(Adnkronos) – L’Orèal protagonista all’Italian Tech Week di Torino con la Beauty Tech. Guive Balooch, Global Managing Director, Augmented Beauty & Open Innovation di L’Oréal, è intervenuto dal palco delle Ogr, location dell’edizione 2025 dell’evento, per il talk ‘Designing time: how science and tech are redefining aging. "Credo che il significato di Beauty Tech abbia molte sfaccettature – afferma Balooch – Oggi abbiamo tecnologie che contribuiscono a quasi tutto ciò che realizziamo nel campo della bellezza. A partire dai servizi, dove abbiamo dispositivi, strumenti per diagnosi e servizi digitali; dal nostro nuovo asciugacapelli, AirLight Pro, al nostro nuovo dispositivo per microaghi, Nano Resurfacer, per offrire prestazioni davvero migliorate per quanto riguarda i prodotti di bellezza ai nostri consumatori. Vogliono di più, vogliono di meglio. Vogliono sapere qual è il prodotto giusto per loro. Tutto ciò fa parte della Beauty Tech". “C’è poi un altro aspetto della Beauty Tech che ci consente di innovare più velocemente all'interno di L'Oréal – aggiunge Guive Balooch – Come possiamo usare l'intelligenza artificiale, il calcolo, per riuscire a trovare la prossima molecola stellare molto più rapidamente di quanto potessimo fare prima? per questo ora stiamo utilizzando diversi modelli di intelligenza artificiale nei laboratori per riuscire a realizzare prodotti più velocemente, per riuscire a creare molecole migliori più velocemente. Quindi la Beauty Tech è qualcosa che davvero migliora la bellezza grazie alla tecnologia”. “Per quanto riguarda il nostro attuale modello di innovazione, abbiamo davvero una visione a 360 gradi – prosegue Balooch – Stiamo lavorando a soluzioni il più possibile integrate, basate sui dati, sul digitale, sull'intelligenza artificiale, con dispositivi che aiutano a migliorare le prestazioni e a offrire alle persone non solo un'esperienza di bellezza O2O, ma anche un livello di bellezza più elevato”.
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L’Oreal, Balooch: “Aiutiamo la bellezza con la tecnologia e l’Ia”
L’Oreal, punta sulle startup, Balooch: “150 partnership in un anno”
(Adnkronos) – "Nell'ultimo anno abbiamo stretto oltre 150 partnership con startup del gruppo la ragione è che oggi il settore beauty tocca molti nuovi campi come la biotecnologia, la coltivazione sostenibile, la longevità e la diagnostica. Non possiamo assumere personale per tutti questi nuovi settori, quindi ci rivolgiamo a start-up attive in ambiti come salute, benessere e robotica, apportando la nostra competenza e le nostre conoscenze in materia di bellezza, e utilizzando le loro conoscenze in altri campi per creare alcuni dei nuovi servizi che oggi proponiamo. Le start-up sono quindi una parte importante della nostra famiglia. Investiamo, creiamo partnership, acquisiamo. Siamo in grado di realizzare qualsiasi tipo di sinergia e apprezziamo i partner che provengono da altri settori". Ad affermarlo è Guive Balooch, Global Managing Director, Augmented Beauty & Open Innovation di L’Oréal, intervenuto all’Italian Tech Week di Torino. “Abbiamo quindi lanciato diversi nuovi dispositivi sul mercato – aggiunge Balooch – Il primo è l’ asciugacapelli chiamato AirLight Pro. Utilizza la luce infrarossa per asciugare i capelli più velocemente, ma anche per avere un impatto minore sull'ambiente. Quest'anno abbiamo anche lanciato Cell Bio Print, il primo strumento diagnostico biologico al mondo direttamente nel punto vendita, che fornisce la misurazione dei bio marcatori e spiega come essere proattivi nella cura della pelle con ottimi risultati in termini di longevità e prevedendo il futuro della tua pelle. Abbiamo anche lanciato Colorsonic, uno strumento per la colorazione dei capelli che mescola tutto il colore in un pennellino, così non dovrai più farlo con le mani come è stato fatto negli ultimi 50 anni e molti altri, ma questi sono esempi dei nostri prodotti più recenti”.
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L’Oreal, Balooch: “Nuovi strumenti fanno vivere meglio e aiutano la pelle”
(Adnkronos) – "Oggi per noi la longevità è a tutti gli effetti un nuovo campo di ricerca che vogliamo esplorare e di cui essere leader". Così Guive Balooch, Global Managing Director, Augmented Beauty & Open Innovation di L’Oréal, intervenuto sul tema all’Italian Tech week. "Non si tratta solo di vivere più a lungo, ma di vivere meglio: e vivere meglio fa bene anche alla pelle. Per raggiungere questo obiettivo abbiamo sviluppato una serie di partnership: una con un'azienda in Svizzera, la TimeLine, che ha il miglior integratore per la longevità oggi disponibile, chiamato Urolithin A, e che stiamo provando ad applicare al beauty. Abbiamo poi collaborazioni con aziende come Senesca nel Regno Unito – prosegue Balooch – che ci aiutano a sviluppare l'intelligenza artificiale per individuare le prossime molecole da utilizzare per la longevità nei mitocondri. E stiamo anche sviluppando, assieme alla diagnostica di cui ho parlato prima, strumenti come Cell Bioprint, che aiuta a misurare il longevity score, in modo da capire come essere proattivi e non solo reattivi con la propria bellezza. Nei prossimi anni continueremo a costruire partnership incentrate sulla longevità. Crediamo fermamente che questo sia un ambito di ricerca fondamentale per il futuro del beauty", conclude Guive Balooch.
