Un’azienda familiare su quattro è a rischio chiusura per problemi finanziari

Il XII° studio dell’Osservatorio Aub dell’Università Bocconi analizzando la crisi innescata dal Covid, ipotizza che potrebbe esserci la chiusura di un’azienda familiare su quattro.

Secondo l’Osservatorio, il 33% ha una struttura patrimoniale e finanziaria inadeguata, il 25-30% delle aziende familiari è a rischio e potrebbe entrare in procedure concorsuali o liquidatorie se non ricorrerà a ricapitalizzazioni con equity esterno mentre la crisi attuale ha un impatto doppio sul Pil italiano rispetto a quella del 2008-2009, che costrinse il 17,5% delle aziende familiari italiane a entrare in procedure concorsuali o liquidatorie nel decennio successivo l’analisi, a parte la speranza che la ripresa sia veloce, mostra che l’unica via di uscita è un maggiore ricorso all’equity, accompagnato da un’apertura alla leadership esterna e a un suo auspicabile ringiovanimento.

L’Osservatorio Aub ha monitorato tutte le aziende familiari italiane che hanno superato la soglia di fatturato di 20 milioni di euro, 17.984 le aziende, di cui 11.808 a controllo familiare (pari al 65,6%), rispetto all’inizio del 2009, la quota di aziende familiari con una struttura patrimoniale o reddituale davvero compromessa (patrimonio o Mol negativi) era scesa all’inizio del 2020 dal 4,3% al 3,4% e quella di aziende con indicatori di solidità critici era scesa di dieci punti (dal 38,8% al 29,9%), mentre le aziende che disponevano di una liquidità superiore all’indebitamento erano salite dal 17,7% al 29,5%, il 33% delle aziende mostrava una struttura inadeguata ad affrontare la crisi pandemica.

L’analisi, condotta con Fsi (Fondo Strategico Italiano), e inclusa nell’Osservatorio, evidenzia l’effetto negativo dell’indebitamento sulla performance dei cinque anni successivi e mostra che, anche in caso di basso livello di indebitamento, un suo aumento ha un impatto negativo su crescita e redditività, ne consegue che le aziende migliori, devono crescere attraverso l’equity e non il debito.

I dati confermano la grande reattività delle aziende familiari e l’apprezzamento del mercato per tale caratteristica pur partendo da un livello decisamente più basso (25% contro il 43% del campione totale, che comprende familiari e non familiari), le aziende familiari hanno quasi raggiunto le altre nell’utilizzo dello smart working (85% vs. 93% del campione totale) durante il 2020.

Nel 77% dei casi le aziende familiari si erano attivate per dare supporto ai dipendenti dal punto di vista della sicurezza (protocolli e fornitura di dispositivi di protezione individuale), ne derivano, per il primo semestre, una riduzione dei ricavi più contenuta (10,1% vs, 11,9% delle non familiari), un aumento dell’occupazione (+3,4%) da confrontarsi con un calo nelle non familiari (-1,4%) e una performance di borsa migliore del 22,3%.

Dalla ricerca emergono: la grande importanza nella nostra economia delle imprese familiari e il bisogno di dotarle di governance e management per un sano passaggio generazionale e all’altezza delle prossime sfide.

Alfredo Magnifico

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