Referendum, ha perso la buona politica

Gli argomenti del referendum sono stati discussi male e poco, l’argomento è diventato più un problema ideologico o di forma che di sostanza, in questo furore ideologico molti hanno faticato a capire il rilievo pratico dei quesiti.

I sostenitori del sì, politici e sindacalisti, non sono riusciti a soddisfare le esigenze che sarebbero state  necessarie per un’efficace comunicazione pubblica: “semplificare ed esprimere la posta in gioco concreta dei quesiti”.

Il fatto che molti di noi sono andati a votare soprattutto per riaffermare il diritto/ dovere del voto, ci mette ora nella posizione di valutare con molta obiettività i risultati, e di affermare che anche se non si è raggiunto il quorum non è stata, almeno per me, una sorpresa, era prevedibile, e forse anche inevitabile, vista la frammentazione che da troppo tempo attraversa il mondo politico e sindacale.

Vorrei, con il rispetto dovuto alj’anzianità e all’esperienza acquisita sul campo in circa mezzo secolo di attività sindacale, rivolgermi a tutte le organizzazioni sindacali e a tutti i partiti politici con una semplice raccomandazione: è arrivato il momento di prendere atto che senza un minimo di unità d’azione non si va lontano, è arrivato il momento di mettere da parte le differenze che ci caratterizzano e cercare le affinità che ci unioscono tenendo conto dei problemi, delle difficoltà e delle esigenze del mondo del lavoro.

Non si costruisce consenso, non si mobilitano energie, non si dà forza reale alle battaglie che pure possono magari, oltre il merito specifico,   rappresentare  un significato più generale  per lavoratori e cittadini.

Referendum, leggi d’iniziativa popolare, mobilitazioni: tutte queste iniziative possono dar luogo a una temporanea presenza politica e sindacale.

Senza una visione comune e un’azione condivisa, rischiano di diventare puri e astratti simboli e  strumenti inefficaci, destinati al naufragio o – peggio ancora – a essere svuotati e trasformati dal potere, in questo caso, l’iniziativa sindacale si riduce a un gesto sterile, privo di vera forza trasformativa.

Se vogliamo contare, bisogna iniziare a camminare insieme.

Era chiaro che non sarebbe stato l’esito di un referendum a risolvere i problemi che i cinque quesiti hanno posto, ma un’ esito inatteso, ovvero che si raggiungesse il quorum e che ci fosse stata una vittoria dei sì non poteva passare nell’indifferenza ne essere sminuito da chi oggi governa.

I quesiti oggetto dei referendum, per chi governa e per chi fa opposizione, dovrebbe essere la piattaforma che tutti i sindacati e i politici dovranno prendere in considerazione nel presentarsi nelle assemblee sindacali tra i lavoratori o come piattaforma elettorale nel presentarsi agli elettori.

Da vecchio sognatore vedrei una politica meno astiosa, una costituente, un sindacato meno legato a rotture-affari e poltrone, ma più teso a rappresentare il mondo del lavoro soprattutto le fragilità che oggi lo caratterizzano, sarebbe bello potersi sedere ad un tavolo comune e ragionare di questo..

Alfredo Magnifico 

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