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Cni, i porti sono nodi infrastrutturali strategici per il Paese
(Adnkronos) – I nostri porti rappresentano dei nodi infrastrutturali strategici per il Paese, basti pensare che di lì transita oltre il 50% del volume delle merci importate ed esportate dall’Italia. Al tempo stesso i porti in genere sono inseriti all’interno di importanti contesti urbani, il che rende determinante il dibattito finalizzato a rendere più efficienti i porti e le aree urbane in cui essi insistono, in una prospettiva di innovazione e rigenerazione degli spazi esistenti. Le misure previste dal Piano complementare al Pnrr sembrano muoversi peraltro nel rispetto della filosofia su cui sono state elaborate le ultime linee guida per la redazione dei Piani regolatori portuali. Tali linee guida, in particolare, hanno cercato di incentivare un dialogo più stretto, rispetto al passato, tra l’Autorità portuale e l’amministrazione comunale affermando due principi: il primo, per il quale il porto è un nodo logistico incardinato in una area vasta, capace di assolvere alle necessità non solo del sistema urbano in cui è collocato ma del tessuto produttivo di un territorio vasto; il secondo, che la pianificazione dell’area portuale non può essere avulsa dalle scelte urbanistiche della città in cui essa si trova. Questi temi sono stati al centro del convegno 'Città e porti: sviluppo, rigenerazione e innovazione' tenutosi a Trieste, organizzato dal Consiglio nazionale degli ingegneri, con la collaborazione di Assoporti, Consiglio superiore dei lavori pubblici e l’Ordine degli ingegneri della Provincia di Trieste. Un evento caratterizzato da una forte partecipazione considerando che, oltre alle circa 120 presenze nell’area congressi della Stazione Marittima di Trieste, erano più di 1100 gli ingegneri collegati in streaming. I lavori sono stati preceduti dai saluti istituzionali. Roberto Dipiazza, Sindaco di Trieste, ha sottolineato l’importanza dei progetti per l’area portuale della città. Un saluto è arrivato anche dal presidente della Regione Friuli Venezia Giulia Massimiliano Fedriga che ha richiamato il momento di grande rilancio per la regione e che sviluppo, rigenerazione e innovazione sono parole che rappresentano stelle polari per ogni amministratore pubblico. A fare da padrone di casa è stato Giovanni Basilisco (presidente dell’Ordine degli ingegneri di Trieste), il cui Ordine nel 2026 ospiterà il Congresso nazionale degli ingegneri. Irene Sassetti, consigliera del Cni con delega a porti, ingegneria del mare e urbanistica, dopo aver ringraziato il gruppo di lavoro di ingegneria del mare del Cni, coordinato da Andrea Ferrante, si è espressa così: “Per Cni è fondamentale parlare di queste tematiche e confrontarsi con le istituzioni (comuni ed autorità di sistema portuali) e le università, professionisti del settore ed imprese che trattano questi argomenti. Questo è il secondo appuntamento che dedichiamo ai porti dopo quello del 7 maggio scorso che si è tenuto al Maxxi di Roma. Colgo l’occasione per ringraziare anche il Consiglio superiore dei lavori pubblici e Assoporti per la collaborazione alla realizzazione di questo evento”. “Abbiamo deciso – ha proseguito Sassetti – di introdurre il tema della rigenerazione urbana all’interno delle riflessioni sui progetti relativi ai porti perché il Cni è molto attento a questo argomento, come dimostra il contributo in termini di proposte ed emendamenti che stiamo dando, grazie anche al contributo del Censu, alla discussione sulla nuova legge sulla rigenerazione urbana. L’incontro di oggi fa parte di una serie di appuntamenti che stiamo dedicando ai porti e all’ingegneria del mare, ciascuno declinato attraverso un tema specifico. In questa occasione abbiamo scelto, appunto, la rigenerazione urbana nelle città portuali. La tavola rotonda vuole essere l’occasione per illustrare una serie di progetti significativi che coinvolgono le nostre città portuali”. La prima sessione dei lavori, dal titolo 'Pnrr e sviluppo dei porti' è stata coordinata e introdotta da Andrea Ferrante, presidente della sezione speciale Pnrr del Consiglio superiore dei lavori pubblici. Nel corso della presentazione degli interventi, Ferrante ha sottolineato come Trieste faccia parte del lotto dei più importanti porti italiani e che è interessato da attività di recupero di vecchie aree e di sviluppo di nuovi moli da dedicare alle attività commerciali. Nell’illustrare l’attività della sezione speciale Pnrr da lui presieduta, ha riferito che sono stati esaminati progetti per oltre 27 miliardi di euro. Tra i 10 più grandi progetti, due sono relativi ai porti (potenziamento moli di Trieste e la diga Genova). Ha poi illustrato il contesto di riferimento, a partire dalle linee guida del 2021 del Pnrr, con la disciplina per la redazione in chiave di sostenibilità (sociale, economica e ambientale) del Pnr e del Pnc con i vari passaggi che portano al Pfte (Progetto di fattibilità tecnico-economica). Rodolfo Giampieri (Assoporti) nel corso del suo intervento si è espresso così: “Occorre trovare punti forti di contatto tra porti, città e la popolazione. Ci vuole visione per proporre cose nuove e coraggio per superare gli ostacoli, avendo come obiettivo comune lo sviluppo della comunità. Dobbiamo mettere in campo una strategia unica nazionale, nel rispetto