento di Agnone, intuito l’insano gesto che il giovane stava per compiere, senza indugio, hanno abbandonato l’auto di servizio per bloccare il ragazzo e, con notevole prontezza e professionalità, hanno afferrato l’uomo agli arti inferiori e superiori, trascinandolo sulla sede stradale, nonostante questi si dimenasse con forza per divincolarsi dalla presa dei poliziotti.

Grazie alle parole di conforto e sostegno morale degli Operatori di Polizia intervenuti, il giovane si è calmato desistendo dal compiere ulteriori gesti inconsulti.

A conclusione della vicenda, con il supporto del personale del 118 intervenuto sul luogo, il ragazzo in preda ancora ad uno stato di agitazione, è stato accompagnato e ricoverato presso l’Ospedale di Isernia dove sono sopraggiunti i genitori, allarmati e seriamente preoccupati perché da alcune ore non avevano notizie del figlio.

Per fortuna, il tempestivo intervento della Polizia di Stato ha impedito che un momento di debolezza si trasformasse in tragedia.

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Isernia: litigano per l’eredità, denunciato 54enne

Gli agenti della Squadra Mobile della Questura di Isernia hanno denunciato un 54enne per lesioni personali gravi e minacce.

L’uomo era ospite di una casa vacanze della provincia pentra con la sorella ed il compagno di questa.

Al culmine di un’accesa discussione tra i fratelli per la divisione dell’eredità, il 54enne aveva colpito con calci e pugni il cognato, facendolo rovinare al suolo insieme alla sorella, intervenuta per cercare di calmare gli animi, tanto che i due conviventi avevano dovuto far ricorso alle cure dei sanitari del Pronto Soccorso, con una prognosi per l’uomo di 30 giorni.

Gli agenti della Squadra Volanti dell’Ufficio Prevenzione Generale e Soccorso Pubblico, intervenuti presso il locale nosocomio, hanno raccolto i primi dati utili, che hanno permesso alla Squadra Mobile di ricostruire la vicenda.

I poliziotti hanno accertato, in particolare, che all’origine della discussione, poi degenerata, vi era la notizia del peggioramento delle condizioni di salute del padre che aveva riacceso vecchi rancori tra i due, legati proprio alla spartizione dell’eredità. L’improvviso inaspettato miglioramento delle condizioni di salute dell’anziano genitore, ricoverato presso una struttura ospedaliera della zona, avrebbe infranto le aspettative dell’uomo che dovrà rispondere di lesioni personali aggravate e minacce.

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