delle realtà locali, per consentire al paese di fronteggiare, come sistema paese, la concorrenza internazionale”. Eric Marcone (direttore Direzione tecnica, ambiente, pianificazione e efficientamento energetico Adsp Mare Adriatico Orientale) ha illustrato gli interventi Pnrr sul 'Molo VIII' del Porto di Trieste. Adria gateway è un progetto strategico, una visione, dello sviluppo del porto di Trieste basata su diversi elementi: potenziamento delle infrastrutture del porto di Trieste; rigenerazione urbana dell’area dello stabilimento siderurgico; potenziamento delle infrastrutture di collegamenti; risanamento ambientale. Marco Vaccari (direttore staff programma straordinario Adsp Mar Ligure Orientale) ha illustrato il progetto della nuova diga di Genova, un’opera unica al mondo per complessità, dimensioni, ricadute positive sulla città e sul sistema paese, oltre ad essere il più grande intervento di sempre per il potenziamento della portualità italiana. Un'infrastruttura marittima fondamentale per la protezione del porto, la riduzione del moto ondoso e l'ampliamento dei fondali, consentendo l'approdo di navi cargo e da crociera di grandi dimensioni. Fabio Maletti (segretario generale Adsp Mare Adriatico Settentrionale), infine, ha illustrato il nuovo impianto per la produzione dei materiali di dragaggio del Porto di Ravenna. Nel pomeriggio si è tenuta la seconda sessione dedicata alla rigenerazione nelle città portuali. Il Rosario Pavia ha incentrato il suo intervento sull’assunto 'l’Italia è il mare'. Passando in rassegna le grandi città portuali italiane, ha sottolineato lo stretto rapporto tra città e porto, a partire dalle diverse strutture portuali che facevano e fanno ancora parte integrante del tessuto urbano. Michele Astone del gruppo di lavoro di Guendalina Salimei, curatrice del Padiglione Italia della Biennale di architettura di Venezia, ha proposto un cambio di prospettiva: come appaiono le città guardate dal mare. A sostegno di questa prospettiva ha illustrato alcuni dei progetti più interessanti in corso, tra cui quelli relativi ai porti di Napoli e Taranto. In seguito, si è svolta una tavola rotonda caratterizzata da un focus sui progetti dei porti di Catania, Taranto e Trieste. A coordinarla Irene Sassetti. Ad illustrare il caso Catania sono stati Paolo La Greca, vicesindaco di Catania e presidente del Censu, e Biagio Bisignani, direttore direzione urbanistica del Comune di Catania. La Greca ha ripercorso la storia del rapporto di Catania col suo porto: le colate laviche che si sono susseguite nei secoli hanno privato la città del suo porto o comunque ne hanno fortemente ristretto l’area. Con la costruzione della ferrovia costiera, oltre tutto, si è creata una cesura tra città e mare, sollevando il tema della frattura. Tra i diversi progetti che possono ristabilire la relazione tra porto e città, La Greca ha citato quello di Italferr che prevede l’interramento di un tratto dei binari. Bisignani ha ricordato che il nuovo piano del porto è stato appena approvato e trasmesso al Consiglio superiore dei lavori pubblici. Ha sottolineato come quello di Catania sia nato come porto peschereccio, mentre ora governa quasi la metà del flusso di traffico per la logistica. Problemi ambientali, urbanistici e di sicurezza ambientale: questi i temi che si propongono di risolvere i progetti attualmente in essere a Catania. Il porto può diventare il perno centrale per lo sviluppo turistico ed economico della città. Per quanto riguarda Taranto, sono intervenuti Mattia Giorno, vicesindaco di Taranto, e Laura Cimaglia, dell’Autorità del sistema portuale del Mar Ionio. Giorno ha sottolineato come il progetto di rigenerazione urbana relativa al waterfront debba essere posto all’interno di un sistema più ampio che preveda, ad esempio, un piano urbanistico che manca da troppi anni, da quando le nostre città erano qualcosa di completamente diverso da oggi. Cimaglia ha illustrato i termini del progetto 'Cluster del mar Ionio: Taranto'. Il caso Trieste, infine, è stato illustrato da Giulio Bernetti, direttore del dipartimento Territorio ambiente lavori pubblici patrimonio del Comune di Trieste, ha approfondito una serie di progetti relativi alla sua città, tra cui: rigenerazione in corso dell’area Sacchetta; un mini Mose per la protezione dall’innalzamento del livello del mare; vasche di espansione per la protezione da eventi atmosferici estremi; recupero della riviera Barcolana. Per quanto riguarda il porto vecchio, l’accordo di programma prevede: variante urbanistica, aree pubbliche da non alienare, consorzio Ursus che si occupa, tra l’altro, del coordinamento dei vari progetti (parco lineare, viale monumentale, il passaggio libertà, cabinovia metropolitana). L’ultimo intervento è stato quello di Luca Giovanni Zambardieri che ha illustrato Robogo, un sistema robotico semisommergibile per la manutenzione delle banchine portuali. Deborah Savio, consigliera del Cni, ha portato i saluti del Consiglio nazionale e al termine dei lavori è intervenuto anche il presidente Angelo Domenico Perrini che, commentando la giornata di confronto, ha detto: "Quello della rigenerazione urbana è un tema che sta molto a cuore al Cni. Attualmente è in discussione la relativa legge. Queste esperienze raccolte sul territorio saranno utili per segnalare al legislatore gli interventi più opportuni".
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Che cos’è e come funziona Haul, il nuovo servizio di Amazon che fa tremare Temu
(Adnkronos) – Amazon ha ampliato la propria offerta con Amazon Haul, una sezione dedicata a chi cerca prodotti di uso quotidiano a prezzi vantaggiosi, riuniti in un’unica destinazione semplice da esplorare. Dall’abbigliamento agli articoli per la casa, passando per l’elettronica e gli accessori lifestyle, Haul propone un assortimento ampio e dinamico, pensato per soddisfare esigenze pratiche senza rinunciare alla convenienza. Accedere ad Amazon Haul è facile. È possibile farlo sia dall’app mobile sia dal sito desktop: basta selezionare “Haul” nella barra di ricerca o digitare il termine manualmente. In alternativa, si può raggiungere la sezione anche tramite il menu a tre linee, posizionato in basso a destra nell’app mobile o in alto a sinistra nella versione desktop. Chi utilizza l’app deve assicurarsi di avere l’ultima versione installata per accedere correttamente a tutte le funzionalità. Uno dei principali punti di forza di Amazon Haul è la politica dei prezzi, studiata per incentivare gli acquisti multipli. Gli ordini compresi tra 30 e 49,99 euro beneficiano di uno sconto automatico del 5%, mentre per quelli superiori a 50 euro lo sconto sale al 10%. A questi vantaggi si aggiunge la spedizione gratuita per ordini di almeno 15 euro, una soglia particolarmente accessibile per chi desidera fare piccoli rifornimenti di prodotti essenziali. Gli ordini di importo inferiore prevedono invece un costo fisso di spedizione di 3,50 euro. Le politiche di reso sono leggermente diverse rispetto a quelle standard di Amazon. I clienti hanno 15 giorni di tempo dalla consegna per effettuare un reso gratuito, ma non è previsto il cambio diretto degli articoli. Inoltre, gli articoli Haul non rientrano nella finestra di reso classica di 30 giorni e non sono idonei ai benefici Prime, inclusa la spedizione veloce. Anche le tempistiche di consegna si differenziano: è bene considerare fino a due settimane di attesa, a seconda della località. Amazon Haul non è disponibile per gli account Amazon Business e si rivolge principalmente ai consumatori privati che desiderano risparmiare su acquisti frequenti e di uso comune, senza rinunciare alla comodità della piattaforma. Con questa nuova sezione, Amazon punta a intercettare un pubblico attento al prezzo e abituato a fare scorte periodiche, offrendo una soluzione semplice, centralizzata e con sconti automatici. Una strategia che amplia ulteriormente l’ecosistema Amazon, integrando praticità e convenienza in un’esperienza d’acquisto familiare ma mirata.
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Katsuhiro Harada in Italia: il producer di Tekken sarà a Game Ground 2025 a Bolzano
(Adnkronos) – La saga di Tekken rappresenta uno dei pilastri più importanti e influenti della storia dei videogiochi. Dal debutto del primo capitolo nel 1994, la serie ha venduto oltre 57 milioni di copie nel mondo, diventando un fenomeno globale capace di attraversare generazioni e piattaforme. Gran parte di questo successo è legato a Katsuhiro Harada, producer della serie e figura chiave di Bandai Namco, che quest’anno sarà per la prima volta in Italia come ospite d’onore di Game Ground 2025, il festival dedicato al mondo videoludico in programma a Bolzano dal 17 al 19 ottobre. Harada sarà la super star della quinta edizione di Game Ground, che anche quest’anno porterà nel capoluogo altoatesino sviluppatori, content creator e professionisti del settore da tutto il mondo. Il festival, organizzato dall’associazione BeYoung (UPAD) con il sostegno della Provincia Autonoma di Bolzano, del Comune e della Fondazione Cassa di Risparmio, si svolgerà in forma itinerante tra Castel Mareccio, il Museo di Scienze Naturali, il DRIN – Circolo Cittadino, il centro commerciale Twenty e la Biblioteca Civica, trasformando i luoghi simbolo della città in spazi di incontro, confronto e divertimento. Il via ufficiale sarà venerdì 17 ottobre alle 17:00 con la conferenza “Il ritorno del single player: fine dell’era dei live service?” a cura di Francesco Toniolo, docente dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano. La giornata clou sarà però sabato 18 ottobre, quando alle 13:00 Castel Mareccio ospiterà l’attesissimo incontro con Katsuhiro Harada. In un talk della durata di circa un’ora, il sensei racconterà aneddoti, curiosità e retroscena sulla nascita e sull’evoluzione di una delle serie picchiaduro più iconiche di sempre, davanti a un pubblico di fan e appassionati. Il pomeriggio proseguirà con il panel dedicato al rapporto tra fumetti e videogiochi, che vedrà protagonista MikeShowSha, uno degli streamer più seguiti in Italia, in dialogo con Emanuele “CapComics” D’Ascanio. A seguire, spazio alla tecnologia con Maciej Kwiatkowski, responsabile del motion capture in Alpha7 (Cyberpunk 2077, The Witcher 4), che converserà con Luciana “Svet” Perrucci per raccontare nel dettaglio le tecniche di animazione dei videogiochi moderni. La giornata conclusiva di domenica 19 ottobre sarà dedicata alle sfide narrative e creative. Alle 14:30, Marco Mantoan (Lead Narrative Designer) e Marco Ponte (CEO & Creative Director di Nacon Studio Milan) parleranno della costruzione di universi narrativi complessi. Subito dopo sarà il turno di Andrea Basilio e Andrea Salamone di Milestone, che sveleranno i retroscena dello sviluppo del nuovo Screamer, revival di un’icona del racing anni ’90.
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Startup: nasce Resellify, fashiontech che semplifica re-commerce nel mercato del second-hand
(Adnkronos) – Ogni cittadino europeo produce in media 11 chili di rifiuti tessili all’anno: un dato allarmante, diffuso dal Parlamento europeo, che fotografa l’impatto crescente del fast fashion e la mancanza di circolarità nel settore moda. Non sorprende, quindi, che Bruxelles stia spingendo brand e retailer a ridurre gli sprechi e a ripensare i modelli produttivi, introducendo soluzioni che allunghino la vita dei capi. Parallelamente, il mercato del second-hand sta vivendo una crescita senza precedenti. Secondo il report The State of Fashion 2025 di McKinsey & Company e The Business of Fashion, entro quest’anno il resale peserà per il 10% sul mercato globale dell’abbigliamento, con un giro d’affari stimato di 350 miliardi di dollari entro il 2028 e una crescita annua del 12%. Una rivoluzione silenziosa, che sta ridisegnando le regole dell’industria. In Europa, tuttavia, il settore rimane ancora frammentato: tante piattaforme, poca integrazione e processi complessi. È qui che entra in gioco Resellify (https://www.resellify.it/it), startup fondata nel 2023 da Alessio Autore e Alessandro Pavoni, con l’obiettivo di accelerare la transizione al second-hand. Resellify si propone come la prima infrastruttura full-stack europea per il re-commerce, capace di integrarsi direttamente negli eCommerce dei brand e di offrire agli utenti un’app mobile intuitiva. La sua missione è chiara: semplificare e automatizzare la rivendita, trasformando la moda circolare da promessa astratta a realtà concreta, scalabile e accessibile. Un passo decisivo per rendere il second-hand non un’alternativa di nicchia, ma una nuova normalità per l’intero settore retail. Al centro del modello Resellify c’è una piattaforma proprietaria che rende la rivendita un processo semplice, integrato e immediato, eliminando ogni barriera tecnica e operativa. Con il widget ReCommerce Connector, integrato direttamente negli eCommerce partner, ogni acquisto viene salvato automaticamente nel Guardaroba Digitale dell’utente, completo di tutte le informazioni: foto, descrizioni, taglie, codici e dettagli di acquisto. Da lì, l’utente può gestire in modo intuitivo i propri articoli, aggiornandoli o rimuovendoli con facilità. Quando arriva il momento di rivendere, basta un click. Con la funzione OneClick Resell, il prodotto viene pubblicato sui principali marketplace second-hand – come Vinted, Vestiaire, eBay e Depop – senza bisogno di creare account, scrivere descrizioni o duplicare sforzi. È sufficiente aggiornare le foto per mostrare lo stato attuale dell’articolo. Una soluzione definitiva che abbatte le barriere di ingresso al resale, trasformandolo in un’esperienza naturale per l’utente. E se sempre più consumatori scelgono di rivendere, scambiare o acquistare prodotti usati, i retailer iniziano a vedere in questo comportamento non solo un’opportunità di sostenibilità, ma anche una leva di business. Con Resellify arriva ora uno strumento pensato proprio per loro: si chiama ReCommerce Connect e consente ai brand di integrare nei propri eCommerce una piattaforma di resale semplice e immediata. In questo modo, i clienti possono rimettere in circolo i loro acquisti con pochi clic, mentre i retailer riescono a seguire la vita dei prodotti anche dopo la prima vendita. Il risultato è duplice: da un lato si rafforza il legame con i consumatori, che trovano un motivo in più per restare fedeli al brand; dall’altro si apre la porta a nuove forme di monetizzazione, trasformando il mercato dell’usato in una componente stabile e strategica del modello di business. “Il Re-commerce non è più una tendenza, ma un nuovo modello di consumo e un canale di vendita strategico per i brand. Con Resellify rendiamo il Resale as a Service una realtà per i retailer: facile da integrare, pronto da scalare e sostenibile nel tempo”, spiegano i co-founder Alessio Autore e Alessandro Pavoni. Guardando al futuro, Resellify punta ad ampliare ulteriormente il proprio ecosistema. Tra le prossime novità ci sono il Trade-In, che permetterà ai clienti di permutare i loro articoli usati creando nuovo valore per brand e consumatori; strumenti di analisi per misurare in modo concreto l’impatto ambientale del resale e supportare così le strategie Esg; e un Guardaroba Digitale potenziato dall’intelligenza artificiale, capace di offrire suggerimenti di stile personalizzati e opportunità di upsell per i retailer. Un percorso che dimostra come la start-up voglia trasformare il second-hand da servizio innovativo a nuovo standard del retail del futuro.
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Food, nella ‘green cuisine’ la nuova tendenza è la carne del bosco
(Adnkronos) – E’ la selvaggina, piatto da sempre sulle tavole degli italiani ma in maniera misurata o ‘locale’, la nuova tendenza gastronomica del momento. Veramente bio (gli animali selvatici sono liberi in natura) ed ecosostenibile, la carne del bosco è sempre più richiesta dai consumatori e ristoratori, domanda che valorizza oggi piatti da sempre nella cultura gastronomica nostrana, ma poco 'nobilitati', o instagrammabili che dir si voglia. Il consumo di questo tipo di carne è prevalentemente al ristorante. E i super-chef, a iniziare dal tri-stellato Massimo Bottura, famoso il suo piatto 'Camouflage, una lepre nel bosco', a Enrico Crippa, tre stelle anch'egli del ristorante Piazza Duomo di Alba, che predilige la pernice, a chef Mauro Uliassi, titolare dell'omonimo tre stelle a Senigallia, con proposte di capriolo, quaglia e colombaccio, a molti altri, la stanno introducendo, anche se solo stagionalmente, nelle loro proposte. Chi invece ha abbracciato in toto questo tipo di cucina è il ristorante Grow di Albiate (MB) dei fratelli Matteo e Riccardo Vergine, stellato Michelin, che invece, unico in Italia, serve solo carne del bosco, tutto l'anno, a prescindere dalla stagione. Cervo, cinghiale, capriolo, daino, lepre ma anche volatili “per noi sono le carni del bosco, libere in natura e per ciò in assoluto le più biologiche”, spiega Matteo Vergine, 28 anni, che insieme al fratello Riccardo (31 anni) è titolare del Grow di Albiate (MB), ristorante rivelazione di quest’anno che a meno di due anni dall’apertura ha già ottenuto la stella Michelin, peculiare in Italia perché unico a proporre un menù a base di selvaggina tutto l’anno. "Una carne – sottolinea – che è dieci, anche venti, volte meno grassa delle altre. Ad esempio un bovino d’allevamento detiene, in media, almeno 16 grammi su 100 di grassi (ma questo valore può anche essere più alto) mentre il capriolo o il daino, a parità di apporto proteico, ne hanno soltanto 1 grammo o poco più”. “Si aggiunga a ciò che la carne del bosco – aggiunge Riccardo Vergine, maître e sommelier di Grow – considerata la vita in libertà dell’animale che si ciba di quanto trova in natura e nulla più è più ricca di proteine, omega3 e ferro e povera invece di colesterolo. Ed è saporita e tenera e facile da cucinare. Noi peraltro la proponiamo con una cottura alla brace di legna, in perfetto stile ‘trappeur’ per esaltarne il gusto". E mentre i nutrizionisti ricordano inoltre quanto benefica sia per l'uomo la carne di selvaggina, che è anche particolarmente ricca di ferro e zinco, importante per il sistema immunitario e la salute della pelle, il suo essere davvero ecosostenibile la rende sempre più richiesta e apprezzata dagli amanti della filosofia 'green-cusine'. La carne del bosco si contraddistingue nettamente da quella da allevamento per il suo impatto ambientale praticamente nullo e inoltre gli animali selvatici che vivono in libertà si nutrono di ciò che offre la natura e non richiedono interventi umani per la loro crescita.
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Fondo Nazionale per le non autosufficienze 2024/ Pubblicato l’Avviso, scade il 30 ottobre
L’Amministrazione comunale di Palazzo San Giorgio informa la cittadinanza che l’Ambito Territoriale Sociale di Campobasso ha pubblicato l’avviso relativo al “Programma Regionale per la Non Autosufficienza (FNA) 2022–2024 – Annualità 2024”, finalizzato all’attivazione di interventi e servizi rivolti a persone non autosufficienti con disabilità grave e gravissima e anziani non autosufficienti.
Il Fondo Nazionale per le Non Autosufficienze (FNA) è costituito da risorse ministeriali destinate alla cura e all’assistenza di persone con disabilità grave e gravissima, assistite a domicilio da familiari o da personale regolarmente assunto.
Destinatari del Programma sono le persone anziane non autosufficienti con più di 65 anni; minori e adulti con disabilità gravissima di età inferiore ai 65 anni; minori e adulti con disabilità grave di età inferiore ai 65 anni; le persone affette da sclerosi laterale amiotrofica (SLA) e atrofia muscolare spinale (SMA).
I beneficiari, o chi per essi presenta domanda, possono indicare una sola preferenza tra i seguenti tre interventi o prestazioni previste dal programma: assistenza domiciliare sociale; contributi economici.
«Con l’attivazione dell’annualità 2024 del Programma Regionale per la Non Autosufficienza, l’Amministrazione comunale rinnova il proprio impegno nel garantire un sostegno concreto alle persone più fragili, alle loro famiglie e agli enti che quotidianamente si occupano della loro assistenza – il commento di Angelo Marcheggiani e Bibiana Chierchia, rispettivamente assessore alle Politiche sanitarie e assessore alle Politiche sociali del Comune di Campobasso. Si tratta di un intervento strutturale che valorizza la domiciliarità, il ruolo dei caregiver e la progettazione partecipata, promuovendo una rete di servizi integrati che rispondano in modo efficace e umano ai bisogni complessi di chi vive condizioni di disabilità grave e gravissima.
Questo programma non è solo un insieme di misure economiche e sociali, ma rappresenta una visione di comunità inclusiva, dove nessuno viene lasciato indietro. Ringraziamo l’Ambito Territoriale Sociale di Campobasso per il lavoro svolto e invitiamo tutti i cittadini interessati a informarsi e a presentare domanda nei tempi previsti.»
LA DOMANDA
Le istanze devono essere redatte esclusivamente utilizzando gli appositi modelli disponibili online. La domanda, in busta chiusa, deve essere
presentata entro e non oltre le ore 12:00 del 30 ottobre 2025.
L’avviso pubblico e i moduli di domanda sono disponibili al seguente link: https://ambitosocialecb.it/programma-regionale-per-la-non-autosufficienza-fna-2022-2024-servizi-ed-azioni-per-persone-non-autosufficienti-e-con-disabilita-grave-e-gravissima-annualita-2024
Per ulteriori informazioni è possibile rivolgersi allo Sportello dell’Ambito, sita al piano terra di Via Cavour n. 5 – Campobasso, oppure contattare i numeri telefonici: 0874/405553 – 0874/405576 – 0874/405565
Orari di ricevimento al pubblico
- lunedì, mercoledì e venerdì: dalle ore 10:30 alle ore 12:30;
- martedì e giovedì: dalle ore 16:00 alle ore 17:30
Ghost of Yotei, intervista con il co-director del nuovo kolossal su PS5
(Adnkronos) – Alla vigilia dell’uscita ufficiale di Ghost of Yōtei, fissata per il 2 ottobre in esclusiva su PlayStation 5, abbiamo avuto l’occasione di incontrare Nate Fox, co-director del gioco insieme con Jason Connell e figura chiave di Sucker Punch Productions. Lo studio americano, già autore dell’acclamato Ghost of Tsushima, torna con un nuovo capitolo ambientato nel Giappone feudale, promettendo di alzare ulteriormente l’asticella dell’esperienza open world. Ghost of Yōtei riprende la maestria narrativa e la cura per il dettaglio storico che hanno reso celebre il precedente capitolo, arricchendole con una struttura ancora più libera, nuove modalità cooperative e una forte componente emotiva. Con Nate Fox abbiamo parlato della costruzione della storia non lineare, della modalità Legends, dell’approccio culturale e delle scelte stilistiche che caratterizzano questo attesissimo titolo.
Una delle prime cose che colpisce in Ghost of Yōtei è la sua struttura non lineare. I giocatori possono affrontare i “Sei di Yōtei” nell’ordine che preferiscono. Come siete riusciti a bilanciare questa libertà con il ritmo narrativo, evitando che la storia risultasse frammentata?
La storia di Ghost of Yōtei ha una forma “a diamante”: parte con un inizio molto forte e definito, poi si apre lasciando ai giocatori la libertà di scegliere l’ordine con cui affrontare i Sei. Infine, tutto converge di nuovo verso un climax emotivamente molto intenso. Essendo un gioco open world, la vera magia sta negli spazi tra le missioni principali: quei momenti in cui decidi cosa fare, incontri un personaggio casualmente su un ponte, ascolti la sua storia, scopri dettagli sul passato di Ezo o sulla vita delle persone sotto il dominio del clan Maishimura. Nulla in questo mondo è casuale: ogni elemento contribuisce alla trasformazione della protagonista e alla ricchezza dell’esperienza complessiva.
In Ghost of Tsushima i giocatori potevano rigiocare le missioni grazie alla modalità New Game Plus. Come mai non avete previsto qualcosa di simile in Ghost of Yōtei?
In questo momento non è possibile rigiocare le missioni della campagna principale. Tuttavia, stiamo lavorando intensamente alla modalità Legends, dove sarà possibile affrontare missioni più volte insieme agli amici. Si tratta di una componente cooperativa che introduce nuove storie e sfide, permettendo ai giocatori di espandere la loro esperienza anche dopo aver completato la storia principale.
A proposito della modalità Legends, che arriverà nel 2026, può raccontarci qualcosa di più?
La campagna single player è molto radicata nella realtà storica e si concentra sul viaggio intimo di trasformazione della protagonista. Legends, invece, ci permette di liberarci un po’ dai vincoli realistici: è una modalità soprannaturale in cui si combattono demoni, si usano armi mistiche e si affrontano nemici colossali. È un modo per dare ai giocatori maggiore varietà e offrire nuove esperienze di gioco in un contesto cooperativo.
Come vede oggi il ruolo dei giochi single player open world, in un’industria sempre più orientata al multiplayer e ai servizi live?
In Sucker Punch crediamo profondamente nei giochi single player. Ci permettono di raccontare storie forti, emozionanti e coese. Quando giochi da solo, hai il “silenzio” necessario per ascoltare la musica, per respirare, per decidere liberamente dove andare. Questo spazio di contemplazione è qualcosa di unico e prezioso negli open world: sono quei momenti in cui vaghi senza una missione precisa che rendono davvero speciale l’esperienza.
In Ghost of Tsushima l’indicatore del vento era un elemento iconico. In Ghost of Yōtei avete seguito un approccio simile per guidare il giocatore senza sommergerlo di interfacce?
Esatto. Non volevamo che i giocatori passassero il tempo a guardare una mappa piena di icone o una bussola. Siamo esseri umani, abbiamo occhi, orecchie e curiosità naturale. Quindi abbiamo inserito elementi nel mondo di gioco che stimolano l’esplorazione: magari vedi un fuoco da campo, ti avvicini, parli con qualcuno che ti dà un indizio su un santuario lì vicino. Oppure noti un albero rosso in mezzo a un bosco verde e decidi di esplorarlo. Il vento è sempre presente e ti indica la direzione dell’obiettivo, ma sei libero di ignorarlo. Questo dà una sensazione di libertà autentica, più organica rispetto ai sistemi tradizionali. Vogliamo incuriosire il giocatore, non sovraccaricarlo.
La rappresentazione culturale è sempre stata un tema importante nei vostri giochi. Come avete affrontato la questione dell’autenticità in Ghost of Yōtei?
È un aspetto che abbiamo preso estremamente sul serio. Noi di Sucker Punch siamo americani, ma amiamo profondamente le storie giapponesi. Per questo ci siamo circondati di consulenti culturali, collaborando strettamente con esperti e con i nostri colleghi PlayStation a Tokyo, che ci hanno fornito feedback preziosi su costumi, architettura, scrittura. Il nostro obiettivo era offrire un’esperienza che risultasse autentica anche per i giocatori giapponesi. Ovviamente il gioco è ambientato in un mondo immaginario e racconta una storia di fantasia, quindi a volte ci sono scelte che non sono storicamente perfette, ma che servono la “fantasia” del racconto, come nel caso delle katana in Ghost of Tsushima, usate pur non essendo storicamente accurate per quell’epoca. Quando Ghost of Tsushima uscì e ricevette il punteggio massimo dal magazine Famitsu, fu un momento incredibilmente importante per noi. Era la conferma che avevamo trattato quella cultura con il rispetto che meritava.
Nel primo Ghost avevate inserito una modalità “Kurosawa” per omaggiare il cinema giapponese, e avete arricchito questa possibilità in Yōtei. Con quali criteri avete scelto i registi e le opere da omaggiare?
Sì, il cinema continua a ispirarci profondamente. Nel primo gioco abbiamo reso omaggio a Kurosawa, e questa volta avremo modalità visive dedicate: una riprende lo stile in bianco e nero con grana filmica, un’altra è ispirata a un film molto crudo e realistico di Takeshi Miike, 13 Assassini, che avvicina la telecamera, intensifica il sangue e il fango, e rende i combattimenti più fisici e diretti. C’è anche una modalità che rende omaggio a una serie anime amatissima di Shin'ichirō Watanabe, che ha introdotto molti spettatori occidentali al mondo dei samurai: Samurai Champloo. Molti membri del team ne sono fan, e abbiamo pensato fosse un bel modo per permettere ai giocatori di esplorare l’esperienza da un’altra prospettiva stilistica.
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